IL SIGNORE VISITA I SUOI PROFETI



Nell’Antico Testamento il Signore veniva in visita; nel Nuovo Testamento, Egli venne per essere con noi tutti i giorni sino alla fine dell’età presente (Mat. 28:20), come Egli aveva promesso: “Io me ne vo, e tornerò a voi” (Giov. 14:28).

Secondo Genesi, capitolo 18, il Signore con due angeli fece una visita ad Abrahamo. Ad un tratto, Abrahamo vide davanti a sé tre uomini (Gen. 18:2). Si rivolse a uno di loro, dicendo: “Ti prego, mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo!”.  La conversazione ebbe luogo tra il Signore e Abrahamo, che servì il Visitatore celeste con un pasto terreno “…che era stato preparato, e li pose davanti a loro. Egli se ne stette in piedi presso di loro, sotto l’albero, e quelli mangiarono” (Gen. 18:3-8). Già nell’Antico Testamento il Signore prese forma umana, mangiò e bevve col Suo amico Abrahamo.

Dal versetto 16 in poi ci viene riferito che i tre uomini  si alzarono e volsero gli sguardi verso Sodoma. Il Signore però rimase ancora da Abrahamo, il Suo profeta (Gen. 18:17), al quale non poteva nascondere nulla di quel che pensava di fare; infatti sta scritto: “Poiché il Signore, Dio, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti” (Amos 3:7). I due angeli, che vengono anche definiti uomini, si recarono a Sodoma (Gen. 18:22) ed essi raggiunsero la città verso sera (Gen. 19:1). La dottrina, secondo la quale questi tre uomini sarebbero il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, è una bestemmia. I due angeli erano in tutto e per tutto uomini — non due Persone di Dio — dei quali i famigerati uomini di Sodoma volevano impadronirsi (Gen. cap. 19). È veramente sciocco e riprovevole presupporre che il Figlio e lo Spirito Santo avrebbero svegliato la concupiscenza degli uomini omosessuali di Sodoma. Questo è il colmo della bestemmia trinitaria contro Dio, mentre è evidente che ogni forma di rispetto davanti alla santità di Dio è andata perduta.

Ogni volta che viene usata la parola angelo, vi è alla radice la parola angelos, che significa «messo» o «messaggero». Da un lato, sono esseri celesti che debbono portare un messaggio; dall’altro, nella Sacra Scrittura, vengono chiamati angeli anche uomini che hanno ricevuto un compito da parte di Dio (Aggeo 1:12-13 e altri). In Apocalisse, capitoli 2 e 3, leggiamo sette volte: “All’angelo della chiesa…”.  Se Dio il Signore deve portare un messaggio, anch’Egli appare quale Angelo; come Signore, Egli ordina, come Dio  gli riceve adorazione.

In Esodo, capitolo 3, il profeta riferisce la sua esperienza soprannaturale del pruno ardente. L’unico Dio, che è anche un fuoco consumante, appare là come «Angelo del Signore « in una fiamma di fuoco (Es. 3:2). In relazione con questo avvenimento vengono menzionati tre concetti: «Angelo del Signore», «Signore» e «Dio»: “Il Signore vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!»” (Es. 3:4). Tuttavia solo uno era presente, cioè Dio il Signore, che disse di Sé stesso: “Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani” (Es. 3:8). Ciò avvenne in forma visibile in relazione con il messaggio di liberazione che recò salvezza.

Alla legislazione, come già alla creazione, erano presenti anche gli angeli. Ciò viene detto più di una volta: “Infatti, se la parola pronunziata per mezzo di angeli si dimostrò ferma…” (Ebrei 2:2a) e: “…voi, che avete ricevuto la legge promulgata dagli angeli” (Atti 7:53).Però Mosè era solo il mediatore tra “l’ANGELO che gli parlava” e il popolo (Atti 7:38). Anche se gli angeli erano presenti, si trattava però del Signore  che parlava quale «Angelo del Patto». “Poiché il Signore è il nostro giudice, il Signore è il nostro legislatore, il Signore è il nostro re, egli è colui che ci salva” (Is. 33:22).

