UN GIORNO DI DIO – MILLE ANNI

  

La seguente esposizione deve aiutarci a comprendere il piano di Dio con l’umanità dal punto di vista cronologico. Sta scritto: “Perché mille anni, agli occhi tuoi, sono come il giorno di ieri quand’è passato…” (Salmo 90:4). Pietro conferma lo stesso concetto nel Nuovo Testamento: “Ma voi, diletti, non dimenticate questa unica cosa, che per il Signore, un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno” (2 Piet. 3:8). Quando la Sacra Scrittura parla degli ultimi giorni, si deve considerare se parla di giorni nel senso profetico o se parla dell’ultima generazione.

Dio creò il mondo in sei giorni e, il settimo giorno, si riposò. Leggendo attentamente il racconto della creazione, troviamo che: “Il settimo giorno, Iddio compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta” (Gen. 2:2). Questo è di grande importanza per il decorso dei settemila anni della storia dell’umanità. Il numero 7 è il numero del compimento divino, quindi l’ottavo giorno sarebbe nuovamente il primo.

Il decorso biblico del tempo può essere diviso nei seguenti periodi: circa duemila anni — due giorni per Dio — sono trascorsi da Adamo fino ad Abrahamo; duemila anni da Abrahamo fino a Cristo; un’epoca di duemila anni si sta compiendo nei nostri giorni; il settimo giorno sarà il giorno di riposo del Signore — il Millennio. I profeti e gli apostoli hanno scritto riguardo al «giorno del Signore»; Giovanni narra un’esperienza fatta sull’isola di Patmo: “Fui rapito in Ispirito nel giorno del Signore…” (Apoc. 1:10). Questo ultimo giorno comincia con il grande conflitto conosciuto con il nome di «battaglia di Harmaghedon» (Apoc. 16:14-16) e termina con un’altra grande battaglia, «Gog e Magog», che avrà luogo dopo il Millennio, quando Satana sarà sciolto e sedurrà ancora una volta le nazioni (Apoc. 20:7-10). Tra queste due battaglie vi sarà il Regno Millenniale di pace, durante il quale “il lupo abiterà con l’agnello, e il leopardo giacerà col capretto; il vitello, il giovin leone e il bestiame ingrassato staranno assieme…” (Is. 11:6-8) ed “essi delle loro spade fabbricheranno vomeri d’aratro, e delle loro lance, roncole; una nazione non leverà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra” (Is. 2:4; Michea 4:3).

In quel giorno, verso la radice d’Isai, issata come vessillo dei popoli, si volgeranno premurose le nazioni, e il luogo del suo riposo sarà glorioso. In quel giorno, il Signore stenderà una seconda volta la mano per riscattare il residuo del suo popolo rimasto…” (Is. 11:10-11).

Dal punto di vista profetico, sin dall’inizio del Nuovo Patto, stiamo vivendo gli ultimi due giorni, detti anche «ultimi tempi», infatti sta scritto riguardo a Cristo: “… ben preordinato prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi…” (1 Piet. 1:20). Questa epoca sta per finire. A causa del differente calcolo degli anni — un anno biblico conta 360 giorni mentre un anno solare ne conta 365 — non è possibile calcolare precisamente il tempo. Che Dio sia ringraziato per questo. Nonostante tutto, abbiamo in modo approssimativo un punto di riferimento, un orientamento cronologico. Dai segni dei tempi, cioè dagli avvenimenti che stanno per adempiersi, possiamo dedurre che stiamo vivendo la fine del tempo della fine. Possiamo vedere chiaramente che la grande svolta che Dio opererà nella storia dell’umanità è molto vicina.

Quando il giorno di Pentecoste, Pietro pose l’avvenimento dell’effusione dello Spirito Santo sul fondamento della parola scritta nel libro del profeta Gioele, aveva in mente i due giorni profetici: “Ma questo è quel che fu detto per mezzo del profeta Gioele: E avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio Spirito sopra ogni carne…” (Atti 2:16-17; Gioele 2:28-32). L’apostolo afferma con esattezza, che il giorno del Signore può venire solo quando il giorno della salvezza sarà compiuto, alla fine di questi ultimi giorni, dopo il decorso dei duemila anni della storia della salvezza. “Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno, che è il giorno del Signore” (Atti 2:20). Secondo il profeta Malachia, il «giorno del Signore» è anche il «giorno grande e spaventevole» (Mal. 4:5).

