L’ELEZIONE – LA PREDESTINAZIONE

  

«Essere eletto di Dio» significa essere destinato o consacrato per un ministerio o per un compito. L’elezione viene dimostrata chiaramente dall’esempio di Abrahamo e del popolo d’Israele. “Ma tu, Israele, mio servitore; e tu, Giacobbe, che io ho eletto; progenie d’Abrahamo, mio amico; conciossiaché io ti abbia preso dalle estremità della terra, e ti abbia chiamato d’infra i maggiori di essa, e ti abbia detto: Tu sei il mio servitore; io ti ho eletto, e non ti ho riprovato; non temere, perciocché io son teco; non ismarrirti, perciocché io sono il tuo Dio; io t’ho fortificato; anzi aiutato, anzi sostenuto con la destra della mia giustizia” (Is. 41:8-10).

Come era solito per i profeti, anche Geremia poteva confermare il suo incarico al ministerio: “La parola dell’Eterno mi fu rivolta, dicendo: «Prima ch’io ti avessi formato nel seno di tua madre, io t’ho conosciuto; e prima che tu uscissi dal suo seno, io t’ho consacrato (eletto) e t’ho costituito profeta delle nazioni»” (Ger. 1:4-5).

Tra le dodici tribù d’Israele, Dio elesse la tribù di Levi per il servizio sacerdotale: “… poiché l’Eterno, il tuo Dio, l’ha scelto (eletto) fra tutte le tue tribù, perché si presentino a fare il servizio nel nome dell’Eterno, egli e i suoi figliuoli, in perpetuo” (Deut. 18:5).

Fra tutti i figliuoli d’Isai, Dio elesse Davide per essere re sopra il Suo popolo (1 Sam. 16:6-14), perché a questo era stato destinato.

Anche Gesù elesse gli apostoli per un ministerio particolare: “Voi non avete eletto me, ma io ho eletti voi; e vi ho costituiti, acciocché andiate, e portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente…”(Giov. 15:16).

In relazione alla conversione di Saulo, il Signore disse ad Anania: “Va’, perché egli è uno strumento che ho eletto per portare il mio nome davanti ai Gentili, ed ai re, ed ai figliuoli d’Israele” (Atti 9:15). Come i profeti, l’apostolo Paolo era stato appartato fin dal seno materno, anche se la sua conversione ebbe luogo solo in età adulta. Nel primo capitolo della sua epistola ai Galati, scrive: “Ma quando Iddio, che m’aveva appartato fin dal seno di mia madre e m’ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il suo Figliuolo…” (Gal. 1:15-16).

L’apostolo Paolo scrive alla chiesa di Corinto: “Ma Dio ha scelto (eletto) le cose pazze del mondo… e Dio ha scelto (eletto) le cose deboli del mondo… e Dio ha scelto (eletto) le cose ignobili del mondo, e le cose sprezzate affinché nessuna carne si glorî nel cospetto di Dio” (1 Cor. 1:26-29).

Chiamata ed elezione riguardano due gruppi di credenti; per chiarire meglio questi due concetti prenderemo in considerazione altri versetti. Gli eletti sono anche chiamati, ma non tutti i chiamati sono degli eletti. Nella parabola delle nozze, nell’Evangelo di Matteo, il Signore Gesù disse: “Poiché molti sono chiamati, ma pochi eletti” (Mat. 22:14). Gli eletti costituiscono in ogni epoca della Chiesa la schiera dei vincitori, che ereditano tutto secondo le promesse scritte nelle sette lettere alle chiese come risulta dai capitoli 2 e 3 dell’Apocalisse. I chiamati credono in Gesù Cristo come loro personale Salvatore, ma non si lasciano condurre in tutta la Verità e, di conseguenza, non si lasciano portare in perfetta armonia con la Parola di Dio. I loro nomi sono scritti nel Libro della Vita e verranno accettati al Giudizio universale (Apoc. 20:11-15).

