IL SABATO
UN COMANDAMENTO PER TUTTI?
In tutti i tempi, quando Dio operava in un modo speciale sulla terra tramite il Suo Spirito, sorgeva nel cuore dei Suoi figliuoli il desiderio di vivere secondo la Parola di Dio e di fare tutto quello che Egli aveva comandato. Lo Spirito di Dio risveglia questa brama negli uomini per la serietà della proclamazione della Parola. Quasi sempre sorgevano le stesse domande bibliche in merito alle quali tuttavia le opinioni non erano concordi.
Nella nostra considerazione si tratta di esporre il punto di vista biblico sul sabato e non l’opinione o l’insegnamento di una determinata corrente di fede. Per questo motivo ci atterremo esclusivamente a quanto sta scritto nell’intera testimonianza della Bibbia. Come prima cosa dobbiamo considerare quando, per chi e a quale scopo una dottrina o una prescrizione è stata data da Dio. È anche assolutamente necessario includere nella considerazione, per quanto possibile, tutti i passi che appartengono allo stesso tema.
Dopo il compimento dell’opera di creazione, Dio si riposò il settimo giorno. “Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta” (Gen. 2:3).
Nonostante l’importanza attribuita al settimo giorno, è trascorso un periodo di tempo di duemila anni circa da Adamo — Enoc, Noè, Abrahamo — fino alla legislazione, periodo in cui il sabato non è stato affatto menzionato.
Solo alla legislazione Dio il Signore proclamò il sabato come comandamento: “Ricòrdati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario… poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato” (Es. 20:8-11).
In Esodo, capitolo 23, i figli d’Israele vengono vincolati all’osservanza del sabato per ben tre volte: “Badate bene di osservare i miei sabati, perché il sabato è un segno tra me e voi per tutte le vostre generazioni, affinché conosciate che io sono il Signore che vi santifica. … I figli d’Israele quindi dovranno osservare il sabato, lo celebreranno di generazione in generazione, come un patto perenne. Esso è un segno perenne tra me e i figli d’Israele!” (Es. 31:12-17). Come vediamo, per quanto concerne il sabato, Dio ha particolarmente vincolato il Suo popolo del Patto, Israele.
Dio il Signore ordinò dunque al popolo d’Israele il settimo giorno della settimana come giorno di riposo santo. Egli stabilì anche il settimo anno come un «anno sabbatico» — un anno di riposo per Israele: “Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno la lascerai riposare, incolta; i poveri del tuo popolo ne godranno…” (Es. 23:10-11). Allo stesso modo Dio ordinò al Suo popolo del Patto, Israele, il cinquantesimo anno come «Giubileo». Dovevano passare sette volte sette anni e poi seguiva il Giubileo. Il «Giorno delle espiazioni» le trombe dovevano proclamarlo: “Conterai pure sette settimane di anni: sette volte sette anni; e queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Poi, il decimo giorno del settimo mese farai squillare la tromba; il giorno delle espiazioni farete squillare la tromba per tutto il paese. Santificherete il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e ognuno di voi tornerà nella sua famiglia” (Lev. 25:8-11). Il settimo giorno, il settimo anno e poi il Giubileo avevano un significato particolare per Israele.
Come abbiamo visto, Dio ha vincolato in modo particolare il Suo popolo dell’Antico Testamento all’osservanza del sabato. Il Signore Gesù approfittò di ogni occasione per parlare di sabato a coloro che si erano radunati. Egli stesso ha osservato e santificato il sabato, ha però anche salvato e guarito in giorno di sabato, perché “Egli è Signore del sabato” (Luca 6:5) e: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Marco 2:27-28). Per questo motivo un bue o una pecora che erano caduti di sabato in un pozzo potevano essere tratti fuori (Luca 14:5). Anche gli apostoli hanno approfittato di ogni occasione per predicare la Parola di sabato (Atti 17:2, 18:4).
Shabath significa «riposo» come Shalom significa «pace». Dopo aver compiuto la creazione, Dio si riposò e, dopo aver compiuto la redenzione, Egli condusse e conduce i Suoi nel Suo riposo, cioè nella pace con Dio tramite Gesù Cristo, il nostro Signore. Purtroppo, il popolo d’Israele, al quale appartenevano in realtà la legislazione e le promesse (Rom. 9:4), non ha riconosciuto il significato spirituale che era adombrato nel settimo giorno. Così dice il Signore: “«È un popolo dal cuore traviato; essi non conoscono le mie vie». Perciò giurai nella mia ira: «Non entreranno nel mio riposo!»” (Salmo 95:10-11).
