L’UOMO
GESÙ, IL CRISTO
“Ecco
l’uomo!” disse Pilato (Giov. 19:5). Nella Sacra Bibbia il Signore viene
descritto dalla nascita alla morte quale uomo, ed è proprio questo che mette
molti in difficoltà. Nacque in questo mondo come ogni altro uomo, venne
fasciato e coricato in una mangiatoia (Luca 2:7), mangiò e bevve, si stancò e
dormì, pianse e pregò. Essendo in agonia, gridò ad alta voce: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio! E detto questo spirò”
(Luca 23:46). Quale Sostituto di noi tutti, poiché doveva prendere il nostro
posto e, di conseguenza, sperimentare la nostra separazione da Dio, esclamò:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?” (Mat. 27:46). Eravamo noi quelli che erano stati abbandonati
da Dio; Gesù, prendendo il nostro posto, si caricò delle nostre trasgressioni
e dei nostri peccati e, in quel momento, Dio — lo Spirito — si ritirò.
Subito
dopo però, quando la lancia penetrò nel Suo costato e il sangue scorse per il
nostro perdono, si adempì la parola: “Dio
era in Cristo riconciliando il mondo con sé…” (2 Cor. 5:19). Entrambe
le affermazioni sono giuste: prima c’è stata la separazione, poi, la
riconciliazione.
Tutto si
era reso necessario a cagione degli uomini peccatori: “… Iddio
l’ha fatto; mandando il suo proprio Figliuolo in carne simile a carne di
peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne…”
(Rom. 8:3). Le Sacre Scritture ci dicono anche come avvenne questo mandato: “Ma quando giunse la pienezza dei tempi, Iddio mandò il suo Figliuolo,
nato di donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la
legge, affinché noi ricevessimo l’adozione
di figliuoli” (Gal. 4:4-5).
Il Signore
divenne servo, “annichilì sé stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile
agli uomini; ed essendo trovato nell’esteriore come un uomo, abbassò sé
stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce” (Fil.
2:7-8). Egli viene descritto quale Servitore, cioè come Colui che fa la volontà
del Padre. Anche nel libro del profeta Isaia, dove il piano di redenzione viene
esposto dettagliatamente, si trova la parola «servo»: “Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto in cui si compiace
l’anima mia; io ho messo il mio spirito su lui, egli insegnerà la giustizia
alle nazioni” (Is. 42:1). Nel Nuovo Testamento, questo brano viene citato
nell’Evangelo di Matteo: “… affinché
si adempisse quanto era stato detto per bocca del profeta Isaia: Ecco il mio
Servitore che ho scelto; il mio diletto, in cui l’anima mia si è compiaciuta.
Io metterò lo Spirito mio sopra lui, ed egli annunzierà giudicio alle genti”
(Mat. 12:17-21). Così la profezia di Isaia ha trovato il suo compimento.
Nell’Evangelo
di Matteo viene descritto il modo in cui l’approvazione di Dio venne
sull’uomo Gesù Cristo: “E Gesù, tosto che fu battezzato, salì fuor dell’acqua; ed ecco i
cieli s’apersero, ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e
venir sopra lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse: Questo è il mio diletto
Figliuolo, nel quale mi sono compiaciuto”
(Mat. 3:16-17). Il corpo era mortale, per questo lo Spirito doveva venire su di
Lui per “rivendicare” il mutamento di questo corpo, onde portarlo
all’immortalità. Nello stesso tempo ebbe luogo l’insediamento nel
ministerio. L’apostolo Pietro lo conferma dicendo: “…vale
a dire, la storia di Gesù di Nazaret; come Iddio l’ha unto di Spirito Santo e
di potenza; e come egli è andato attorno facendo del bene, e guarendo tutti
coloro che erano sotto il dominio del diavolo, perché Iddio era con lui”
(Atti 10:38).