In Apocalisse, capitolo 17, si parla dell’Agnello che combatterà e vincerà, e della schiera dei vincitori che ha raggiunto il più alto traguardo. È a questa schiera che si riferiscono i concetti: i chiamati, gli eletti e i fedeli: “… egli è il Signor dei signori e il Re dei re; e vinceranno anche quelli che sono con lui, i chiamati, gli eletti e fedeli” (Apoc. 17:14).

Il Redentore e la schiera dei primogeniti redenti vengono designati quali eletti di Dio. “Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto in cui si compiace l’anima mia” (Is. 42:1). “… col mio Servitore, il quale io ho eletto” (Is. 43:10; Mat. 12:18). La compiacenza di Dio venne prima sopra l’Eletto, per poter venire in seguito sopra gli eletti per mezzo di Lui (Mat. 3:17, 17:5). Si adempie così ciò che fu annunciato alla nascita del nostro Redentore: “Gloria a Dio nei luoghi altissimi, pace in terra fra gli uomini ch’Egli gradisce!” (Luca 2:14). Sulla terra vi sono persone sulle quali riposa per grazia la compiacenza di Dio.

L’elezione e la predestinazione vanno di pari passo. Come c’è una sola elezione, cioè quella a salvezza, così c’è una sola predestinazione, quella a salvezza. Il Figliuolo, nato quasi duemila anni fa, era stato eletto prima della fondazione del mondo, ed è per questo che guardando indietro, si riferisce alla gloria di Dio che Egli aveva prima della fondazione del mondo: “Ed ora, o Padre, glorificami tu presso te stesso della gloria che avevo presso di te avanti che il mondo fosse” (Giov. 17:5). L’espressione «avanti che il mondo fosse» o altre simili, molto spesso sono in relazione con la storia del mondo. Il «prima della fondazione del mondo» era l’origine, quando il Logos venne fuori dalla pienezza originale di Dio e perciò “era con Dio” (Giov. 1:1). In quel momento, tutti i figliuoli e le figliuole di Dio erano già eletti in Cristo secondo il piano eterno di salvezza. Con la stessa gloria con la quale fu trasfigurato, anche i redenti saranno trasfigurati alla Sua stessa immagine: “Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati, affinché veggano la mia gloria che tu m’hai data; poiché tu m’hai amato avanti la fondazione del mondo” (Giov. 17:24).

La stessa cosa è detta per i redenti, anche loro sono stati eletti prima della fondazione del mondo: “… siccome in lui (Cristo) ci ha eletti, prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi ed irreprensibili dinanzi a lui nell’amore, avendoci predestinati ad essere adottati, per mezzo di Gesù Cristo, come suoi figliuoli, secondo il beneplacito della sua volontà…” (Ef. 1:4-5). Dio, che è eterno, ha formato il Suo piano eterno prima della fondazione del mondo e lo realizza durante il decorso del tempo fin nell’Eternità.

Riguardo all’Agnello di Dio senza difetto né macchia, l’apostolo Pietro afferma che era stato “ben preordinato prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi…” (1 Piet. 1:20). Anche i redenti erano stati preordinati in Lui, per questo i loro nomi erano stati scritti prima della fondazione del mondo nel Libro della Vita dell’Agnello immolato. “E tutti gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello che è stato immolato, lo (l’Anticristo) adoreranno” (Apoc. 13:8).

Nell’Antico Testamento, Dio elesse Israele quale popolo per essere la Sua proprietà particolare: “Conciossiaché tu sii un popolo santo al Signore Iddio tuo; e il Signore ti ha eletto d’infra tutti i popoli che sono sopra la terra, per essergli un popolo peculiare” (Deut. 14:2). Con lo sguardo sulla Chiesa di Cristo d’infra le nazioni, nel Nuovo Testamento, Paolo, riferendosi ad Israele, scrive: “Per quanto concerne l’Evangelo, essi sono nemici per via di voi; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro padri” (Rom. 11:28).