A tutto il popolo d’Israele che onorava il sabato e lo santificava, doveva essere fatto il rimprovero: “Ma essi furono ribelli, contristarono il suo Spirito santo; perciò egli si mutò in loro nemico…” (Is. 63:10). Per la minoranza che non perseverava nell’incredulità e nella disubbidienza valgono le seguenti parole: “Come il bestiame che scende nella valle, lo Spirito del Signore li condusse al riposo” (Is. 63:14).
Nei capitoli 3 e 4 dell’epistola agli Ebrei è dedicato un grande spazio a questo tema sul vero riposo sabbatico, con riferimento al Salmo 95 e facendo un confronto con il popolo del Patto dell’Antico Testamento. Citiamo con lo sguardo sul Nuovo Testamento: “Perciò, come dice lo Spirito Santo: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori… Sono sempre traviati di cuore…»” (Ebrei 3:7, 10). A motivo della loro incredulità e della loro disubbidienza non poterono entrare nel riposo di Dio, benché avessero osservato il sabato. Perciò sta scritto nel capitolo 4: “La promessa di entrare nel suo riposo è ancora valida… Noi che abbiamo creduto, infatti, entriamo in quel riposo, come Dio ha detto… Poiché risulta che alcuni devono entrarci… Dio stabilisce di nuovo un giorno — «il giorno della salvezza» (Is. 49:8; 2 Cor. 6:2) — ‘oggi’ dicendo per mezzo di Davide, dopo tanto tempo, come si è detto prima: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!». Infatti, se Giosuè avesse dato loro il riposo, Dio non parlerebbe ancora d’un altro giorno. Rimane dunque un riposo sabatico per il popolo di Dio…” (Ebrei 4:10). Qui non si parla di un «riposo di sabato», ma di un «riposo sabbatico» e questo è il riposo in Dio. Come Dio si riposò della Sua opera di creazione, così si riposano in Lui tutti i figliuoli di Dio dopo l’opera di redenzione compiuta.
Nell’epistola agli Ebrei leggiamo: “Perché se quel primo patto fosse stato senza difetto, non vi sarebbe stato bisogno di sostituirlo con un secondo” (Ebrei 8:7). Sta pure scritto: “La legge, infatti, possiede solo un’ombra dei beni futuri, non la realtà stessa delle cose… non può rendere perfetti coloro che si avvicinano a Dio” (Ebrei 10:1).
Il Salvatore grida a tutti: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”. Egli dice ancora: “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre” (Mat. 11:28-29).
All’inizio della Chiesa neotestamentaria alcuni fratelli, che erano diventati credenti, volevano continuare a vivere anche durante il tempo della grazia secondo le prescrizioni della legge. Si arrivò alla domanda di quel che si doveva imporre di osservare ai credenti provenienti dalle nazioni. A questo proposito leggiamo negli Atti degli apostoli: “Perciò io ritengo che non si debba turbare gli stranieri (i Gentili) che si convertono a Dio; ma che si scriva loro di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifici agli idoli, dalla fornicazione, dagli animali soffocati, e dal sangue” (Atti 15:19-20). Dal seguente versetto risulta chiaramente che non si trattava dell’opinione degli apostoli o degli anziani, bensì come sta scritto: “Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie…” (Atti 15:28).
Paolo scrive nell’epistola ai Romani: “Uno stima un giorno più di un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente” (Rom. 14:5). Se fosse stato necessario per i credenti provenienti dalle nazioni stabilire un determinato giorno, gli apostoli l’avrebbero fatto. Però Paolo lascia ognuno libero e continua dicendo: “Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore” (Rom. 14:6). E chi lo fa per il Signore, lasci tutti gli altri in pace!
