IL CRISTIANESIMO PRIMITIVO E LE EPOCHE SUCCESSIVE

  

Nella storia della Chiesa, le singole epoche che seguirono il primo Cristianesimo sono descritte in modo completo; nelle nostre riflessioni ci occuperemo perciò brevemente di questi periodi, periodi che potrebbero essere divisi approssimativamente così: il tempo della Chiesa primitiva fino all’anno 100 d.C., l’epoca che seguì subito dopo il tempo postapostolico, lo sviluppo fino al Concilio di Nicea (325 d.C.), la nascita della Chiesa di Stato nell’Impero Romano, il periodo fino al Medioevo, la Riforma come nuovo inizio, poi i Movimenti di risveglio, l’avviamento al Pieno Evangelo e la riconduzione della Chiesa di Cristo al suo stato originale, prima del ritorno di Cristo.

Gli esposti riguardanti la storia della Chiesa non offrono una immagine uniforme. Molti hanno messo in circolazione delle supposizioni diventate leggende, riportate poi da altri come fatti già compiuti. Inoltre è chiaro a tutti che la storiografia di tendenza cattolica è del tutto diversa da quella di orientamento protestante. È necessaria una visione d’insieme sulle singole epoche e sullo sviluppo che ebbe luogo in esse per fare un paragone con il Cristianesimo primitivo. È solo per bocca degli apostoli che abbiamo ricevuto la “dottrina degli apostoli”. Uno scritto scoperto in un convento nel 1873 e pubblicato dieci anni dopo, venne arbitrariamente datato, su supposizioni, al periodo che va dall’80 al 120 d.C. Questo porta il titolo Dottrina dei Dodici Apostoli, abbreviato Didachè, ma non ha nulla in comune con gli insegnamenti degli apostoli del Signore. Anche il Credo Apostolico, discusso e formulato soltanto nel IV secolo d.C. in diversi Concili, non può essere attribuito agli apostoli. Sorsero così le falsificazioni e le deformazioni involontarie. È soltanto nel libro degli Atti degli apostoli e nelle Epistole scritte dagli apostoli contenute nel Nuovo Testamento che troviamo le vere dottrine. Gli apostoli erano uomini che avevano udito la Parola direttamente dalla bocca del loro Signore e, per incarico Suo, L’hanno trasmessa. Tramite loro, la Chiesa neotestamentaria ha ricevuto la pura e non falsificata Parola di Dio, Parola che porta il suggello divino.

L’apostolo Paolo, chiamato da Dio in modo soprannaturale e destinato ad essere uno strumento eletto, fu associato ai primi apostoli dal Signore stesso. Egli era colui che, in base ad una missione diretta, poteva dire: “Poiché ho ricevuto dal Signore quello che anche v’ho trasmesso…” (1 Cor. 11:23). Paolo scrisse la maggior parte delle epistole, esattamente 100 capitoli con 2325 versetti, mentre Pietro ne scrisse soltanto 8 con 166 versetti. Paolo ricevette l’Evangelo nello stesso modo in cui i profeti avevano ricevuto la Parola, cioè per rivelazione; difatti scrisse: “E invero, fratelli, io vi dichiaro che l’Evangelo da me annunziato non è secondo l’uomo; poiché io stesso non l’ho ricevuto né l’ho imparato da alcun uomo, ma l’ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo” (Gal. 1:11-12). Per questo motivo diede il seguente serio ammonimento che fa gelare il sangue nelle vene: “Ma quand’anche noi, quand’anche un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che v’abbiamo annunziato, sia egli anatema” (Gal. 1:8). Tutto ciò che non concorda con l’Evangelo primitivo dei primi apostoli sta sotto maledizione. Visto questo, abbiamo realmente a che fare con un “Cristianesimo” falsificato che sta sotto maledizione, lo stesso “Cristianesimo” che i critici avevano davanti agli occhi nello scrivere i loro esposti.

