UNA COSA OVVIA?
Già molte cose
sono state considerate come ovvie, che sono tutt’altro che ovvie. In verità
nulla è ovvio.
Per la stragrande maggioranza nel Cristianesimo, la dottrina tradizionale della
Trinità è una «cosa ovvia»; sì, ancora di più: chi non la riconosce,
ovviamente non viene riconosciuto. Per gli Ebrei invece è assolutamente
inaccettabile, perché possono credere solamente quel che hanno detto Dio e i
profeti. Per loro il monoteismo rigoroso, la fede nell’unico
e solo Dio, fuori e accanto al Quale
non c’è nessun altro, è il primo e il massimo comandamento che nessuno deve
infrangere. La dottrina che afferma che ci sono «più Persone» nella Deità
trasgredisce il primo comandamento uscito dalla bocca di Dio e a loro rivolto:
“Ascolta, Israele: l’Eterno, l’Iddio
nostro, è l’unico Eterno” (Deut. 6:4). Per i Musulmani, il pensiero che
Dio, da essi chiamato Allah, dovrebbe avere un Figlio nel cielo, è la più
terribile bestemmia che ci sia sulla terra. La più grande affermazione di fede
nell’Islam è: «Non c’è Dio fuori di Allah!».
Ciò che per gli uni è una cosa ovvia, non lo è per gli altri. C’è
concordanza solo nella relativa religione o confessione, però molte di esse
pretendono che tutte hanno ragione.
Se il concetto non biblico di «Trinità» avesse il significato che Dio, nel Nuovo
Testamento, si è rivelato per la nostra salvezza quale nostro Padre nel
cielo, quale nostro Salvatore nel Figlio sulla terra e mediante lo Spirito
Santo, allora potremmo tollerarlo. Se però esprime che il Dio eterno portò
all’esistenza una seconda e una terza Persona divina e che tutt’e tre sono
d’accordo in tutto, allora si dovrebbe esaminare il concetto e chiedere
subito: «Dove sta scritto nella Sacra Bibbia?». La risposta a questa domanda
deve essere: «Da nessuna parte!». Poi vogliamo stabilire come, per mezzo di
chi e quando si è arrivati a un tale modo di pensare e ad una simile dottrina.
Nella letteratura, possono essere lette molte cose «assurde» su questo tema,
nei cui particolari non possiamo entrare. Però salta subito agli occhi che i
concetti non biblici non possono avere come contenuto alcuna verità biblica.
Chi considera ed esamina giudiziosamente questo dogma, si chiede se, dopo tutto,
i sostenitori della Trinità hanno veramente un’esatta idea dell’«unico
Dio in tre Persone».
Nel Catechismo della Chiesa cattolica, viene detto tra l’altro riguardo alla
Trinità quanto segue: «Per la
formulazione del dogma della Trinità, la Chiesa ha dovuto sviluppare una
terminologia propria ricorrendo a nozioni di origine filosofica: ‹sostanza›,
‹Persona› o ‹ipostasi›, relazione›, ecc.»
(Catechismo della Chiesa cattolica, Libreria Editrice Vaticana, pag. 80,
§ 251). Dunque, ammettono che, per formulare il dogma della Trinità, sono
stati usati concetti ipoteticamente filosofici. L’apostolo Paolo ci mise in
guardia dalla filosofia: “Guardate che
nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia…” (Col. 2:8). I
filosofi possono filosofare a più non posso nel loro ambito, ma non su Dio.
Cosa ha a che fare la filosofia con Dio?
Si parla anche del «principio senza
principio» in quanto «prima Persona», le altre due dovrebbero avere la
loro origine nell’origine, e via dicendo. Bisogna chiedersi seriamente: «In
qualsiasi modo venga formulato», Dio consiste veramente fin dall’Eternità in
tre Persone divine distinte e separate della stessa sostanza? Questo è
veramente possibile?