È anche in questo contesto che deve essere visto e compreso Genesi, capitolo 1. I profeti e gli apostoli non hanno mai riferito il «noi» di Genesi 1:26: “Facciamo l’uomo a nostra immagine…” a più Persone all’interno della Deità. Non c’è mai stato alcun paragone: spirito, anima, corpo = Padre, Figlio, Spirito. Se qualcuno lo pensa ugualmente, per favore mi dica: dove sta scritto? L’apostolo Paolo scrive: “…onde per nostro mezzo impariate a praticare il «non oltre quel che è scritto…»” (1 Cor. 4:6b). Chi va “oltre quel che è scritto”, chi va oltre la Parola di Dio scritta, cade e precipita nell’abisso del mondo delle proprie idee.

La risposta, a chi il Signore abbia pensato con il «Facciamo…», la troviamo di nuovo nella Sacra Scrittura. Dio chiede al Suo servitore Giobbe: “Dov’eri tu quando gettavo le fondamenta della terra? …Dov’eri quando le stelle del mattino cantavano in coro e le creature celesti (angeli) gridavano di gioia?” (Giob. 38:4-7). Gli angeli erano quindi presenti quando Dio fondò la terra e creò Adamo a Sua immagine. Così ci testimoniano le Sacre Scritture. Gli angeli sono dei figli di Dio, Sue creature, che si presentano continuamente davanti a Dio: “Un giorno i figli di Dio vennero a presentarsi davanti al Signore… (Giob. 1:6, 2:1 e altri). In Genesi, capitolo 11, il Signore usa ancora una volta il «noi» in modo umano. Nel versetto 7 sta scritto: “Scendiamo dunque…”.  È però il Signore a fare e operare ogni cosa. Gli angeli Lo attorniano; Lo accompagnarono perfino a Betlemme (Luca 2:8-14).

Il profeta Isaia scrive nel capitolo 6 di aver visto il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, attorniato da tutto l’esercito celeste  e di aver sentito riecheggiare le parole: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti!” (Is. 6:3). Poi, nel versetto 8, egli riferisce la conversazione del Signore con la schiera degli angeli: “Poi udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò? E chi andrà per noi?»” (Is. 6:8).


Secondo 1 Re, capitolo 22, e 2 Cronache, capitolo 18, il profeta Miccia udì in Spirito sulla terra la conversazione che il Signore tenne in cielo. Egli testimonia: “Io ho visto il Signore seduto sul suo trono, e tutto l’esercito del cielo che gli stava a destra e a sinistra” (1 Re 22:19b). Come afferma il testo, la conversazione ebbe luogo con gli angeli che Lo attorniavano. Gli angeli sono spiriti ministrati (Ebrei 1:14) che hanno forma umana. Con il «Facciamo…», il nemico ha travisato la Parola di Dio nella testa e nella bocca degli scribi fin dall’«invasione babilonica» nel IV secolo e, come alla costruzione della torre di Babele, scaturì una vera e propria confusione di linguaggio concernente tutti i temi biblici. I concetti sono rimasti, però hanno ricevuto una diversa interpretazione. Non è significativo che le chiese ricevettero una torre, un campanile, soltanto dopo la confusione religiosa? Nei primi secoli del Cristianesimo, esse avevano ancora l’aspetto di una sinagoga. La forma «noi» si riferisce sempre agli angeli che attorniano Dio il Signore, che stanno a Sua disposizione per servirLo e con i quali Egli parla. Dopo che il Signore ebbe superato le tentazioni, gli angeli si avvicinarono a Lui e Lo servirono (Mat. 4:11).

«Dio il Signore» camminava in Eden e, sul far della sera, parlava con l’uomo che aveva creato a Sua immagine. L’immagine di Dio è la figura di un uomo, la quale è anche la figura degli angeli; così ci viene potentemente testimoniato nella Parola di Dio. Quando l’angelo Gabriele venne mandato da Daniele, riferisce il profeta: “…ecco in piedi davanti a me una figura simile a un uomo” (Dan. 8:15b). “Mentre stavo ancora parlando in preghiera, quell’uomo, Gabriele, che avevo visto prima nella visione…” (Dan. 9:21a). Cherubini e serafini invece sono degli esseri con le ali destinati alla continua adorazione di Dio (Is. 6:2-3 e altri).