I quattro evangelisti testimoniano del Redentore. Descrivono la Sua vita dalla nascita alla morte, il Suo operato, la Sua risurrezione e la Sua ascensione; inoltre, gli Evangeli sinottici, Matteo, Marco e Luca, danno un quadro generale. Ogni Evangelo completa l’altro. L’evangelista Giovanni, invece, non si occupa né di Betlemme né di genealogia, ma fa un “volo ad alta quota” e, già nel primo versetto del primo capitolo, mostra chi è Cristo in realtà. I quattro Evangeli danno un quadro generale della redenzione che Dio ha compiuto sulla terra in Cristo. Essi sono degni di fede, perché ci sono stati lasciati da testimoni oculari veritieri. L’apostolo Giovanni scrive: “Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo veduto con gli occhi nostri, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita… quello, dico, che abbiamo veduto e udito, noi l’annunziamo anche a voi…” (1 Giov. 1:1-3; 2 Piet. 1:16-18).

Gli Atti degli apostoli ci fanno vedere come prima cosa la fondazione soprannaturale della Chiesa primitiva, tramite la discesa dello Spirito Santo (Atti 2:1-13). Si trattò realmente di un avvenimento proveniente dal cielo. Nella prima predicazione, l’apostolo Pietro, pieno dello Spirito, per ordine di Dio, predicò a coloro che stavano diventando credenti il ravvedimento necessario per una conversione, il battesimo biblico in acqua (Atti 2:38) e la stessa esperienza del battesimo dello Spirito Santo, proprio come i 120 l’avevano appena vissuta, dicendo: “Poiché per voi è la promessa, e per i vostri figliuoli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore Iddio nostro ne chiamerà” (Atti 2:39). Solo Dio salva e aggiunge alla Sua Chiesa, tramite lo Spirito Santo, coloro che sono diventati credenti: “E il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che erano sulla via della salvazione” (Atti 2:47).

La prima Chiesa, quella primitiva, era composta di credenti che avevano realmente sperimentato Dio. Coloro che erano diventati credenti venivano battezzati in acqua e, in modo soprannaturale, battezzati dallo Spirito Santo, per essere membra di un unico Corpo (1 Cor. 12:13), il quale era dotato dei doni dello Spirito e dei frutti dello Spirito (1 Cor. 12:7-11; Gal. 5:22-23). Come Dio, in Cristo aveva quale tempio un corpo, in cui dimorava e attraverso il quale operava, così la Chiesa primitiva, quale schiera redenta, formava il Corpo del Signore (1 Cor. 12:12), ed Egli, quale Capo (Col. 1:18), lo usava per continuare il Suo ministerio. Gesù disse: “Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando voi” (Giov. 20:21). Affinché i molteplici compiti potessero essere eseguiti, diede alla Sua Chiesa diversi ministeri, come sta scritto nell’epistola agli Efesini: “Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori…” (Ef. 4:11).

Nel Cristianesimo primitivo non c’erano dignitari, ma solo degli uomini che, degni dell’alta vocazione alla quale Dio li aveva chiamati, eseguivano il loro ministerio sotto la guida e l’ispirazione dello Spirito Santo. I primi Cristiani non conoscevano né clero né predicatori come funzionari, ma la Chiesa dei redenti e dei nati di nuovo, quale unità, era un sacerdozio regale e una gente santa (1 Piet. 2:9; Apoc. 1:6). I cinque ministeri citati sono destinati all’intera Chiesa del Dio vivente e, di conseguenza, non limitati ad una chiesa locale. I sopraintendenti della chiesa o sorveglianti, vale a dire gli anziani, curavano le chiese e comunità locali autonome. Quelli tra loro che presiedevano erano chiamati vescovi e dovevano essere sposati: “Certa è questa parola: Se uno aspira all’ufficio di vescovo, desidera un’opera buona. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie… che governi bene la propria famiglia e tenga i figliuoli in sottomissione e in tutta riverenza (che se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?)…” (1 Tim. 3:1-7; Tito 1:5-8). C’erano delle chiese locali con più vescovi, cioè con più di un anziano che presiedeva (Fil. 1:1); ciò concorda con il versetto 14 del capitolo 5 della lettera di Giacomo apostolo, dove sta scritto che, se un credente è malato, deve chiamare a sé gli anziani della chiesa. Paolo e Barnaba furono accolti a Gerusalemme dalla chiesa, dagli apostoli e dagli anziani (Atti 15:4). Ai tempi del primo Cristianesimo regnava nella Chiesa di Cristo quest’ordine divino.