Il
capitolo 17 dell’Evangelo di Matteo, dal versetto 2 al versetto 5, ci fa
vedere la trasfigurazione, cioè la trasformazione della natura umana in quella
divina e, all’approvazione pronunciata nell’Evangelo di Matteo (3:17), viene
aggiunto: “Ascoltatelo!”.
I veri figliuoli di Dio e le vere figliuole di Dio Lo ascoltano, credono
nell’Evangelo di Gesù Cristo, si fanno battezzare in maniera biblica e, in
seguito, come il Primogenito, ricevono lo Spirito Santo; così Dio stesso rende
testimonianza di compiacersi anche in loro.
L’uomo
creato ad immagine di Dio fu dotato di libero arbitrio, libero arbitrio che egli
usò per prendere la decisione sbagliata e che lo condusse alla perdizione.
Poiché Dio aveva creato l’uomo “fallibile”, Egli stesso dovette prendersi
la responsabilità della salvezza del genere umano. Nella nuova creazione
chiamata in vita tramite Cristo, l’approvazione di Dio riposa sopra tutti i
figliuoli e tutte le figliuole di Dio, così come riposava sopra il Primogenito,
poiché essi sono stati tratti fuori dal peccato originale e trasportati nella
posizione divina. Al compimento di tutti i figliuoli e di tutte le figliuole di
Dio, cioè alla fine del loro pellegrinaggio terreno, verrà manifestato che
anche loro avevano libero arbitrio, ma che, di propria volontà, hanno deciso di
fare la volontà di Dio, secondo l’esempio del Primogenito: “Padre…
non la mia volontà, ma la tua sia fatta” (Luca 22:42) e: “Dio
mio, io prendo piacere a far la tua volontà” (Salmo 40:8).
“E voi, che già eravate estranei e nemici nella vostra mente e nelle
vostre opere malvage, ora Iddio vi ha riconciliati nel
corpo della carne di lui, per mezzo della morte d’esso, per farvi
comparire davanti a sé santi e immacolati e irreprensibili…” (Col.
1:21).
“Poiché
dunque i figliuoli partecipano del sangue e della carne, anch’egli vi ha
similmente partecipato, affinché, mediante la morte, distruggesse colui che
aveva l’impero della morte, cioè il diavolo, e liberasse tutti quelli che per
il timore della morte erano per tutta la vita soggetti a schiavitù”
(Ebrei 2:14-15). Questo è il meraviglioso messaggio dell’Evangelo di Gesù
Cristo, il nostro Signore e Salvatore.
Nell’Antico
Testamento, il piano di salvezza è stato adombrato dai sacrifici, dal culto e
da rappresentazioni simboliche. L’uomo, separato da Dio, non poteva venire
nella Sua presenza. C’era bisogno di un sacrificio espiatorio, di un
mediatore, di un intercessore o di un sommo sacerdote. Ci furono alcuni che,
come Abrahamo, mediante l’offerta del suo figliuolo Isacco, diedero una
prefigurazione del Messia che avrebbe dovuto morire per noi, quale Figliuolo di
Dio (Gen. 22:1-19). Isacco portò la legna sulla quale venne poi messo come
sacrificio, Gesù Cristo portò la croce sulla quale venne poi inchiodato. Fino
all’esodo dall’Egitto, il Signore Dio designava la discendenza di Abrahamo
quale «popolo d’Israele», dal tempo della liberazione (Es. 12:3), Israele
venne designato quale «raunanza». Mosè era il mediatore e l’intercessore
nelle diverse situazioni, era colui che trasmetteva direttamente le parole di
Dio al Suo popolo. “Quel Mosè… Iddio lo mandò loro come capo e come liberatore con
l’aiuto dell’angelo che gli era apparito nel pruno” (Atti 7:35-38).
Il Messia
doveva essere Profeta, Mediatore, Sommo Sacerdote, Intercessore, ecc. Era già
nello Spirito di Cristo che Mosè agì quando pregò: “Nondimeno,
perdona ora il loro peccato! Se no, deh, cancellami dal tuo libro che hai
scritto!” (Es. 32:32). Il popolo di Dio gli stava a cuore, perciò
intercedette per loro.