L’elezione e la predestinazione portano, tramite l’opera dello Spirito, alla consacrazione e alla santificazione di coloro che sono stati eletti e predestinati. Israele è diventato un popolo consacrato a Dio e santificato, non perché si era appartato o reso santo da sé, ma perché era stato appartato da Dio stesso. “… sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia, e mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es. 19:5-6). L’apostolo Pietro scrive ai credenti nel Nuovo Testamento: “Ma voi siete una generazione eletta, un real sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato…” (1 Piet. 2:9).

L’apostolo Paolo descrive l’elezione e la predestinazione nei seguenti versetti in modo esauriente: “Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali son chiamati secondo il suo proponimento. Perché quelli che Egli ha preconosciuti, li ha pure predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figliuolo, ond’egli sia il primogenito fra molti fratelli; e quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati, e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati” (Rom. 8:28-30).

Non c’era assolutamente nulla negli uomini a cui Dio avrebbe potuto guardare per dar loro la redenzione; la salvezza proviene solamente e unicamente da Dio che ha visto l’umanità in Cristo; in Lui ebbe luogo il Suo «sì» verso i redenti — l’accettazione ed anche l’«amen» — cioè “l’insediamento” nell’adozione. La testimonianza delle Sacre Scritture è chiara e sbalorditiva. Egli ha preconosciuto i Suoi e li ha predestinati a Vita eterna. L’Onnisciente poté eleggere e predestinare nello stesso tempo. “E i Gentili, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la parola di Dio; e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero” (Atti 13:48).

L’elezione non è arbitrio. Dio fa conoscere in maniera inequivocabile la Sua volontà: “… Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Tim. 2:4), ma non la impone a nessuno. Poiché Dio è onnisapiente, Egli sapeva chi avrebbe accettato la salvezza e chi l’avrebbe rifiutata; per questo motivo, poteva predestinare a salvezza prima della fondazione del mondo coloro che avrebbero creduto in Lui. Chi non viene a Dio, rimane lontano da Lui e chi non si lascia salvare rimane perduto.

Molto spesso, le parole tratte dall’Antico Testamento, che l’apostolo Paolo cita nella sua lettera ai Romani, vengono fraintese: “Io avrò mercé di chi avrò mercé, e avrò compassione di chi avrò compassione… Così dunque Egli (Dio) fa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole” (Rom. 9:15-18). Coloro che hanno trovato grazia nella Sua presenza vengono a Lui, e solo loro possono sperimentare la Sua misericordia e il Suo amore. È a loro che si riferisce il seguente versetto: “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Rom. 9:16). Dio, non può avere misericordia di coloro che non vengono a Lui e indura totalmente il loro cuore a cagione della durezza del loro cuore stesso. Dio non ha abbandonato il Suo intento originale, al contrario, lo realizza a pro di tutti coloro che vengono e credono a Lui. I vasi d’ira preparati per la perdizione sono coloro che rimangono increduli e non vogliono avere niente a che vedere con Dio; su loro rimane la Sua ira, benché in Cristo, quest’ultima sia stata realmente allontanata da noi. Vi sono degli uomini che respingono l’assoluzione divina e, di conseguenza, rimangono sotto la condanna. Chi non viene a Cristo rimane sotto l’ira di Dio, poiché non rivendica per sé la redenzione compiuta.

Come Lucifero si ribellò volontariamente a Dio e, con i suoi seguaci, non si sottometterà mai al piano divino, così ci sono degli uomini che non si sottometteranno mai a questo piano. Il perdono e la grazia, cioè la piena redenzione, può essere realizzata da Dio solo se gli uomini l’accettano quale dono nella fede all’opera di espiazione compiuta da Cristo, quale nostro Sostituto, sulla croce del Golgota.