Per lo svolgimento di compiti pratici nella chiesa locale, venivano nominati dei diaconi, che dovevano a loro volta essere sposati (1 Tim. 3:8-13). Il matrimonio era necessario affinché i vescovi e i diaconi potessero consigliare e aiutare i membri della chiesa nei problemi matrimoniali e familiari in base alle proprie esperienze. La Chiesa primitiva non conosceva l’incarico di vescovo come viene esercitato oggi. Secondo il capitolo 3 della prima epistola dell’apostolo Paolo a Timoteo, versetto 15, la Chiesa del Dio vivente fondata da Cristo è colonna e base, dunque l’elemento portante della Verità. Interpretazioni arbitrarie e cose false non hanno posto nella Chiesa di Cristo. Quale istituzione divina sulla terra, è tramite essa che la volontà di Dio dovrebbe essere fatta in terra, così come in cielo.

Nei primi tempi, subito dopo la fondazione della Chiesa neotestamentaria, c’erano in essa la pura predicazione dell’Evangelo, le dottrine bibliche e la pratica esercitata dagli apostoli. La Chiesa primitiva, era un organismo impregnato della Vita di Cristo e guidato dallo Spirito Santo, di conseguenza non era nessuna denominazione organizzata.

Fu solo dopo che l’apostolo Paolo e gli altri apostoli, dovettero occuparsi di false dottrine e di seduttori. Da quel momento incominciò uno sviluppo pluralistico; parecchie correnti religiose procedevano parallelamente e simultaneamente. Una era composta da veri credenti che si attenevano e vivevano la Parola di Dio e l’Evangelo degli apostoli costituiti da Dio. L’apostolo Giovanni conferma questo con le seguenti parole: “… chi conosce Iddio ci ascolta; chi non è da Dio non ci ascolta. Da questo conosciamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore” (1 Giov. 4:6).

Le altre correnti di fede consistevano in una mescolanza di verità e di interpretazioni personali che divennero in seguito delle dottrine. La Sacra Bibbia qualifica tali uomini come “falsi fratelli” che si sono infiltrati, senza aver ricevuto una chiamata divina al ministerio. L’apostolo Paolo lo rende palese: “… proprio a causa dei falsi fratelli introdottisi e infiltratisi di nascosto tra di noi…” (Gal. 2:4). Erano uomini che predicavano un altro Gesù, che avevano ricevuto uno spirito diverso e che proclamavano un vangelo diverso (2 Cor. 11:4). L’apostolo Pietro mette in guardia i credenti contro i falsi fratelli che introducono occultamente delle eresie di perdizione (2 Piet. 2:1-3). L’apostolo Giuda, riguardo a queste correnti, disse: “Guai a loro! Perché si sono incamminati per la via di Caino, e per amor di lucro si son gettati nei traviamenti di Balaam, e son periti per la ribellione di Core” (Giuda vers. 11). I falsi fratelli hanno falsificato, gli ingannati hanno ingannato. Sorsero così le differenti tendenze religiose.

