SUL
BANCO DI PROVA – RICERCA SPIRITUALE ED ATTUALE
Sono stato
incoraggiato a scrivere con franchezza dal fatto che, oggi, non viene più preso
tutto per buono. Nel mese di settembre del 1988 si è potuto apprendere dai mass
media un esempio perfetto: la Sacra
Sindone di Torino. Per secoli è stata considerata autentica e venerata
quale reliquia, tutto il mondo quindi rimase sorpreso quando, dopo tre esami
eseguiti rispettivamente in Inghilterra, negli Stati Uniti d’America e in
Svizzera, si giunse allo stesso risultato: quel lenzuolo proviene dal Medioevo e
non è il lenzuolo funebre di Gesù Cristo. La gente venne ugualmente
incoraggiata a continuare a venerare questa falsificazione come reliquia e a
perseverare così in un errore svelato.
Nell’ottobre
del 1988, al Parlamento Europeo di Strasburgo, il dott. Jan Paisley, deputato
dell’Irlanda del Nord, fece ciò che, fin dalla Riforma, nessun Protestante
aveva osato fare. Alzò un cartellone con la scritta: «Giovanni Paolo II —
Anticristo» provocando un tumulto; intendeva protestare così contro la
presenza del Papa. I mass media riferirono l’accaduto; la maggior parte dei
quotidiani riportò fotografie e resoconti in prima pagina. Il giorno seguente
soltanto pochi ne parlavano ancora e, alla fine, si passò di nuovo all’ordine
del giorno. Dopo tutto, quotidianamente vi sono delle novità da riportare.
Purtroppo,
in tutti i tempi, dotti e laici hanno messo Dio e la Chiesa nello stesso
calderone e, poiché la delusione in quella istituzione che pensavano fosse di
Dio era grande, si sono disimpegnati da entrambi. Un ragionamento fallace,
triste e spiacevole, di cui molti sono caduti vittime. Una sera in un kibbutz
nei pressi di Gerusalemme, quale guida, dopo cena radunai il gruppo per una
breve meditazione. Altri ospiti si unirono a noi, fra cui anche Ebrei. Lessi
alcuni brani dell’Antico Testamento e dimostrai il loro adempimento nel Nuovo.
Ad un tratto una immigrata ebrea da Varsavia esclamò con intima commozione: «Ho
letto il Nuovo Testamento e potrei credere che Cristo era il nostro Messia se
non fosse stato cattolico, perché i Polacchi, che sono tanto cattolici, ci
hanno arrecato tanti dolori». Rimanemmo sconcertati, poi dissi: «Il Messia non
era cattolico, era il Redentore venuto in carne. Neanche Maria era cattolica».
Lei non riuscì a comprendere.
Proprio
nel campo religioso l’ignoranza è incredibile. Il Cristianesimo, senza una
relazione vivente e personale con Cristo, è diventato religione che, come molti
affermano, è oppio per i popoli. Lo scopo di questo esposto è di svelare tutto
ciò che non è biblico — anche se designato come “cristiano” — e di
dimostrare che le leggende religiose rimangono quello che sono, anche molto
tempo dopo la loro origine.
Quando si
tratta della fede in Dio e del Suo piano con l’umanità, dobbiamo consultare
il Libro dei libri, cioè la Sacra Bibbia. Il motto: «Non credo a niente e a
nessuno!» può essere riferito solo alle persone, ma non all’Onnipotente e
alla Sua Parola. Dio è e rimane l’unico degno di fede. La Sua Parola è la
Verità adempiuta e confermata e, per questo motivo, è il nostro assoluto fuori
di ogni dubbio. Dio non è morto, Egli vive e tutto ciò che ha vita vive per
mezzo di Lui. La Sua Parola è oggi, come allora, vivente realtà.
