IL TEMPO DELLA FINE



Nella Sacra Bibbia troviamo le definizioni «epoca», «il tempo della fine», «gli ultimi giorni», «la fine dei giorni», «gli ultimi tempi», «i tempi delle nazioni», e altre. Questi sono concetti importanti per il piano cronologico di Dio nei diversi contesti. È qualcosa di meraviglioso che possiamo vivere consapevolmente l’ultimo periodo delle epoche neotestamentarie. È adesso che viene emanato l’ultimo appello di grazia.

Con lo sguardo sull’imminente ritorno di Gesù Cristo promesso nella Parola di Dio e l’adempimento delle profezie bibliche, che stiamo vivendo e comprendiamo quali «segni dei tempi», è assolutamente urgente e necessario un esposto su Dio e il Suo piano con l’umanità che ci sia di aiuto. Soltanto la Parola di Dio, che non dipende dal mutamento dei tempi, ma rimane in eterno (Is. 40:8), può avere autorità nell’ambito religioso. COSÌ DICE IL SIGNORE: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Luca 21:33). L’apostolo Pietro riduce allo stesso denominatore l’Antico e il Nuovo Testamento e cita il profeta Isaia: “…ma la parola del Signore permane in eterno. E questa è la Parola della Buona Novella che vi è stata annunziata” (1 Piet. 1:25).

Il veggente Giovanni testimonia che l’Evangelo eterno sarà annunciato a tutti gli abitanti della terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo (Apoc. 14:6). Anche il Signore lo disse: “E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine” (Mat. 24:14). Queste predizioni trovano adesso il loro adempimento, e quando Egli dice che l’Evangelo deve essere predicato a tutti i popoli, prima che venga la fine, allora sono anche compresi i popoli di altre religioni, che in parte non hanno o hanno una comprensione di Dio diversa di quella di cui testimonia la Sacra Scrittura. L’Evangelo che adesso deve essere predicato non può essere altro se non quello che fu predicato nel principio, cioè l’Evangelo che Dio si è rivelato in Cristo riconciliando il mondo con Sé stesso (2 Cor. 5:19).

Tutti i profeti e gli uomini mandati da Dio dovettero al loro tempo combattere contro l’andazzo del tempo. Se Dio non fosse stato con loro, le onde li avrebbero trascinati via. Ogni volta che Dio mandava i Suoi profeti, Egli faceva la storia della salvezza. Però, ogni volta, coloro che erano mandati da Lui erano come un corpo estraneo; non rientravano mai nei sistemi religiosi esistenti. Erano ambasciatori, stavano al servizio dell’Altissimo e facevano la Sua volontà.

In tutti i tempi ci furono eccezioni, persone che andarono contro la corrente religiosa del tempo e che investigarono profondamente la Sacra Scrittura, precisamente l’Antico ed il Nuovo Testamento e, così, raggiunsero la Sorgente stessa. Soltanto dopo ciò, si può discernere tra quel che la Sacra Bibbia insegna veramente e ciò che è stato tramandato dalla storia della Chiesa.

Nella misura in cui, nel tempo postapostolico dopo Policarpo e Ireneo, gli uomini all’interno del Cristianesimo che provenivano tutti dal paganesimo si distanziarono dal Giudaismo, trascurarono l’Antico Testamento e interpretarono il Nuovo in maniera che quadrasse con il loro concetto. È significativo che questo distaccarsi dal Giudaismo avvenne contemporaneamente alla nascita dell’«idea della Trinità». Nessun Cristiano che credeva all’unità di Dio ha mai odiato gli Ebrei. Questo odio mortale cominciò con i difensori della Trinità che, da parte loro, hanno accusato gli Ebrei di essere ciechi e reietti.

Durante questa fase, prima imputarono a tutti di essere «assassini di Cristo» e, poi, perfino «assassini di Dio». Così ebbe luogo il distacco dal fondamento primitivo degli apostoli e dei profeti. Questa corrente, apostatando dalla Parola di Dio, si unì col potere temporale. E, così, incominciò nella storia della Chiesa l’epoca fatale del «Medioevo» conosciuta come «Età di tenebre».

In realtà, il «dogma della Trinità» fu proclamato soltanto il 1º maggio 381 d.C. dall’imperatore Teodosio I quale «religione di Stato» nell’Impero Romano e dichiarato obbligatorio nell’anno 447 da papa Leo I. Intorno all’anno 500, il clero ricevette un abbigliamento uniforme e i sacerdoti divennero funzionari dello Stato. Così fu compiuta consapevolmente la separazione tra sacerdoti e uditori. Secondo la testimonianza della Sacra Scrittura però, l’insieme della Chiesa dei redenti è un «real sacerdozio» (1 Piet. 2:9; Apoc. 1:6 e altri). Poi incominciò il predominio assoluto della Chiesa di Stato romana che durò mille anni fino all’inizio della Riforma.

All’introduzione della religione di Stato cristiana, tutti i cittadini romani furono obbligati ad aderirvi. Nei primi secoli, l’Impero Romano aveva perseguitato la “nuova religione”, di qualsiasi corrente fosse, ora tutti i credenti di altre fedi che non si lasciarono unire forzatamente all’unica Chiesa furono perseguitati. La storiografia riferisce sulle crociate, che sono tutte da attribuirsi alla «Chiesa della Trinità», che era diventata nel contempo la Chiesa di Stato. Ci parla pure delle guerre di religioni, dell’Inquisizione spagnola, della persecuzione dei Valdesi, del massacro degli Ugonotti in Francia, dei pogrom, e di tante altre vicende ancora.

