LA ROCCIA



Il Signore pose ai Suoi discepoli la seguente domanda: “Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?”.  Le risposte degli uomini erano diverse. Ma, per rivelazione divina, l’apostolo Pietro ricevette realmente la risposta giusta, cioè: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!”.  Si tratta di questa rivelazione, non della sua interpretazione. “Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa…»” (Mat. 16:13-18). Il Signore non disse: “…e su te, Petros (= un sasso) …”, ma: “…su questa pietra  (= dal latino petra,  masso di roccia) edificherò la mia Chiesa…”.  Questa è la rivelazione della Roccia che Pietro ricevette, cioè che Gesù Cristo è la Roccia.  Come avrebbe potuto il Signore edificare la Sua Chiesa su un uomo, su Pietro, al quale Egli disse quattro versetti più avanti: “Vattene via da me, Satana!” (Mat. 16:23).

Il Signore stesso è la Roccia, nell’Antico come nel Nuovo Testamento, e non ce n’è alcun’altra.  COSÌ DICE IL SIGNORE: “C’è forse un Dio fuori di me? Non c’è altra Ròcca; io non ne conosco nessuna” (Is. 44:8b). L’apostolo Pietro stesso confessa Cristo quale Roccia: “…è diventata la pietra angolare, pietra d’inciampo e sasso di ostacolo.  [Altri traducono: “…pietra d’inciampo e masso di roccia d’offesa…”— N.d.T.] Essi, essendo disubbidienti, inciampano nella parola; e a questo sono stati anche destinati” (1 Piet. 2:6-8). L’apostolo Paolo descrive Cristo quale Roccia spirituale colpita da Mosè e che accompagnava Israele (1 Cor. 10:4).

Dunque, secondo la Scrittura, Cristo è la Roccia, la Pietra angolare, su cui fu fondata la Chiesa del Nuovo Testamento. L’apostolo Pietro, la Chiesa primitiva e tutti i figliuoli e tutte le figliuole di Dio nati di nuovo durante il tempo della grazia sono pietre viventi in questa Casa divina (1 Piet. 2:1-10 e altri). La stessa autorità di legare e di sciogliere che il Signore diede poi all’apostolo Pietro, secondo Matteo 18:18, Egli la trasmise all’intera Sua Chiesa. Quel che sta scritto al singolare in Matteo 16:19: “Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che tu legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che tu scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli”, Egli lo indirizza più tardi alla Sua Chiesa; infatti sta scritto al plurale: “Io vi dico in verità che tutte le cose che voi legherete sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che voi scioglierete sulla terra, saranno sciolte nel cielo” (Mat. 18:18).

L’«autorevole parola» indirizzata dal Signore all’apostolo Pietro di Matteo 16:19: “Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che tu legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che tu scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli” rimase patrimonio generale dei predicatori, finché papa Leo I (440–461) rivendicò arbitrariamente di essere il «successore di Pietro» e, basandosi su questa parola, esigette per sé personalmente il primato di vescovo di Roma. Nessuno dei padri della Chiesa ebbe nei primi secoli una simile pretesa, né Atanasio né Agostino.

La Sacra Bibbia, che descrive fin nei minimi particolari tutti i viaggi di Pietro e Paolo, non cita affatto che l’apostolo Pietro sia mai stato a Roma. Soltanto quando Leo I si appellò a lui, incominciò la «storia–leggenda di Pietro». L’apostolo Paolo ha indirizzato un’epistola alla chiesa di Roma; alla fine saluta individualmente 27 persone. Egli ha scritto anche da Roma la maggior parte delle sue epistole alle chiese e a singole persone, però in tutti quegli anni non ha citato Pietro neanche una sola volta. L’apostolo Pietro non ha scritto nessuna epistola né alla chiesa di Roma né da  Roma. Anche in questo punto si tratta di un’opportuna trovata ecclesiastica. La Sacra Bibbia non sa nulla di una «cattedra di san Pietro», nemmeno di un «vicario di Cristo». Tutto ciò è tradizione umana che non ha nessun fondamento scritturale.

Soprattutto dalla nascita della Chiesa dell’Impero in poi, nel IV–V secolo d.C., furono introdotte dottrine e pratiche che sorsero dall’intelletto e anche da una falsa ispirazione, a cui appartengono anche il confessionale e tutta la pratica ecclesiastica dell’assoluzione. L’enunciazione del Signore che serve di base a questa pratica: “A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li riterrete, saranno ritenuti” (Giov. 20:23) non ha nulla a che fare col perdono in generale, che ciascuno personalmente riceve da Dio solo mediante la fede in Gesù Cristo. Solo se qualcuno pecca contro un altro, ad esempio contro un uomo incaricato della predicazione, può essere perdonato da quest’ultimo. Però, se l’interessato pecca contro lo Spirito Santo, che è all’opera tramite un servitore di Dio, ciò non può essergli perdonato. Gesù, il nostro Signore, dice: “In verità vi dico: ai figli degli uomini saranno perdonati tutti i peccati e qualunque bestemmia avranno proferita; ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha perdono in eterno, ma è reo di un peccato eterno” (Marco 3:28-29). Un servitore di Dio non può perdonare un tale peccato. Chi pecca contro lo Spirito Santo, si è reso colpevole di bestemmia, che viene definito non peccato temporale, ma eterno. Che nessuno si illuda: non ci si può beffare di Dio!

D’altronde, simili dichiarazioni della Sacra Scrittura come anche l’ordine di missione, a chiunque siano stati  indirizzati in qualsiasi tempo, sono rivolti per sempre a tutti  coloro che hanno ricevuto un incarico dal Signore.

Chi continua a leggere in Matteo, capitolo 16, constata che, subito dopo la sua confessione, il Signore riprende Pietro con le parole: “Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” (Mat. 16:23).

Nel momento in cui l’apostolo parlò sotto ispirazione divina, il Signore lo lodò. Quando poi argomentò in maniera umana, diventò un laccio e fu rimproverato. Dio ha permesso che ciò avvenisse, affinché nessuno facesse qualcosa di particolare dell’apostolo Pietro. Per tutti coloro che argomentano in maniera umana e non sperimentano alcuna rivelazione divina, vale la seconda parte della sentenza espressa dal Signore. Dai tempi più remoti, gli uni hanno compreso correttamente, gli altri hanno frainteso e interpretato male quel che il Signore diceva. Egli si rivelava a coloro che Lo sperimentavano. Lo conoscevano e avevano comunione con Lui. Per tutti coloro che solo udivano di Lui e parlavano di Lui, Egli rimase nascosto, estraneo e lontano.

 

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Freie Volksmission e.V., Krefeld (Germania) 
  ISBN 3–920824–17–2  

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