In tutti i
tempi ci sono stati uomini chiamati a svolgere un compito speciale. Nella storia
dell’umanità si sono distinti poeti e compositori, re ed imperatori, soldati
e politici, compresi gli statisti del nostro tempo. La stessa cosa vale per
quanto riguarda scienza e ricerca. Si potrebbe compilare un’intera lista con
nomi di inventori eminenti, senza i quali il mondo di oggi avrebbe un aspetto
completamente diverso. Allo stesso modo, durante il periodo dell’Antico
Testamento e all’inizio del Nuovo, ci furono degli uomini che ebbero un
compito particolare da adempiere nel corso della storia della salvezza. Anche
nel tempo postapostolico, fino al Concilio
di Nicea (325 d.C.) e durante il tempo del Medioevo, ci furono degli uomini
che ebbero grande importanza nella storia della Chiesa. In particolare
conosciamo i nomi di coloro che apparvero dalla Riforma in poi.
Uomini,
che avevano trovato particolare grazia davanti a Dio, hanno avuto un compito
universale per tutta l’umanità, al di là dei limiti ecclesiastici e
religiosi. Ciò corrisponde all’ultimo mandato missionario universale dato da
Cristo: “Andate per tutto il mondo e
predicate l’evangelo ad ogni creatura” (Marco 16:15). Chi è realmente
mandato da Dio predica la Parola di Dio in armonia con tutti i profeti e
apostoli. Chi porta nuove dottrine e “rivelazioni”, che non reggono alla
prova della Sacra Scrittura, si squalifica automaticamente. Dio non può
contraddirsi né può cambiare il Suo piano. In tutto ciò che si fa o si
insegna, ci si deve chiedere: «È veramente giusto?», «Sta scritto così?»,
«Cosa dice la Sacra Bibbia in merito?».
Non
c’interessano i concetti degli uomini, ma piuttosto quel che Dio ha fatto
conoscere tramite coloro che Lui stesso ha chiamato al Suo servizio con voce
udibile. Gli uni furono i profeti dell’Antico Testamento, che dovevano
annunciare il corso della storia della salvezza, gli altri gli apostoli, il cui
compito era di dimostrare che le profezie date fin dai tempi più remoti si
erano adempiute. Secondo la loro vocazione e il loro compito, i profeti e gli
apostoli contribuirono con il loro ministerio a renderci chiaro il disegno di
Dio, il piano di salvezza. Questo è stato serbato nella Sacra Scrittura e, così,
la Parola vivente parla ancora oggi a quanti lasciano che lo Spirito Santo parli
loro. Non è necessario che qualcuno interpreti e spieghi a qualcun altro; basta
che tutti credano, precisamente, come dice la Scrittura e saranno ammaestrati da
Dio stesso tramite la Sua Parola (Is. 54:13; Giov. 6:45). Qui non vengono
sostenute le dottrine di una Chiesa ufficiale, né di una Chiesa o Comunità
libera, né di una setta, ma viene esposto il punto di vista di Dio così come
ci è stato lasciato nella Sua Parola, la Sacra Bibbia.
Chiunque
ha studiato la storia della Chiesa sa che le stesse persone, le stesse
circostanze e gli stessi periodi sono stati valutati e descritti dagli storici
in modo differente. Nella tematica in discussione non vi è nulla di nuovo. Ciò
che rattrista un Cristiano, che crede secondo la Sacra Scrittura, è la realtà
che, ad un esame critico, si fa passare per discutibile il Nuovo Testamento. Che
le singole parti del Nuovo Testamento, gli Evangeli e le epistole siano stati
scritti in un primo momento in lingua ebraica, aramaica o greca, e che soltanto
poi siano usciti per intero in lingua greca, non è così importante. È certo
che Dio stesso parteggia per gli Ebrei. Mosè e Aaronne dovettero dire al
Faraone: “L’Eterno, l’Iddio degli
Ebrei, ci è venuto incontro…” (Es. 3:18). Il fatto che Gesù Cristo
parlasse aramaico, cioè il linguaggio popolare ebraico e non greco, dovrebbe
essere fuori discussione; se ciò significa essere dotti o incolti, che i dotti
disputino tra di loro in merito! Quel che per noi è importante è che il
Signore risuscitato parlava ancora la lingua ebraica, difatti l’apostolo Paolo
attesta: “Ed essendo noi tutti caduti
in terra, udii una voce che mi disse in lingua ebraica: Saulo, Saulo, perché mi
perseguiti?” (Atti 26:14).