È più che evidente che nell’insegnamento degli apostoli non è stato stabilito nulla riguardo all’osservanza di un giorno. Benché le epistole di Paolo fossero lette in quel tempo da credenti provenienti d’infra i Giudei e d’infra i Gentili, egli non insistette sull’osservanza del sabato. In ogni caso, per i Giudei, era una cosa ovvia. Anche le feste perdurarono per loro con un significato neotestamentario. Così Paolo si affrettò per trovarsi a Gerusalemme il giorno di Pentecoste (Atti 20:16).
Dunque, nel Nuovo Testamento, non si tratta più di un giorno della settimana, ma della pace permanente con Dio e del riposo eterno in Dio. Non siamo vicini e consacrati a Dio per un solo giorno, ma per sempre. Egli ha preso dimora in noi e ha compiuto la Sua opera di grazia in noi. Così siamo passati dalle nostre proprie opere al riposo e ci riposiamo sempre nell’Iddio vivente. Per questo motivo si tratta di un «riposo sabbatico» e non di un «riposo di sabato». Nel primo Patto l’uomo aveva bisogno un giorno di riposo corporale, nel Nuovo Patto egli ha riposo spirituale per l’anima ogni giorno. Nel riposo di sabato ognuno poteva entrare fin dall’istituzione del sabato. Si tratta però del vero riposo e della pace in Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
Dopo la nascita della Chiesa neotestamentaria non c’è neanche un riferimento riguardo al fatto che gli apostoli avrebbero comandato di osservare il sabato come si faceva prima. Al contrario: Paolo, condotto dallo Spirito, scrive come ammonimento le seguenti parole: “Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati…” (Col. 2:16-18). Questo testo è molto divulgativo, particolarmente il concetto: “Nessuno vi giudichi…” oppure come altri traducono: “Nessuno vi condanni …”. Non è proprio così che coloro che fanno dipendere la salvezza dall’osservanza del sabato giudicano e condannano gli altri? Contestano loro la piena salvezza in Gesù Cristo e li annoverano fra gli appartenenti all’Anticristo. Però, secondo la Scrittura, ai credenti delle nazioni non deve essere imposto né la circoncisione (Gal. 6:15-16) né l’osservanza del sabato.
È noto a tutti che il Signore Gesù di sabato insegnava nelle sinagoghe e nel Tempio e predicava il Regno di Dio. Anche gli apostoli, in modo particolare Paolo, approfittavano dell’occasione per predicare la Parola di Dio alle persone radunate. A Efeso Paolo predicò per due anni, in un primo momento nella sinagoga, poi però anche in un’aula pubblica (Atti 19:8). L’Evangelo può essere predicato sia di sabato sia di domenica, ogni giorno della settimana.
Quando sarà trascorso questo tempo della grazia per la Chiesa del Nuovo Testamento, comincerà una nuova epoca in relazione con Israele; allora varranno sulla terra le prescrizioni di Dio con riferimento al Regno. Così sta scritto nel libro del profeta Isaia: “«Avverrà che, di novilunio in novilunio e di sabato in sabato, ogni carne verrà a prostrarsi davanti a me», dice il Signore” (Is. 66:23). E pure: “Tutti quelli che saranno rimasti di tutte le nazioni venute contro Gerusalemme, saliranno di anno in anno a prostrarsi davanti al Re, al Signore degli eserciti, e a celebrare la festa delle Capanne” (Zac. 14:16).
Anche quel che Dio il Signore ha stabilito per l’epoca del Regno Millenario si
adempirà perché sta scritto: “Poiché in verità vi dico: finché non siano
passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà
senza che tutto sia adempiuto” (Mat. 5:18).
Nel Nuovo Testamento non c’è nessun comandamento esplicito circa la celebrazione della domenica o di metterla al posto del sabato. Anche nella Bibbia troviamo solo l’indicazione del settimo giorno della settimana, vale a dire il sabato. Nessun altro giorno viene chiamato per nome. Sta semplicemente scritto: “Dopo il sabato, verso l’alba del primo giorno della settimana…” (Mat. 28:1) oppure: “Il primo giorno della settimana…” (Giov. 20:1). Chiamare i giorni della settimana con diversi nomi è di origine pagana, anche il «giorno del sole» — la domenica. Ma per noi si tratta unicamente del significato divino dell’«ultimo» e del «primo» giorno della settimana secondo la Sacra Scrittura; tutto il resto lo lasciamo a Colui che giudicherà con rettitudine.