Una volta
all’anno il sommo sacerdote entrava nel Luogo Santissimo per fare
l’espiazione per sé e per il popolo nel cospetto di Dio, “ma
venuto Cristo, Sommo Sacerdote dei futuri beni, egli, attraverso il tabernacolo
più grande e più perfetto, non fatto con mano, vale a dire non di questa
creazione… ma mediante il proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel
santuario (celeste), avendo acquistata una redenzione eterna”. Questa
redenzione eterna è stata possibile, perché Cristo “mediante
lo Spirito eterno ha offerto sé stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà
la vostra coscienza dalle opere morte per servire all’Iddio vivente!”
(Ebrei 9:11-14).
Giobbe
descrisse l’intercessore in modo preciso. Benché avesse già prima esclamato:
“Ma io so che il mio Redentore vive!…”
e avesse la convinzione che avrebbe veduto Dio (Giob. 19:23-27), egli mise in
risalto la necessità di un intercessore, di un mediatore: “Ma
se, presso a lui, v’è un angelo, un interprete (un intercessore o mediatore),
uno solo fra i mille, che mostri all’uomo il suo dovere, Iddio ha pietà di
lui e dice: «Risparmialo, che non scenda nella fossa! Ho trovato il suo
riscatto (la sua espiazione)». Allora la sua carne diviene fresca più di
quella d’un bimbo; egli torna ai giorni della sua giovinezza” (Giob.
33:23-25). Qui non si parla soltanto di un intercessore e di espiazione, ma
della redenzione dell’uomo intero, cioè dell’anima, del corpo e dello
spirito. Alla prima risurrezione, i redenti saranno riportati nel fiore della
loro giovinezza, saranno in uno stato assolutamente perfetto. Non ci sarà nulla
d’imperfetto, né lattanti né anziani, ma tutti saranno per sempre senza
traccia d’invecchiamento, di malattia o di peccato.
Riguardo
all’uomo che sa di potersi rivolgere a Dio, Giobbe scrive: “Implora
Dio, e Dio gli è propizio; gli dà di contemplare il suo volto con giubilo, e
lo considera di nuovo come giusto”. Questa è la perfetta giustizia che
Dio ci ha dato in Cristo e, di un uomo simile, si può dire: “Ed
egli va cantando fra la gente e dice: «Avevo peccato, pervertito la giustizia,
e non sono stato punito come meritavo. Iddio ha riscattato l’anima mia, onde
non scendesse nella fossa e la mia vita si schiude alla luce!»” (Giob.
33:26-28).
Quali
credenti del Nuovo Testamento, anche noi abbiamo bisogno di un Sommo Sacerdote. “Perché
non abbiamo un Sommo Sacerdote che non
possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità; ma ne abbiamo uno che in
ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare” (Ebrei 4:15).
Abbiamo
bisogno anche di un Mediatore: “Poiché v’è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo
Gesù uomo, il quale diede sé stesso qual prezzo di riscatto per
tutti…”. “Ed è per questa ragione che egli (Cristo) è mediatore
d’un nuovo patto…” (1 Tim. 2:5-6; Ebrei 9:15).
“Poiché,
come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati”
(1 Cor. 15:22). “Il primo uomo, tratto
dalla terra, è terreno; il secondo uomo è
dal cielo. Quale è il terreno, tali sono anche i terreni; e quale è il
celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine del
terreno, così porteremo l’immagine del celeste” (1 Cor. 15:47-49). In
questi versetti Cristo ci viene presentato quale uomo celeste e secondo Adamo
alla cui immagine saremo mutati.