Alcuni avvenimenti avranno luogo alla fine di questa epoca di duemila anni, altri all’inizio del settimo giorno o giorno del Signore. Nessun passo biblico designa il sabato, il giorno di riposo ebraico, o la domenica quale «giorno del Signore». Quest’ultimo sarà per i redenti un giorno glorioso (Fil. 1:6, 2:16), mentre sarà un giorno terribile per gli empî (Is. 13:6-12). Come Dio portò a compimento la Sua opera di creazione il settimo giorno e poi si riposò (Gen. 2:2), così sarà con il compimento della Sua opera di redenzione.

Il «tempo della grazia» viene anche chiamato «giorno della salvezza», «tempo accettevole» (Is. 49:8; 2 Cor. 6:2) e l’«anno di grazia del Signore» (Is. 61:2; Luca 4:19). Con «anno di grazia» si allude all’«anno del giubileo» chiamato anche «giubileo» che, nell’Antico Testamento, arrivava sempre dopo sette volte sette anni, cioè il cinquantesimo anno. Tutti gli indebitati e gli schiavi, coloro che avevano perduto i propri averi, al giubileo ritornavano in possesso della loro proprietà originale (Lev. 25:8-13). Durante l’anno del giubileo, nel grande «giorno dell’espiazione», squillavano le trombe, e tutti gli indebitati diventavano liberi in un sol giorno. Dopo il generale e grande «giorno dell’espiazione di Dio» con l’umanità, è squillata la tromba dell’Evangelo e, chiunque L’ascolta e crede in Esso, esce libero e affrancato. Il «tempo della grazia», il giubileo divino, che il Signore designa quale «anno accettevole», è per tutti, indifferentemente da dove e quando si viva. Durante il tempo della grazia, chiunque crede a Dio e accetta la redenzione compiuta, può andarsene libero. Il Signore disse in quel tempo: “Oggi, s’è adempiuta questa scrittura, e voi l’udite” (Luca 4:21). Questo «oggi» è il giorno della grazia dato da Dio (Ebrei 4:7).

L’apostolo Pietro, riferendosi agli ultimi due giorni, continua dicendo: “E tutti i profeti, da Samuele in poi, quanti hanno parlato, hanno anch’essi annunziato questi giorni” (Atti 3:24). Si rimane sbalorditi vedendo nel Nuovo Testamento con quale esattezza gli uomini di Dio hanno descritto tramite rivelazione, il consiglio divino di salvezza. “Ecco i giorni vengono, dice il Signore, che io concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda, un patto nuovo”. Dio ha concluso questo Patto in Cristo sul Golgota e dà ad Israele la promessa: “E questo è il patto che farò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Io porrò le mie leggi nelle loro menti, e le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo” (Ebrei 8:8, 10).

In riferimento al tempo dell’Antico Testamento che viene chiamato parimenti «giorni» nel senso profetico, nella lettera agli Ebrei sta scritto: “Iddio, dopo aver in molte volte e in molte maniere parlato anticamente ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni (altri traducono: “…alla fine di questi giorni…”) ha parlato a noi mediante il suo Figliuolo…” (Ebrei 1:1). La fine dei giorni dei padri sfociò nell’inizio dei giorni in cui Dio ha parlato nel Figliuolo e ci ha dato la risposta. È il tempo per la Chiesa di Cristo — circa duemila anni — che trova il suo compimento alla fine di questa epoca; dopo, all’inizio del settimo giorno, proprio prima dell’inizio del Millennio, ci sarà la realizzazione del piano di Dio con Israele.

Il profeta Osea ce ne parla dicendo: “Venite, torniamo all’Eterno, perch’egli ha lacerato, ma ci risanerà; ha percosso, ma ci fascerà. In due giorni ci ridarà la vita; il terzo giorno ci rimetterà in piedi, e noi vivremo alla sua presenza” (Osea 6:1-2).