L’apostolo Giovanni vede in queste correnti sviate e divergenti, l’inizio del movimento anticristo. Anti significa «contro», di conseguenza, tutto ciò che non concorda con Cristo e con la Sua Parola è contro di Lui e, quindi, anticristo. L’apostolo Giovanni scrive: “Sono usciti di fra noi, ma non eran dei nostri; perché, se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma sono usciti affinché fossero manifestati e si vedesse che non tutti sono dei nostri” (1 Giov. 2:19). Paolo li chiama “lupi rapaci” (Atti 20:28-30). Nel libro dell’Apocalisse, riguardo ai veri credenti che potevano discernere viene detto: “… e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli e non lo sono, e li hai trovati mendaci” (Apoc. 2:2). Come poterono constatare senza sbagliare, che quegli uomini si facevano passare per apostoli senza esserlo? Provando se predicavano ciò che gli apostoli Pietro e Paolo avevano predicato. La prova deve sempre aver luogo in base alla proclamazione e alla pratica apostolica; questa è l’unica misura valida. La domanda: «Cos’è verità e cos’è falsificazione?» sorse già in quel tempo.

Nei passi biblici citati si parla chiaramente di deviazioni che si svilupparono parallelamente alla Chiesa di Gesù Cristo, quali false correnti religiose. Prima della fine del I secolo d.C. c’erano diverse false dottrine e miscugli: gli uni si attenevano alla dottrina di Balaam, gli altri alla dottrina dei Nicolaiti, altri ancora davano ascolto ad una donna che veniva chiamata Jezabel, la quale si proclamava profetessa e insegnava (Apoc. 2:20).

Affinché sappiamo esattamente quel che è giusto, ci sono state lasciate nella Sacra Bibbia le pure dottrine degli apostoli. Questa accenna pure ad altre dottrine che erano state introdotte da estranei. L’esortazione: “Esaminate ogni cosa…” (1 Tes. 5:21) vale ancora oggi. Molti se ne sono appropriati, ma non l’hanno usata in modo giusto. Hanno esaminato altri partendo dalla posizione della loro conoscenza e secondo le loro dottrine e pratiche; ciò facendo, hanno tralasciato il fatto che c’è una sola e unica misura valida davanti a Dio che può essere adottata quale prova per tutto e per ciascuno: l’intera testimonianza della Parola di Dio, cioè della Sacra Bibbia.

Nel II secolo, accanto alla Chiesa del Dio vivente, che crede, agisce e insegna come Cristo fece insegnare tramite i primi apostoli, si diffusero le più diverse tendenze religiose. Le interpretazioni delle dottrine, sviate dalla Parola di Dio, ebbero sempre un più largo uditorio. La via angusta venne allargata e la porta stretta spalancata; ogni corrente religiosa mirava ad avere il maggior numero di membri, così come accade oggi. Per la vera Chiesa di Gesù Cristo però, vale in tutti i tempi la promessa: “Non temere, o piccol gregge; poiché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno” (Luca 12:32). Coloro che appartengono al piccolo gregge badano soltanto alla voce del Buon Pastore, che ha dato la Sua Vita per le pecore, cioè alla Sua Parola. Questa Ecclesia [in greco: ekklèsia = chiesa — N.d.T.] è stata in tutti i tempi la piccola schiera chiamata fuori, che ha seguito senza alcun compromesso il Pastore, cioè Gesù.

È vero che nel tempo postapostolico, Policarpo (†155), che era stato insieme all’apostolo Giovanni, e Ireneo (†202), discepolo di Policarpo, si distinsero quali difensori della vera fede, ma ad un esame più attento, già in quel tempo non era più la fede pura predicata dai primi apostoli. Il primo passo dall’organismo divino verso l’organizzazione umana diventa palese.

Lo sviluppo nel III secolo fino al Concilio di Nicea (325 d.C.) è contrastante. Il “Cristianesimo” degenerato, si propagò sempre più in ogni forma fino al suo riconoscimento da parte dello Stato tramite l’imperatore Costantino, cosicché divenne una potenza da non sottovalutare nell’Impero Romano. La fede divenne una nuova filosofia; tradizioni orientali miscelate con idee elleniche annacquarono il contenuto primitivo della vera fede. Incominciarono così le controversie sulla cosiddetta Cristologia e ciò eccitò gli animi.

 

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