Anche
l’argomentazione, secondo la quale in quel tempo circolavano altre epistole,
non scredita in nessun modo quelle autentiche. Naturalmente altre epistole
potrebbero essere state scritte nel Cristianesimo primitivo dagli apostoli o da
altri scrittori. L’evangelista Luca ci informa già nel primo versetto del suo
Evangelo che molti avevano intrapreso a scrivere gli avvenimenti (Luca 1:1);
naturalmente ci furono altri cronisti. I cosiddetti «apocrifi neotestamentari»
sorsero solo in un secondo tempo. Il Signore stesso provvide affinché soltanto
quel che veniva scritto per incarico Suo e per volontà Sua, cioè quel che per
noi è necessario, giungesse nel canone.
È
importante rispettare la Parola che ci è stata lasciata quale Parola di Dio (1
Tes. 2:13) e credere che ogni Scrittura è stata ispirata da Dio (2 Tim. 3:16).
Quando vengono usate nel Nuovo Testamento le parole: «Sta scritto…» o: «…
secondo le Scritture», ci si riferisce sempre all’Antico Testamento, ma anche
il Nuovo è Sacra Scrittura; entrambi, Antico e Nuovo Testamento, formano un
insieme. Nell’Evangelo di Luca, si può leggere ciò che Gesù disse: “...bisognava
che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi,
fossero adempiute. Allora aprì loro la mente per intendere le Scritture...”
(Luca 24:44-45).
Il Signore
disse anche: “Voi investigate le Scritture, perché pensate d’aver per mezzo di esse
vita eterna, ed esse son quelle che rendono testimonianza di me” (Giov.
5:39). L’apostolo Paolo riassume scrivendo: “… che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture;
che fu seppellito; che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture”
(1 Cor. 15:3-4).
L’apostolo
Pietro si riferisce al brano del capitolo 40 del libro del profeta Isaia e
riduce le parole dell’Antico e del Nuovo Testamento ad un comune denominatore:
“… ma la parola del Signore permane
in eterno. E questa è la Parola della Buona Novella che vi è stata annunziata”
(1 Piet. 1:22-25; Is. 40:6-8). Il Nuovo Testamento è il risultato
dell’adempimento delle profezie dell’Antico.
Il dott.
Clarence Larkin, una personalità internazionalmente riconosciuta, nel suo libro
Dispensational Truth ha dimostrato
che, alla prima venuta di Cristo, non meno di 109 profezie dell’Antico
Testamento si erano letteralmente adempiute fin nei minimi particolari. Le
profezie realizzate sono la conferma che la Sacra Bibbia è di origine divina.
Se si
vuole esaminare e trattare un argomento, lo si deve fare senza pregiudizi o
avversione. Se il teologo Carl Schneider scrive: «Le
falsificazioni sono iniziate nel tempo neotestamentario e non sono mai cessate»
(K. Deschner, Der gefälschte Glaube, pag. 20), questi ha ragione. Questo non
significa che abbiamo un Nuovo Testamento falsificato, ma dimostra che, già in
quel tempo, come anche oggi, persone non autorizzate hanno portato avanti le
loro false dottrine e interpretazioni. Malgrado tutte le distorsioni, sulle
quali ci soffermeremo ancora, la Parola originale rimane pur sempre la Parola
originale. Cosa significano le allusioni distruttive ad epistole di Pietro
falsificate, cosa significa la seguente osservazione che supera ogni limite: «…il Libro sacro, la Bibbia, abbonda di falsi documenti»? (K.
