GESÙ
È IL
SIGNORE
Nelle
riunioni carismatiche e nelle evangelizzazioni dove viene creata una certa
atmosfera, viene spesso messo in risalto che «Gesù è il Signore». Non si sa
però se, per queste persone, Gesù è realmente il Signore come la Sacra
Scrittura intende. Chiunque dice: «Gesù è il Signore» senza riferirsi a Dio
stesso, in realtà non ha ancora riconosciuto il Signore Dio. Se Gesù viene
descritto quale uomo, Lo vediamo in effetti quale uomo accanto a Dio, ossia come
il Figliuolo dell’uomo e il Profeta che, da Sé stesso, non può fare nulla.
“In verità, in verità io vi dico che
il Figliuolo non può da sé stesso far cosa alcuna, se non la vede fare dal
Padre… Io non posso far nulla da me stesso; come odo, giudico; e il mio
giudicio è giusto, perché cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di
Colui che mi ha mandato” (Giov. 5:19, 30). Qui non troviamo due Persone
nell’ambito della Deità, una sapiente e una ignorante, una onnipotente e una
priva di aiuto, ma è l’uomo Gesù Cristo che parla, il Quale non fa la
propria volontà, ma quella di Dio.
Le Sacre
Scritture Lo descrivono continuamente quale Signore fino ad arrivare alle Sue
maestose parole: “Ogni potestà m’è
stata data in cielo e sulla terra” (Mat. 28:18). Nella Sua umanità, Gesù
viene realmente mostrato accanto a Dio come uomo, come Profeta ed Intercessore,
come Mediatore e Figliuolo dell’uomo. È così che Stefano Lo vide: “Ma
egli… fissato gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla
destra di Dio, e disse: Ecco, io vedo i cieli aperti, e il Figliuol
dell’uomo in piè alla destra di Dio” (Atti 7:55-56). Stefano vide
la gloria soprannaturale, la Shekinah.
Il Figliuolo dell’uomo ritornerà in quella gloria: “Or quando il Figliuol dell’uomo
sarà venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli, allora sederà sul
trono della sua gloria” (Mat. 25:31).
È
importante avere la giusta conoscenza biblica riguardo a Gesù: Egli non è
soltanto un Signore, è il
Signore. Alla Sua nascita venne detto ai pastori: “Oggi,
nella città di Davide, v’è nato un salvatore, che è Cristo, il
Signore” (Luca 2:11). Anche l’apostolo Paolo la pensava così,
quando scrisse: “… nessuno può dire:
Gesù è il Signore! se non per lo
Spirito Santo” (1 Cor. 12:3). È sempre lo stesso Spirito, lo stesso
Signore, lo stesso Dio fino all’ultimo capitolo della Sacra Bibbia (1 Cor.
12:4-6).
“Santo,
santo, santo è il Signore, il Dio
onnipotente, che era, che è, e che viene” (Apoc. 4:8 — Luzzi riv.).
“Degno
sei, o Signore e Iddio nostro, di
ricever la gloria e l’onore e la potenza…” (Apoc. 4:11).
Malgrado
le molteplici designazioni e formulazioni, è sempre lo stesso Dio e Signore che
agisce: “… e si fecero gran voci nel
cielo, che dicevano: Il regno del mondo è venuto ad essere del Signor
nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà nei secoli dei secoli” (Apoc.
11:15).
Nel
capitolo 12 dell’Apocalisse si parla nello stesso contesto di Dio e del Suo
Cristo: “Ed io udii una gran voce nel
cielo che diceva: Ora è venuta la salvezza e la potenza ed il regno
dell’Iddio nostro, e la potestà del suo Cristo…” (Apoc. 12:10).
In
definitiva veniamo a sapere in modo esatto chi è Colui che assume il Regno: “Noi
ti ringraziamo, o Signore Iddio onnipotente
che sei e che eri, perché hai preso in mano il tuo gran potere, ed hai assunto
il regno” (Apoc. 11:17).
La schiera
dei vincitori che sta in piè sul mare di vetro intona il cantico di lode
dell’Agnello con le parole: “Grandi e maravigliose sono le tue opere, o Signore Iddio onnipotente; giuste e veraci sono le tue vie, o Re
delle nazioni” (Apoc. 15:3).
Nel
capitolo 16 dell’Apocalisse, versetto 7, una voce si fa sentire dall’altare:
“Sì, o Signore Iddio onnipotente, i
tuoi giudicî sono veraci e giusti”.
Questo
mistero, il più grande di tutti i misteri, è semplicemente incomprensibile.