Il profeta Ezechiele vide Dio il Signore quale figura di un uomo seduto sul trono : “…c’era come una pietra di zaffiro, che pareva un trono; e su questa specie di trono appariva come la figura di un uomo  (non di tre uomini), che vi stava assiso sopra, su in alto” (Ez. 1:26-28). Anche Giovanni vide solo Uno  sul trono: “Ed ecco, un trono era posto nel cielo e sul trono c’era uno seduto” (Apoc. 4:2), e anch’egli poté descriverLo con precisione. Quando mai un profeta o un apostolo ha visto tre Persone divine sul trono? Naturalmente mai! L’apostolo Giovanni testimonia: “E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»” (Apoc. 21:5).

Quando si parla di angeli si usa anche il plurale, quando si parla di Dio, sempre e solo il singolare: “Giacobbe continuò il suo cammino e gli vennero incontro degli angeli di Dio. Come Giacobbe li vide, disse: «Questo è l’esercito di Dio». E chiamò quel luogo Maanaim” (Gen. 32:1-2). Poi, fino allo spuntare dell’alba, lottò con Dio, che gli era apparso nella figura di un uomo e che gli toccò la giuntura dell’anca, slogandogliela (Gen. 32:24-32). Giacobbe fu trasformato da questa esperienza con Dio e da quel momento fu chiamato «Isra–el», «Israele» (= Colui che lotta con Dio). Egli chiamò quel luogo «Peni–el» (= Faccia di Dio) perché disse: “Ho visto Dio faccia a faccia e la mia vita è stata risparmiata” (Gen. 34:30). In Genesi 48:15-16, Giacobbe testimonia: “Il Dio alla cui presenza camminarono i miei padri Abraamo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino a questo giorno, l’angelo che mi ha liberato da ogni male…”. Il profeta Osea riporta così l’esperienza avuta da Giacobbe: “…nel suo vigore, lottò con Dio; lottò con l’Angelo, e restò vincitore; egli pianse e lo supplicò. A Bethel lo trovò, e quivi egli parlò con noi. Or l’Eterno è l’Iddio degli eserciti; il suo nome è l’Eterno” (Osea 12:4-6).

Seguire le tracce di Dio e studiare le Sue molteplici rivelazioni diventa sempre più affascinante. Si deve cioè vedere il modo della Sua rivelazione con lo scopo collegato con essa. In Esodo 23:20-21, Dio dice: “Ecco, io mando un angelo davanti a te per proteggerti per via, e per introdurti nel luogo che ho preparato. Sii guardingo in sua presenza, e ubbidisci alla sua voce; non ti ribellare a lui, perch’egli non perdonerà le vostre trasgressioni; poiché il mio nome è in lui”.  [Oppure: “…poiché io sono personalmente in lui”— N.d.T.] Quando Egli porta un messaggio, appare sotto forma di Angelo (Es. 32:34); per questo motivo viene anche chiamato Angelo del Patto (Mal. 3:1; Atti 7:30-38) e Angelo della Sua faccia  (Is. 63:9). Personalmente Dio è stato tra il Suo popolo come Angelo del Patto: “E l’Eterno rispose: «La mia presenza andrà teco, e io ti darò riposo». E Mosè gli disse: «Se la tua presenza non vien meco, non ci far partire di qui»” (Es. 33:14-15). Così parla il Signore di Sé stesso quale Persona, cioè della Sua diretta presenza. Nell’ultimo annuncio concernente la prima venuta del Signore sta scritto in Malachia 3:1: “Ecco, io vi mando il mio messaggero, che spianerà la via davanti a me e subito il Signore, che voi cercate, l’Angelo del patto, che voi desiderate, entrerà nel suo tempio. Ecco egli viene”.  Giovanni Battista era il messaggero, l’angelo, il precursore di cui hanno profetizzato Malachia e Isaia (Mat. 11:10; Marco 1:1-3 e altri), e Gesù Cristo, il «Signore», quale Figlio di Dio, stabilì il Nuovo Patto e, secondo Apocalisse, capitolo 10, Egli scenderà per Israele quale Angelo del Patto.


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