Dal 70 d.C. in poi, anno in cui il Tempio di Gerusalemme venne distrutto dall’esercito romano sotto il comando del generale Tito, Israele è stato disperso fra tutti i popoli, come aveva predetto il profeta Mosè che, nel contempo, ne aveva annunciato anche il ritorno: “E l’Eterno vi disperderà fra i popoli e non resterete più che un piccolo numero fra le nazioni dove l’Eterno vi condurrà… Ma di là cercherai l’Eterno, il tuo Dio; e lo troverai… negli ultimi tempi, tornerai all’Eterno, all’Iddio tuo, e darai ascolto alla sua voce…” (Deut. 4:27-30). Per mezzo del profeta Geremia, il Signore disse: “Colui che ha disperso Israele lo raccoglie, e lo custodisce come un pastore il suo gregge… E quelli verranno e canteranno di gioia sulle alture di Sion… Io muterò il loro lutto in gioia, li consolerò, li rallegrerò liberandoli del loro dolore” (Ger. 31:10-13). Anche il profeta Ezechiele parla di questo, soprattutto dal capitolo 36 al capitolo 38. “Così parla il Signore, l’Eterno: Ecco, io prenderò i figliuoli d’Israele di fra le nazioni dove sono andati, li radunerò da tutte le parti, e li ricondurrò nel loro paese…” (Ez. 37:21). Il tempo in cui tutto ciò avverrà viene descritto dettagliatamente nel capitolo 38: “… negli ultimi anni… Questo avverrà alla fine dei giorni…” (Ez. 38:8, 16).

Nei primi due versetti tratti dal capitolo 6 del libro del profeta Osea, ci viene detto che tutto questo avverrà dopo due giorni, cioè dopo duemila anni e che, il terzo giorno, il Signore aiuterà Israele che riceverà vita da Dio. La speranza nella venuta del Messia è rimasta viva negli Ebrei credenti fino ai nostri giorni. Le preghiere presso il Muro del Pianto a Gerusalemme, finiscono generalmente con la richiesta che venga il Messia e che il Tempio sia nuovamente ricostruito. Dopo diranno: “Conosciamo l’Eterno, sforziamoci di conoscerlo! Il suo levarsi è certo, come quello dell’aurora; egli verrà a noi come la pioggia…” (Osea 6:3).

Come per un miracolo di Dio, dal 1948, esiste nuovamente lo Stato d’Israele. Considerando le cose dal punto di vista della storia divina della salvezza, Dio si occupa del popolo d’Israele quale nazione nel proprio Paese, mentre chiama fuori singolarmente quelli che credono da ogni popolo e lingua. Riguardo al compimento della vera Chiesa di Cristo chiamata d’infra le nazioni e la salvezza d’Israele, l’apostolo Paolo scrive: “…un induramento parziale s’è prodotto in Israele, finché sia entrata la pienezza dei Gentili; e così tutto Israele sarà salvato, secondo che è scritto…” (Rom. 11:25-26).

L’apostolo Giacomo aveva già espresso gli stessi pensieri davanti all’assemblea di Gerusalemme: “Simone ha narrato come Dio ha primieramente visitato i Gentili, per trarre da questi un popolo per il suo nome. E con ciò s’accordano le parole dei profeti, siccome è scritto: Dopo queste cose io tornerò e edificherò di nuovo la tenda di Davide, che è caduta…” (Atti 15:14-15). Nel libro del profeta Amos sta scritto: “In quel giorno, io rialzerò la capanna di Davide ch’è caduta…” (Amos 9:11). Riferendosi al popolo d’Israele, il profeta Sofonia scrive: “In quel giorno tu non avrai da vergognarti…” (Sof. 3:11). “E in quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli… E in quel giorno avverrà che io avrò cura di distruggere tutte le nazioni che verranno contro Gerusalemme. E spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo spirito di grazia e di supplicazione; ed essi riguarderanno a me, a colui ch’essi hanno trafitto…” (Zac. 12:3, 9-10).

La realtà del ritorno del popolo d’Israele nella propria patria, è la prova infallibile che il tempo della grazia sta per terminare e, in breve, Dio si rivelerà agli Ebrei. Prima che spunti l’ultimo giorno, l’opera di Dio con la Chiesa di Cristo deve essere compiuta. Così dice il Signore: “Ecco, io vi mando Elia, il profeta, prima che venga il giorno dell’Eterno, giorno grande e spaventevole” (Mal. 4:5). Può essere che questa promessa abbia già trovato il suo adempimento senza che i capi religiosi della Cristianità secolarizzata se ne siano accorti? All’inizio del tempo della grazia accadde così.

Poiché Giovanni il Battista ha adempiuto la prima parte del versetto 6 del capitolo 4 del libro del profeta Malachia: “… egli andrà innanzi a lui con lo spirito e con la potenza d’Elia, per volgere il cuore dei padri ai figliuoli…” (Luca 1:17), anch’egli fu chiamato l’Elia; ma, da allora, sono trascorsi quasi duemila anni e il giorno del Signore non è ancora venuto. Secondo quanto è scritto nel libro del profeta Malachia: “Ecco, io vi mando il mio messaggero; egli preparerà la via davanti a me” (Mal. 3:1), Giovanni il Battista è stato il messaggero che ha preparato la via davanti al Signore (Mat. 11:10; Marco 1:1-3).