Rimarrà così, perché è la volontà di Dio che non Lo investighiamo né
sondiamo, che non Lo spieghiamo né capiamo. Egli desidera che Gli serbiamo in
eterno la riverenza e il rispetto che spettano solo a Lui.
Gesù
Cristo nacque quale uomo e, quale bambino, venne presentato al Signore, Yahweh,
nel tempio a Gerusalemme: “… portarono
il bambino (Gesù) in Gerusalemme per presentarlo al Signore” (Luca
2:22-24).
Simeone
prese il bambino in braccio, “benedisse Iddio e disse: «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in
pace il tuo servo, secondo la tua parola…»” (Luca 2:28-29).
Secondo il
libro del profeta Isaia, il fanciullo — il Figliuolo — è “Consigliere
ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace” (Is. 9:5-6).
Se il Figliuolo parla in qualità di uomo, il Padre è maggiore di Lui (Giov.
14:28), se parla quale Signore, Lui e il Padre sono uno (Giov. 10:30). Il Padre
è nel cielo, il Figliuolo sulla terra, tuttavia tutti dovrebbero poter
comprendere “che il Padre è in me e
che io sono nel Padre” (Giov. 10:38). Che sia accanto, nel Padre o
altrove, tutto è giusto, compresa l’affermazione di Gesù: “Chi
ha veduto me, ha veduto il Padre” (Giov. 14:9).
Quando
l’apostolo Pietro descrisse il ministerio di Gesù Cristo, usò le seguenti
parole: “Gesù il Nazareno, uomo che
Dio ha accreditato fra voi mediante opere potenti e prodigî e segni che Dio
fece per mezzo di lui fra voi… quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani
per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per mano
d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò,
avendo sciolto gli angosciosi legami della morte, perché non era possibile
ch’egli fosse da essa ritenuto” (Atti 2:22-24). Egli era uomo; quale
uomo morì nel corpo di carne e, tramite la risurrezione, vinse la morte,
affinché anche noi potessimo essere redenti da questo corpo di morte ed essere
mutati nel corpo di risurrezione.
L’apostolo
Pietro continua dicendo: “Il Signore (Yahweh) ha detto
al mio Signore (Yahshua): Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi
nemici per sgabello dei tuoi piedi. Sappia dunque sicuramente tutta la casa
d’Israele che Iddio ha fatto e Signore
e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Atti 2:34-36).
L’apostolo
Paolo, riferendosi al Redentore inchiodato sulla croce, Lo chiama «il Signore
della gloria» ed espone “la sapienza di Dio misteriosa ed occulta che Dio aveva innanzi i secoli
predestinata a nostra gloria, e che nessuno dei principi di questo mondo ha
conosciuta; perché, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore
della gloria” (1 Cor. 2:7-8).
Nella
prima epistola ai Corinzi, l’apostolo Paolo continua dicendo: “Dio,
come ha risuscitato il Signore, così
risusciterà anche noi mediante la sua potenza” (1 Cor. 6:14).
Chi si
converte a Cristo non si rivolge al bambino in fasce coricato nella mangiatoia o
al lattante in braccio a Maria, ma al Signore crocifisso, morto e risorto. Dopo
la risurrezione, questo Signore ci viene presentato perfino come «lo Spirito».
Fino ad ora abbiamo letto soltanto nell’Evangelo di Giovanni, dove sta scritto
che “Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in
ispirito e verità” (Giov. 4:24). Nella seconda epistola ai Corinzi, il
Signore ci viene così presentato: “Ora,
il Signore è lo Spirito; e dov’è lo Spirito del Signore, quivi è libertà”.
L’apostolo continua dicendo: “E noi
tutti, a viso scoperto riflettendo a mo’ di specchi la gloria (Shekinah) del
Signore, siamo trasformati nell’istessa immagine di lui, di gloria in gloria,
secondo che opera il Signore, che è Spirito” (2 Cor. 3:17-18).
Ciò che
per uno è un’immagine confusa, per un altro può essere un insieme armonioso
che non potrebbe essere più perfetto. Nella seconda epistola ai Corinzi,
l’apostolo Paolo parla della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio e
dice: “Noi infatti non predichiamo noi
stessi, ma Cristo Gesù quale Signore”. Il seguente versetto costituisce
il punto culminante: “… perché l’Iddio che disse: Splenda la luce fra le tenebre, è quel che
risplendé nei vostri cuori affinché noi facessimo brillare la luce della
conoscenza della gloria di Dio che rifulge
nel volto di Gesù Cristo” (2 Cor. 4:5-6).
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