Ci viene testimoniato: “Infatti la grazia salvifica di Dio si è manifestata per tutti gli uomini…” (Tito 2:11). Il Signore Gesù dice a tutti: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati…” (Mat. 11:28), ma non tutti rispondono a questa chiamata, dando ascolto al Suo appello. Perfino tra i religiosi che investigano la Sua Parola, ci sono persone che non riescono ad avere comunione personale con il proprio Signore e Salvatore. “Voi investigate le Scritture, perché pensate aver per mezzo d’esse vita eterna, ed esse son quelle che rendono testimonianza di me; eppure non volete venire a me per aver la vita!” (Giov. 5:39-40). L’investigazione delle Sacre Scritture e gli studi in teologia, non servono a nulla se singolarmente non si viene al Signore per ricevere la Vita eterna. Il Signore Gesù stesso disse: “Se alcuno ha sete, venga a me e beva!” (Giov. 7:37). La maggioranza non viene a Lui, non ha sete delle cose divine. Il “Egli indura chi vuole” dell’epistola ai Romani è determinato da una costrizione, poiché Dio non agisce contro la volontà dell’uomo. Dio non vuole che gli uomini vadano alla perdizione, ma desidera che tutti siano salvati, poiché è il Salvatore: “… Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati…” (1 Tim. 2:4). Se l’uomo non accetta la volontà di Dio, Dio rispetta la volontà dell’uomo, poiché, fin dal principio, lo ha dotato di libero arbitrio. Egli non ci ha mai costretti e non ci ha creati quali automi o marionette, possiamo quindi scegliere tra la vita e la morte, tra l’ubbidienza e la disubbidienza.

L’uomo separato da Dio, persiste nella propria autodeterminazione finché riconosce la determinazione divina e l’accetta; persiste nella sua autorealizzazione, finché diventa una parte del piano divino realizzato. L’uomo desidera essere indipendente e non vuole sottomettersi a nessuno e, ricercando la propria libertà, è precipitato nella perdizione da lui stesso scelta. Allontanandosi da Dio, è diventato prigioniero del nemico venendosi a trovare nella condizione di aver bisogno di liberazione. Il nostro Liberatore e Redentore è stato mandato per annunziare la liberazione ai prigionieri (Luca 4:18).

Tutti coloro che danno ascolto alla Parola di Dio, che credono in Essa e La mettono in pratica, danno ragione a Dio schierandosi dalla Sua parte, confermando il Patto che Egli ha concluso con loro, così com’è stato con Abrahamo, il padre della fede, che ci è stato dato quale esempio. Gli eletti credono a Dio in tutto ciò che ha detto, fanno ciò che ha comandato ubbidendo così alle Sue istruzioni, facendo concordare in loro la Parola, la fede e le opere. Gli eletti hanno sottomesso la propria volontà alla volontà di Dio e pregano con sincerità: “Sia fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta nel cielo” (Mat. 6:10), non soddisfano i propri desideri, ma vogliono semplicemente ciò che Dio vuole. Se sono diventati una parte di Dio tramite la nuova nascita, sono anche una diretta realizzazione della Parola diventata carne, così come Gesù, il Figliuolo di Dio. A questi uomini, Pietro rivolge la seguente esortazione: “Perciò, fratelli, vie più studiatevi di render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, facendo queste cose, non inciamperete giammai…” (2 Piet. 1:10).

Come si può apprendere dalle esposizioni dell’apostolo Pietro, Cristo ci viene presentato come la «Pietra eletta» che, per gli uni, è diventata la «Pietra angolare» e, per gli altri, una pietra d’inciampo. Chi appartiene alla stirpe eletta e al sacerdozio regale considera Cristo nella fede quale «Pietra angolare» e «Chiave di volta», ma chi si scandalizza e s’indigna per causa Sua si trova in ribellione contro la Sua Parola (1 Piet. 2:3-10).

L’esperienza spirituale ci insegna a prendere il posto riservatoci e a credere ciò che ci è stato destinato. Chi non crede all’elezione non può essere eletto, ed è così per ogni esperienza che possiamo vivere con Dio — conversione, rinnovamento, nuova nascita, ecc. Ognuno sperimenta solo ciò che crede: “Ma noi siamo in obbligo di render del continuo grazie di voi a Dio, fratelli amati dal Signore, perché Iddio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità” (2 Tes. 2:13).

“Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé, per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti. Esso consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra. In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà…” (Ef. 1:9-11).

 


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