I quattro Evangeli testimoniano unanimemente che la risurrezione di Gesù Cristo è avvenuta il primo giorno della settimana, vale a dire il primo giorno dopo il sabato: “Or Gesù, essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana…” (Marco 16:9). Il «primo giorno» della settimana ricevette con la risurrezione del Signore Gesù il suo significato già adombrato nell’Antico Testamento. Lo stesso giorno il Risorto si rivelò ai Suoi: “Ed ecco, due di loro se ne andavano in quello stesso giorno a un villaggio nominato Emmaus, distante da Gerusalemme sessanta stadi…” (Luca 24:13).
Egli ebbe con loro uno studio biblico che includeva l’intero Antico Testamento — la legge di Mosè, i Salmi e i profeti — e aprì loro la mente per capire le Scritture. Il primo giorno della settimana avvennero: la risurrezione, la camminata con i due discepoli verso Emmaus, la sosta in casa, il rompere il pane, da cui Lo riconobbero (Luca 24:13-35) e, la stessa sera, il Risorto visitò i Suoi discepoli: “La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!»” (Giov. 20:19).
Sta pure scritto: “Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro” (Giov. 20:26). Perché dunque esattamente una settimana dopo? Perché non già dopo tre o cinque giorni? Che privilegio che non siamo ammaestrati da uomini, ma dalla Parola di Dio! Non solo i discepoli a Gerusalemme furono guidati da Dio a radunarsi il primo giorno della settimana, ma anche Paolo, perché sta scritto: “Il primo giorno della settimana, mentre eravamo riuniti per spezzare il pane…” (Atti 20:7). È meraviglioso considerare la Scrittura sotto la guida dello Spirito Santo! Paolo ruppe il pane con i santi il giorno dopo il sabato; ciò facendo seguì l’esempio del Signore che, dopo la risurrezione, l’aveva spezzato per la prima volta a Emmaus il primo giorno della settimana. Noi celebriamo lo spezzare il pane in chiesa sia di sabato sia di domenica finché Egli venga (1 Cor. 11:26).
Se dunque Paolo fu guidato dallo Spirito a mettere in risalto che si erano radunati il primo giorno della settimana, vale a dire il primo giorno dopo il sabato, ciò ha un’importanza particolare. Avrebbe potuto semplicemente scrivere: “Mentre eravamo riuniti per spezzare il pane…”, senza citare il primo giorno della settimana. Anche in questo la sapienza di Dio nei Suoi figliuoli è dimostrata. Se dunque ci ritroviamo il primo giorno dopo il sabato per meditare la Parola, per la preghiera e per spezzare il pane, allora è certamente in perfetto accordo con la pratica del Signore e degli apostoli e, con ciò, nella volontà di Dio. Inoltre il fuoco dello Spirito Santo ardeva così potentemente nei primi Cristiani e lo Spirito li animava cosicché facevano di ogni giorno un giorno di riunione: “E ogni giorno, nel tempio e per le case, non cessavano di insegnare e di portare il lieto messaggio che Gesù è il Cristo” (Atti 5:42).
Che l’apostolo Paolo abbia messo in rilievo il primo giorno della settimana, lo vediamo anche nel fatto che l’apostolo ordinò la colletta per i santi in quel giorno: “Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte quello che potrà…” (1 Cor. 16:2). Non possiamo fare altro che credere così come dice la Scrittura, vale a dire che ogni cosa deve riposare su due o tre testimoni. Il Signore fedele, anche in questa faccenda, ha pensato al Suo popolo. Già nell’Antico Testamento ha accennato a questo giorno. In Levitico, capitolo 23, sta scritto: “Il primo giorno avrete una santa convocazione; non farete in esso nessun lavoro ordinario” (Lev. 23:7) e: “… porterete al sacerdote un fascio di spighe, come primizia della vostra raccolta; il sacerdote agiterà il fascio di spighe davanti al Signore… il giorno dopo il sabato” (Lev. 23:10-11) . Il sacerdote agitava dunque la primizia della raccolta il giorno dopo il sabato. Quale meraviglioso accenno c’è qui della raccolta delle anime della schiera dei primogeniti!