Deschner, Der gefälschte Glaube, pag. 20).È un’affermazione inaudita e, per
di più, una bugia maligna. Rimproverare agli scrittori del Nuovo Testamento di
aver scritto falsificazioni e presentarli come imbroglioni e considerare i
credenti che, ai nostri giorni, credono nella Parola di Dio, come imbrogliati,
è un’insolenza. Nonostante queste manovre di diversione, le verità raggianti
della Parola di Dio non possono essere offuscate.
I quattro
evangelisti erano semplici uomini. Il fatto che il loro resoconto sia risultato
in parte differente, dimostra soltanto che non hanno copiato l’uno
dall’altro. Ognuno ha scritto in base a come era stato guidato, a ciò che
aveva udito e vissuto personalmente, o ricevuto da altri come testimonianza. Non
sono i fenomeni concomitanti ad essere determinanti, ma i fatti provati.
Il dott.
Konstantin Rösch, teologo cattolico e traduttore della Sacra Bibbia, ha
illustrato la diversità dei quattro Evangeli mediante i quattro esseri viventi,
il leone, il vitello, l’uomo e l’aquila, come vengono descritte nel capitolo
4 dell’Apocalisse, dal versetto 6 al versetto 8 e in altri passi. Nel
Cristianesimo primitivo, già Ireneo li aveva designati quali simboli per i
quattro Evangeli. La Sacra Bibbia è stata scritta in parte con un linguaggio
simbolico, a mo’ di parabola. Matteo è simboleggiato da un leone, Marco da un
vitello, Luca da un uomo, e Giovanni da un’aquila che vola. Il profeta
Ezechiele ci dice che i quattro esseri viventi avevano sembianza umana e delle
mani d’uomo sotto le ali (Ez. 1:5, 8). Ogni essere vivente aveva quattro
facce, ma si presentava solamente con una. Gli Evangeli descrivono la comparsa
del Redentore dettagliatamente, ma ciascuno da un punto di vista diverso
dall’altro. Come gli esseri viventi, pur presentandosi con una faccia diversa,
erano uguali all’interno, così i quattro Evangeli nel nocciolo, sono tutti
uguali. Uno accentua il Signore quale Figliuolo dell’uomo; l’altro la Sua
potenza divina, nel simbolo del leone, considerato il re degli animali; il terzo
mette in evidenza il Signore quale portatore di carichi; il quarto Lo descrive
come l’aquila che si eleva nelle sfere divine.
Se dunque
un evangelista riferisce una cosa e l’altro no, se uno ha dato ad una cosa più
importanza che l’altro, è un fatto insignificante. Se un evangelista scrive
che il Signore cibò circa quattromila persone con sette pani, e l’altro, che
il Signore cibò con sette pani quattromila persone, senza contare le donne e i
fanciulli, entrambi hanno ragione, solo che uno è entrato di più nei
particolari. Se uno scrive che due ciechi vennero guariti vicino a Gerico, e
l’altro, che solo un cieco fu guarito, entrambe le descrizioni sono giuste.
Uno degli evangelisti era presente quando ciò avvenne, mentre l’altro incontrò
in seguito soltanto uno dei ciechi guariti e riferì in merito. Un evangelista
espone che i due malfattori crocifissi con Gesù Lo vituperavano (Mat. 27:44);
l’altro invece ci dice che quello alla destra del Signore si ravvide ed esclamò:
“Gesù, ricordati di me…” (Luca
23:39-42); anche qui, tutt’e due le narrazioni sono giuste. In un primo tempo
entrambi i malfattori si fecero beffa di Gesù, poi uno dei due riconobbe Colui
che era stato crocifisso accanto a sé e Lo invocò.
Anche il
versetto: “Io ti dico in verità che
oggi tu sarai meco in paradiso” (Luca 23:43) viene frainteso dai critici.