Prima della svolta del primo millennio dell’era cristiana il potere religioso superò totalmente il potere temporale e se ne arrogò la supremazia e l’esclusività. Fino a quel momento, erano gli imperatori a insediare i papi, da quel momento i papi insediarono gli imperatori. Così decretò papa Nicola II nell’anno 1059. Sotto la bandiera: «Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», i crociati hanno partecipato alle crociate ordinate dalla Chiesa tenendo il crocifisso in una mano e la spada nell’altra, compiendo stragi. Quando papa Urbano II in novembre 1096, come ratificato nel Concilio di Clermont (1095), fece un appello per portare Gerusalemme e il Santo Sepolcro sotto il dominio cristiano, si mostrarono disposti 330.000 «crociati», soprattutto dalla Francia, di cui solo 40.000 raggiunsero Gerusalemme sotto il comando di Goffredo di Buglione. Il Papa aveva detto: «Deus lo vult!», ossia «Dio lo vuole!», e così anche i suoi sudditi dovevano volerlo. Agli assassini venne data già sulla via l’assoluzione per tutti i crimini che avrebbero commesso. Non soltanto a Gerusalemme il sangue scorse a fiumi, ma intere regioni, durante secoli, furono impregnate di sangue, così ci viene riferito. Il biografo del re Federico II, che più tardi si incoronò da sé stesso re di Gerusalemme, scrisse nel suo diario: «Guadando fiumi di sangue mettiamo piede nella Santa Città e combattendo ci facciamo strada verso il Santo Sepolcro — è veramente una guerra santa!». Uomini e donne furono massacrati in massa, come bestie, «nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». La prima Chiesa organizzata, con la sua dottrina della Trinità, ha ucciso senza misericordia popoli e tribù Come con una mazza di ferro a tre spigoli.

Come lo documenta la storiografia, i papi, quali rappresentanti principali della dottrina della Trinità, sono responsabili di tutte le atrocità perpetrate nel nome della religione «cristiana» cattolica. Anch’essi hanno ordinato il rogo pubblico del Talmud nel 1244 e di tutti i libri in ebraico nel 1731.Espulsione degli Ebrei, persecuzioni di credenti di altra fede e massacri appartenevano più o meno al loro programma perché, in fin dei conti, costoro erano quelli che erano stati da loro maledetti e accusati di eresia.

Interi Paesi dell’Europa, per iniziativa della Chiesa, furono «ripuliti dagli Ebrei»: Spagna 1492; Portogallo 1496, ecc. Soltanto in Polonia, nel 1648, 200.000 Ebrei furono trucidati, fatti a pezzi, squartati e uccisi nel modo più atroce e crudele. La storia dei papi è irrorata di molto sangue, di sangue degli Ebrei e di sangue dei martiri fedeli alla Sacra Bibbia. La «soluzione finale» doveva aver luogo nel nostro tempo e costò la vita a 6 milioni di Ebrei, di cui 1,5 milioni di bambini.

Purtroppo il «demonizzare» gli Ebrei da parte della Chiesa di Roma si è radicato fin nel tempo più recente nella mente delle persone. Perfino Lutero, nato e cresciuto cattolico, non poté liberarsene dopo la sua conversione. Il suo effetto trovò un terribile punto culminante nell’Olocausto con il regime di Hitler dominato dal Cattolicesimo. È soltanto di recente che gli Ebrei non hanno più la maledizione da parte della Chiesa di Roma, è anche solamente dal Concilio Vaticano Secondo (1962–1965) che le frasi accusatorie sono state tolte dalla messa di venerdì santo.

Il riconoscimento dello Stato di Israele da parte del Vaticano in un «Accordo Fondamentale» data solo da pochi anni e, l’anno dopo, il 15 giugno 1994, ebbe luogo l’allacciamento di relazioni diplomatiche. Non è sicuro che l’atteggiamento sia veramente cambiato, perché è evidente che il Vaticano parteggia per i nemici di Israele.

Fin dai tempi più remoti, gli Ebrei hanno preferito la morte, talvolta perfino il suicidio all’accettazione di una «Trinità» o del «battesimo trinitario», e innumerevoli Cristiani fedeli alla Sacra Bibbia fecero la stessa cosa. Ciò dovrebbe indurre le persone sincere a riflettere. Fin nel nostro tempo odierno i fanatici difensori della Trinità, delle Chiese ufficiali e libere, esprimono purtroppo ancora lo stesso odio verso i «credenti biblici».

Se una dottrina è giusta e di origine divina, allora il suo effetto lascerà dietro di sé le tracce divine di «amore, pace e benedizione». Gli Ebrei non hanno mai preteso da altri popoli la conversione alla loro fede nell’unico vero Dio né evangelizzato altri. L’uso della violenza e la cristianizzazione forzata sono i contrassegni della Chiesa di Stato romana. Dove c’è molto potere, c’è anche molto abuso di potere che attraversa tutta la storia della Chiesa lasciando tracce sanguinanti.

 

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