Quando è
accanto a Dio, Gesù Cristo ci viene mostrato quale uomo in un compito
necessario per la realizzazione della redenzione dell’umanità. Lo vediamo
come Figliuolo di Dio, Figliuolo dell’uomo, Figliuolo di Davide, come Re e
Profeta, Sommo Sacerdote, come Mediatore, Avvocato, Agnello di Dio, come Parola
di Dio, Via di Dio, Pane di Dio, e così via. Sia la dottrina dei «Jesus Only»
(Gesù solo) sia quella della Trinità non sono confermate né dai profeti né
dagli apostoli. Dio voleva mettere gli uomini in una posizione di filiazione
divina, voleva fare di loro dei figliuoli e delle figliuole di Dio, per questo
Gesù Cristo divenne il Primogenito fra molti fratelli (Rom. 8:29). Dopo la risurrezione,
Gesù disse a Maria Maddalena: “Non mi
toccare, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei
fratelli, e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, all’Iddio
mio e Iddio vostro” (Giov. 20:17).
Come il
Figliuolo di Dio fu generato da Dio mediante lo Spirito, così anche noi
dobbiamo sperimentare la nuova nascita mediante rigenerazione dallo Spirito. Il
Signore Gesù ha posto la nuova nascita come condizione assoluta per entrare nel
Regno di Dio: “Gesù gli rispose dicendo: In verità, in verità io ti dico che se uno
non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio… Quel che è nato dalla
carne, è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è spirito” (Giov. 3:3,
6). “Poiché tutto quello che è nato
da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra
fede” (1 Giov. 5:4). Tutte le pratiche religiose sono vane, se Dio non
agisce, non avviene nulla, ma Egli può operare solo in coloro che riconoscono
il Suo operato nel Figliuolo per la loro salvezza.
“Conveniva
infatti a colui, per il quale e dal quale sono tutte le cose, nel portare molti
figli alla gloria, di rendere perfetto per mezzo di sofferenze l’autore della
salvezza. Infatti, colui che santifica e quelli che sono santificati provengono
tutti da uno (da un unico Padre); per questo motivo egli non si vergogna di
chiamarli fratelli, dicendo: «Farò conoscere il tuo nome ai miei fratelli, io
ti celebrerò in mezzo all’assemblea»” (Ebrei 2:10-12; Salmo 22:22). Al
Redentore risorto, che designa i Suoi discepoli quali fratelli Suoi, Toma si
rivolge dicendo: “Signor mio e Dio mio!”
(Giov. 20:28).
Fino al
compimento dei figliuoli e delle figliuole di Dio, Gesù Cristo rimane presso il
Padre quale Intercessore. “Figliuoletti miei, io vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e
se alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù
Cristo, il giusto; ed egli è la propiziazione per i nostri peccati; e non
soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Giov.
2:1-2). Lo stesso apostolo scrive nella sua prima lettera: “Vedete di quale amore ci è stato largo il Padre, dandoci d’essere
chiamati figliuoli di Dio! E tali siamo. Per questo non ci conosce il mondo:
perché non ha conosciuto lui. Diletti, ora siamo figliuoli di Dio, e non è
ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà
manifestato saremo simili a lui…” (1 Giov. 3:1-2).
Anche
l’apostolo Paolo parla di questo compimento: “Poiché
bisogna ch’egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi
piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte. Difatti Iddio ha
posto ogni cosa sotto i piedi di esso; ma quando dice che ogni cosa gli è
sottoposta, è chiaro che Colui che gli ha sottoposto ogni cosa, ne è
eccettuato. E quando ogni cosa gli sarà sottoposta, allora anche il Figlio
stesso sarà sottoposto a Colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio
sia tutto in tutti” (1 Cor. 15:25-28; Salmo 110:1, 8:6). Tutto ciò non
poteva essere esposto più chiaramente. Quando il compito del Figliuolo sarà
terminato, quando tutti i figliuoli e tutte le figliuole di Dio saranno
trasformati alla Sua stessa immagine, compiuti in eterno, quando tutti i nemici
saranno distrutti e la morte non ci sarà più, allora Dio sarà di nuovo tutto
in tutti. Allora, non si parlerà più di Padre, Figliuolo e Spirito Santo, come
non se ne parlava nell’Eternità, prima dell’inizio del tempo: Dio sarà di
nuovo tutto in tutti. Amen.
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