Secondo le loro conclusioni, Gesù, dopo la Sua morte, si sarebbe dovuto trovare
in un primo momento alcuni giorni nel cielo, sebbene la Sacra Scrittura affermi
che discese nelle parti più basse della terra. Non hanno capito che il luogo
dei beati, cioè dei salvati, fino alla crocifissione e all’entrata in vigore
del Nuovo Patto, non si trovava in alto, ma in basso. Nell’Evangelo di Luca,
ci viene chiaramente descritto che il luogo dei beati era separato dal luogo dei
dannati da una grande voragine e che nessuno poteva andare dall’altra parte.
Tutti coloro, che avevano riposto la loro speranza nel Redentore che sarebbe
venuto, furono trattenuti come in una prigione e, secondo il capitolo 27
dell’Evangelo di Matteo, dal versetto 52, risuscitarono poi con Cristo.
Soltanto da quel momento, il paradiso, il luogo dei beati, ossia dei salvati,
non si trova più in basso, ma in alto. Cristo discese e, alla Sua ascensione,
portò in alto con Sé tutti i prigionieri che avevano creduto nella Sua venuta
(Ef. 4:8-10).
Se un
evangelista riferisce che, alla risurrezione, erano presenti e rivolsero la
parola alle donne due angeli (Luca 24:4) e l’altro dice che ce n’era
soltanto uno (Mat. 28:2; Marco 16:5), se gli angeli vengono mostrati una volta
nel sepolcro e una volta fuori del sepolcro, non c’è alcuna discrepanza, è
tutto giusto. Si trattava di mostrare dove il Signore era giaciuto all’interno
del sepolcro e di proclamare all’esterno che era risuscitato; fu così che
avvenne. Anche se furono presenti due angeli, solo uno di loro parlava e, così,
fu menzionato da uno scrittore in modo particolare. Che Dio sia ringraziato, non
ci sono stati soltanto dei critici nominatisi da sé, ma anche degli uomini
eminenti che ci hanno mostrato l’armonia delle Sacre Scritture. Tra loro c’è
il dott. C.I. Scofield, un erudito internazionalmente riconosciuto e traduttore
della Sacra Bibbia, che ha scritto una introduzione agli Evangeli, la quale è,
senza ombra di dubbio, rilevante.
I critici
non hanno compreso il carattere profetico del Nuovo Testamento; per esempio,
rinfacciano a Paolo apostolo di
essersi
sbagliato nella sua attesa escatologica: “Non
tutti morremo, ma tutti saremo mutati… noi viventi, i quali saremo rimasti
fino alla venuta del Signore…” (1 Cor. 15:51; 1 Tes. 4:15) e via
dicendo. Paolo dovette scrivere al presente, perché lo Spirito operante in lui
conosceva il corso futuro della storia della salvezza e la sua durata.
L’intero Nuovo Testamento è scritto in modo tale da essere valido per tutto
il tempo della grazia, e può essere predicato e creduto fino all’ultima
generazione, quando i relativi passi biblici si adempiranno alla parusia di
Cristo, cioè alla Sua venuta. Lo stesso apostolo Paolo scrive anche riguardo a
sé: “… il tempo della mia dipartenza
è giunto. Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho
serbata la fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia che il
Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno” (2 Tim. 4:6-8).
Ci sono sempre state delle persone che, nel loro tempo, hanno contato sul
ritorno del Signore Gesù. Chi non lo fa non parteciperà alla prima
risurrezione, perché non ha portato in sé alcuna speranza viva. Anche Lutero
credeva che la fine fosse vicina e contava sulla venuta di Cristo. Chiamava
l’Anticristo perfino Endchrist.
Egli scrisse: «In quest’anno 1540 il
numero degli anni è esattamente di 5500 anni. Perciò la fine del mondo è da
aspettarsi, perché il sesto millennio non terminerà, come non si compirono i 3
giorni del Cristo morto» (H. Heinz, Zwischen Zeit und Ewigkeit, pag. 137).