Venne chiesto a Giovanni Battista: “Sei Elia?”, e questi rispose: “Non lo sono” (Giov. 1:21). Prima che il giorno della grazia finisca ed irrompa il giorno del giudizio e dell’ira, Dio ha voluto mandare un uomo, come il profeta Elia, con il compito di ricondurre il cuore dei figliuoli di Dio verso il cuore dei padri apostolici (Mal. 4:6). Il profeta Elia chiamò il popolo d’Israele sul monte Carmelo e riedificò l’altare con dodici pietre corrispondenti alle dodici tribù di Israele, in modo che Dio potesse rispondere e provvedere alla decisione; l’Elia del nostro tempo deve rimettere l’insegnamento dei dodici apostoli quale fondamento nella Chiesa di Cristo, affinché il Dio vivente possa attestare la Sua Parola e possa rivelare la Sua potenza nella Sua Chiesa. Questo uomo non può essere il rappresentante di una denominazione, ma un uomo mandato da Dio con il diretto Messaggio divino per il popolo di Dio.

Nell’Evangelo di Matteo, Cristo conferma questo ministerio che, in quel tempo, era ancora futuro: “Ed egli (Gesù), rispondendo, disse loro: Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa” (Mat. 17:11). Il dott. Scofield, come altri esperti delle profezie bibliche, scrive nella nota in calce riguardante i versetti 10 e 11 del capitolo 17 dell’Evangelo di Matteo della sua traduzione della Sacra Bibbia: «Cristo conferma la profezia precisa ma ancora inadempiuta di Malachia 4:5-6: ‹Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa›. Qui, come in Malachia, la profezia realizzata tramite Giovanni Battista, e quella che deve ancora esserla tramite Elia, sono distinte. Ma Giovanni Battista è già venuto esercitando un ministerio in conformità assoluta con lo spirito e con la potenza d’Elia (Luca 1:17); cosicché, simbolicamente, si potrebbe dire: ‹Elia è già venuto›».

Il precursore della prima venuta di Cristo apparve nello spirito e nella potenza d’Elia. L’uomo di Dio mandato prima della seconda venuta di Cristo deve ordinare biblicamente ogni cosa e riportare tutto nel giusto stato, così come era nel Cristianesimo primitivo. Secondo le Sacre Scritture, tutto ciò deve avvenire prima del ritorno di Gesù Cristo, perché sta scritto: “… Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; tempi dei quali Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati fin dal principio” (Atti 3:21).

Riguardo al giorno del Signore, l’apostolo Paolo scrive nella sua prima epistola ai Tessalonicesi: “… voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte”. Ciò significa che, senza preavviso, vi sarà la grande sorpresa. L’apostolo continua dicendo: “Quando diranno: Pace e sicurezza, allora di subito una improvvisa ruina verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno affatto”. In nessun’altro tempo le parole pace e sicurezza hanno avuto grande risonanza come nei nostri giorni. Per i politici significa dare la pace e la sicurezza ai popoli provati da tante sofferenze, ma proprio nel momento in cui le parole conduttrici «pace» e «sicurezza» verranno messe in evidenza, la ruina verrà. Ora è quel tempo. Est ed Ovest pensano al disarmo e alla sicurezza dell’Europa e del mondo intero. Per gli esperti della Sacra Bibbia, quel giorno non verrà all’improvviso, perché in base ai segni dei tempi, si rendono conto di quanto sia avanzato questo processo. “Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, sì che quel giorno abbia a cogliervi a guisa di ladro” (1 Tes. 5:2-4).

L’apostolo Paolo, toccando il tema della venuta del Signore Gesù Cristo e del nostro adunamento con Lui, ci esorta di non lasciarci così presto sconvolgere la mente “… come se il giorno del Signore fosse imminente” (2 Tes. 2:2). In questo capitolo e in altri brani, vengono descritte le caratteristiche spirituali di questa ultima epoca, designata anche come «ultimo tempo»: “Nell’ultimo tempo vi saranno degli schernitori che cammineranno secondo le loro empie concupiscenze” (Giuda vers. 18).