Ci sono perfino dottrine differenti tra la Chiesa d’Oriente e la Chiesa di
Roma, come ad esempio: come sarebbe venuto all’esistenza lo Spirito Santo
quale Persona, procedendo solamente dal Padre, o dal Padre e dal Figlio? Nel
Catechismo già citato, a pagina
79, § 247, leggiamo: «L’affermazione
del Filioque mancava nel Simbolo
confessato a Costantinopoli nel 381. (Questo
è interessante anche dal punto di vista cronologico.) Ma sulla base di una antica tradizione latina e alessandrina, il Papa
san Leone l’aveva già dogmaticamente confessata nel 447 (Solo allora?), prima
che Roma conoscesse e ricevesse, nel 451, durante il Concilio di Calcedonia, il
Simbolo del 381. L’uso di questa formula nel Credo è entrato a poco a poco
nella Liturgia latina (tra i secoli VIII e XI).
(Vale a dire mille anni circa dopo gli apostoli.) L’introduzione
del ‹Filioque› nel Simbolo di Nicea–Costantinopoli da parte della Liturgia
latina costituisce tuttavia, ancora oggi, un punto di divergenza con le Chiese
ortodosse».
Sia l’una sia l’altra versione sull’origine dello Spirito Santo e sulla
Deità in generale sono tuttavia solo concezioni razionali. Cosa ha a che fare
una liturgia in latino, un credo che nel corso dei secoli è stato elevato a
dogma con Cristo e gli apostoli? Sicuramente niente! Ogni rivelazione di Dio è
realtà e viene confermata solamente nella Parola. Dio non si è spiegato, Egli
è troppo eccelso per la nostra conoscenza: “Sì,
Dio è grande e noi non possiamo conoscerlo” (Giob. 36:26). Egli si è
rivelato e, tuttavia, è rimasto nascosto a molti.
Cosa ci è stato detto da Dio stesso su questo grande ed importante tema, che
viene difeso da tutti i sostenitori delle diverse dottrine quasi fino alla
morte? Ecco la nostra domanda! Quel che gli uomini dicono di Lui è ambiguo;
quel che Egli dice di Sé stesso è inequivocabile,
ed è quello che vogliamo sapere. Egli è
UN Dio che solo dal Nuovo Patto in poi si fece conoscere quale Padre sopra di
noi, nel Figlio tra noi, nello Spirito Santo in noi, o ci sono tre Persone
distinte che sono d’accordo tra loro? Cosa dice la Sacra Scrittura a questo
proposito? Non c’è alcun’altra autorità per tutti coloro che credono
veramente a Dio.
Nel classico dogma della Trinità, che tutte le Chiese ufficiali e perfino la
maggior parte delle Chiese libere hanno ripreso e hanno in comune, tutt’e tre
le «Persone» sono uguali nella loro grandezza, nella loro onnipotenza, nella
loro onniscienza, nel loro essere eterne. Dove sta scritto ciò nella Sacra
Bibbia? Naturalmente da nessuna parte. Viene chiamato «il mistero della vita intima del Dio–Trinità», una «Theologia»
che ci è rivelata attraverso l’«Oikonomia»
(Catechismo della Chiesa cattolica, pag. 77, § 236). Tutto ciò è di per sé
contraddittorio, perché se l’onnipotenza viene divisa su tre, non c’è più
un Onnipotente. Si dovrebbe anche pensare che un
Onnipotente — un Eterno, un
Onnisciente che è onnipresente dovrebbe essere sufficiente. Questo «Un
Eterno», come la Sacra Scrittura lo riferisce in modo sconvolgente, ha
sempre parlato di Sé stesso, non ha mai condotto un dialogo, non ha mai giurato
per un’altra persona, ma solo per Sé stesso. Tra tanti, citiamo soltanto i
seguenti esempi: “Io giuro per me
stesso, dice il Signore…” (Gen. 22:16). “Per
me stesso io l’ho giurato…” (Is. 45:23).
“Il Signore, Dio, l’ha giurato per sé stesso…” (Amos 6:8). In Ebrei
6:13 viene confermato che, quando Dio voleva confermare qualcosa con giuramento,
Egli l’ha sempre fatto per Sé
stesso. Per quanto concerne Dio, sentiamo le parole penetranti provenienti dalla
Sua bocca: “Tu sei stato fatto testimone
di queste cose affinché tu riconosca che
il Signore è Dio, e che oltre a lui non ve n’è nessun altro. Sappi
dunque oggi e ritieni bene nel tuo cuore che il
Signore è Dio lassù nei cieli, e quaggiù sulla terra; e che non ve n’è
alcun altro” (Deut. 4:35, 39).
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Freie Volksmission e.V., Krefeld (Germania)
ISBN 3–920824–17–2
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