Chi portava in sé una speranza viva aspettava il ritorno di Cristo. Ancora oggi
è così, poiché ci sono delle persone che, in base alle profezie bibliche che
si adempiono nella nostra generazione, contano fermamente su questo avvenimento.
Il punto
culminante della critica improntata da cecità è costituito dalla tesi
malcostruita che la profezia di Cristo: “Io
vi dico in verità che questa generazione non passerà prima che tutte queste
cose siano avvenute” (Mat. 24:34) abbia mancato il bersaglio. La parola «generazione»
qui è riferita agli Ebrei come razza e non ad una generazione vera e propria.
La razza ebraica, malgrado crudeli eccidî, si è conservata fino ad oggi, come
era stato stabilito nel piano di salvezza di Dio e come Gesù aveva detto. Anche
le parole di Gesù: “… perché io vi
dico in verità che non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima
che il Figliuol dell’uomo sia venuto” (Mat. 10:23) sono state fraintese
e scambiate con il Suo ritorno. Non
venne all’apostolo Giovanni, sull’isola Patmo, quale Figliuolo dell’uomo
che camminava in mezzo ai sette candelabri d’oro nel Suo Regno, cioè nella
Sua maestà regale? “E il suo capo e i
suoi capelli erano bianchi come candida lana, come neve; e i suoi occhi erano
come una fiamma di fuoco; e i suoi piedi erano simili a terso rame, arroventato
in una fornace; e la sua voce era come la voce di molte acque” (Apoc.
1:14-15). Ciò che Gesù disse si è dunque adempiuto alla lettera. Ogni
argomento, con cui ci si propone di mettere in dubbio la Parola di Dio, può
essere confutato con la Parola di Dio stessa.
Non sono
stati né Gesù né gli apostoli, ma gli apologisti e gli esegeti critici ad
essersi sbagliati nel corso della storia della Chiesa. Fino ad oggi, costoro
ripetono e copiano, senza esserne consapevoli, ciò che altri, a loro volta
vittime dello stesso inganno, mettono loro in bocca, palesando in tal modo la
loro ignoranza riguardo al piano di salvezza di Dio. Come riescono ad esporre in
modo convincente la parte storica, cioè l’errato sviluppo all’interno del
Cristianesimo, specialmente della Chiesa universale, così falliscono
miseramente quando si tratta della Parola di Dio e delle cose del Regno di Dio.
Quali Cristiani che credono secondo la Sacra Bibbia, non si può accettare
semplicemente e
Non
occorre una prova storica dell’esistenza di Gesù Cristo, perché è il punto
centrale della storia della salvezza e non di quel che gli uomini hanno potuto
cogliere dalla storia. Che Giuseppe Flavio o un altro storico abbia scritto di
Lui o no, non è importante. I profeti e gli apostoli lo fecero perché erano
stati direttamente incaricati per questo; ciò è degno di fede ed è
sufficiente. Per conto mio, credo a tutti coloro che erano presenti quando è
avvenuto qualcosa di soprannaturale e ce l’hanno riferito. Dalla nascita di
Cristo fino alla Sua ascensione, ci furono veri testimoni oculari. Ancora oggi,
come in quel tempo, viene taciuto ciò che Dio fa di soprannaturale sulla terra.
Siccome tutto questo non avviene nell’ambito delle Chiese e religioni
secolarizzate, non giunge minimamente fino ai cronisti. Per i veri credenti però,
tutto è dimostrato chiaramente e nessuno ha bisogno di dare ascolto ai falsi
testimoni che si sono presentati soltanto in un secondo tempo.
Se i
critici storici della Chiesa scrivono di una fede falsificata e manipolata, è
impossibile che questo si riferisca alla Chiesa primitiva e agli Atti degli
apostoli, cioè al Cristianesimo primitivo e all’intero Nuovo Testamento.
Fede, dottrine e messaggi manipolati e falsificati, sono quelli che non
concordano con la Sacra Bibbia e che sono sorti soltanto in un secondo tempo.
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