Troviamo quasi le stesse parole nella seconda epistola di Pietro: “Sapendo questo, prima di tutto: che negli ultimi giorni verranno degli schernitori coi loro scherni i quali si condurranno secondo le loro concupiscenze…” (2 Piet. 3:3).

Nel versetto successivo, l’apostolo descrive le caratteristiche degli schernitori che si fanno beffa proprio della promessa della venuta del Signore, dicendo: “Dov’è la promessa della sua venuta?” (2 Piet. 3:4).

Lo stato generale degli ultimi giorni o dell’ultimo tempo, viene descritto di Paolo nella sua epistola a Timoteo: “… negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del danaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, irreligiosi, senz’affezione naturale, mancatori di fede, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, temerarî, gonfi, amanti del piacere anziché di Dio…” (2 Tim. 3:1-9).

Il Signore ha affermato che lo stato morale e spirituale, in cui si sarebbe trovata l’umanità in questo nostro tempo, sarebbe stato uguale a quello dei giorni di Noè e del tempo di Sodoma e Gomorra (Luca 17:26-29). Nel tempo di Noè ebbe luogo il miscuglio di due discendenze, quella di Seth e quella di Caino, motivo per cui Dio decise la fine di ogni essere vivente (Gen. 6:1-8). Nello stesso modo, oggi ha luogo il più grande miscuglio religioso che ci sia mai stato.

Nella seconda epistola di Paolo a Timoteo, veniamo messi in guardia nei confronti di ogni dottrina che si allontana dalla Parola di Verità — dalla Sacra Bibbia: “Perché verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole” (2 Tim. 4:1-5). Nella prima epistola a Timoteo, non è l’apostolo Paolo a predire lo sviluppo spirituale, ma lo Spirito di Dio: “Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori, e a dottrine di demonî… i quali vieteranno il matrimonio… (dunque che faranno del celibato un dovere) … e ordineranno l’astensione di cibi… (per esempio il divieto di mangiare carne di venerdì) … che Dio ha creati affinché quelli che credono e hanno ben conosciuta la verità, ne usino con rendimento di grazie” (1 Tim. 4:1-5). Le cose che vengono presentate come particolarmente degne di osservanza, la Sacra Scrittura le chiama «dottrine di demonî»,

Anche l’apostolo Pietro ha scritto riguardo al giorno del Signore che egli chiama anche «giorno di Dio»: “Ma il giorno del Signore verrà come un ladro; in esso i cieli passeranno stridendo, e gli elementi infiammati si dissolveranno, e la terra e le opere che sono in essa saranno arse” (2 Piet. 3:10-12).

Il profeta Daniele parla ripetutamente del tempo della fine. Nel capitolo 2 del suo libro scrive: “… ma v’è nel cielo un Dio che rivela i segreti, ed egli ha fatto conoscere al re Nebucadnetsar quello che avverrà negli ultimi giorni” (Dan. 2:28). Dopo è stato detto a Daniele: “Intendi bene, o figliuol d’uomo! perché questa visione concerne il tempo della fine… Ecco, io ti farò conoscere quello che avverrà nell’ultimo tempo dell’indignazione; poiché si tratta del tempo fissato per la fine… Tu tieni segreta la visione, perché si riferisce a un tempo lontano” (Dan. 8:17, 19, 26). Parole simili gli sono state dette nell’ultimo capitolo del suo libro: “E tu, Daniele, tieni nascoste queste parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine… Va’, Daniele; poiché queste parole sono nascoste e sigillate sino al tempo della fine” (Dan. 12:4, 9).

Prima non era possibile inquadrare la parte profetica della storia in base alla Sacra Bibbia così come ora alla luce degli sviluppi politici recenti. L’attuale formarsi dell’Europa religiosa e politica è il risorgere dell’«Impero Romano» in base al «Trattato di Roma» firmato il 25 marzo del 1957. Il processo irreversibile degli avvenimenti nell’Europa centrale e la situazione internazionale dimostrano chiaramente che siamo vicinissimi al ritorno di Gesù Cristo e al successivo giorno del Signore. Il tempo non è soltanto vicino, è qua. Oggi, le profezie bibliche non hanno più bisogno di essere interpretate, si avverano davanti ai nostri occhi. Il tempo della grazia, il giorno della salvezza, volge alla fine, il conto alla rovescia è già iniziato. Un’epoca termina e l’altra, l’ultimo giorno, inizia. Dopo il settimo giorno, l’ultimo millennio, il tempo sfocerà nell’Eternità.

 


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