Il sacerdote doveva agitare il fascio di spighe come primizia davanti al Signore il primo giorno della settimana. È facilmente comprensibile cosa si intende con il concetto «agitare»: le singole spighe venivano intrecciate e così formavano un tutt’uno, un covone (Salmo 126:5-6). Gesù Cristo è il «Primogenito» e la Chiesa neotestamentaria è la schiera dei primogeniti, vale a dire il Suo Corpo. Tutte le membra sono collegate con il Capo e tra di loro. Egli era il granello di frumento (Giov. 12:24) che cadde in terra e i Suoi sono il grano maturo che viene raccolto e deposto nel granaio celeste (Mat. 3:12).
Nell’Antico Testamento era il sacerdote che agitava il fascio di spighe naturali. Nel Nuovo Testamento è Gesù Cristo, il Sommo Sacerdote della nostra confessione, che agita la schiera dei primogeniti riscattata dalla terra quale fascio di spighe come primizia — in Lui viviamo, ci muoviamo, e siamo (Atti 17:28).
Il significato del «primo giorno» risplende per tutti coloro che semplicemente lo desiderano vedere. “Dall’indomani del sabato, dal giorno che avrete portato l’offerta agitata del fascio di spighe, conterete sette settimane intere… fino all’indomani del settimo sabato…” (Lev. 23:15-16). In queste parole ci viene descritto l’esatto calcolo del giorno della discesa dello Spirito Santo sulla schiera dei primogeniti quale primizia. Dovevano passare sette volte sette giorni, dunque quarantanove giorni, il seguente era “Pentecoste”, il cinquantesimo giorno. Esattamente al cinquantesimo giorno dopo che Gesù come primizia risuscitò vittorioso avvenne la discesa dello Spirito Santo. Avvenne nel giorno che seguiva il settimo sabato. Con ciò la risurrezione e la discesa dello Spirito Santo erano stati fissati da Dio stesso già nell’Antico Testamento sul primo giorno della settimana.
Non solo la risurrezione, ma anche la discesa dello Spirito Santo avvenne dunque
secondo la Sacra Scrittura il giorno dopo il sabato. Chi vuole obiettare
qualcosa contro simili e chiare affermazioni della Scrittura? Colui che non
crede ogni parola della Scrittura così come sta scritta, ma al contrario cerca
di adattare le affermazioni bibliche alle proprie opinioni, non ha capito il
linguaggio di Dio. Chiunque attacca l’intera testimonianza della Scrittura non
crede quel che dice la Parola, ma la propria interpretazione.
In certe comunità religiose c’è la dottrina secondo la quale tutti coloro che tengono le loro funzioni religiose di domenica, e non di sabato secondo la legge, appartengono all’Anticristo. Appellandosi a Apocalisse 14:6-13 asseriscono: «Chi tiene di domenica funzioni religiose ha il marchio della bestia e sarà tormentato per tutta l’Eternità». È una terribile interpretazione arbitraria, non solo perché è falsa — infatti non sta scritto nulla riguardo alla domenica — ma perché si distoglie da quella che è la realtà. Quando si tratta di una questione così decisiva come il marchio della bestia, ossia del segno di riconoscimento vero e proprio dell’Anticristo, allora quanto più debbono essere inclusi nel tema tutti i passi biblici che ne parlano e tutto deve essere portato allo stesso denominatore assolutamente biblico. È indispensabile la rivelazione del vero significato che risulta solo da tutti i passi della Scrittura appartenenti al tema.
Apocalisse 13:11-18 ci dà delle spiegazioni sugli avvenimenti nel tempo della fine e anche sul fatto che, per quanto riguarda il marchio della bestia, si tratta di un «numero d’uomo» e non del numero di un giorno. Il numero del superuomo è stato perfino calcolato: 666. Fin dalla Riforma è stato identificato come VICARIUS FILII DEI e applicato in modo mirato al papato.
Non c’è neanche un solo passo della Bibbia che dice che qualcuno che predica o prende parte ad una funzione religiosa di domenica porta il marchio della bestia. E non c’è neanche un solo passo biblico che accenna anche minimamente al fatto che chi osserva il sabato ha il Suggello di Dio, come suppongono molti. Si tratta di insegnamenti umani e totalmente non biblici. Secondo la Scrittura, il Suggello di Dio viene dato ai veri credenti per mezzo dello Spirito Santo (1 Cor. 1:21-22; Ef. 1:13, 4:30).
Quale base presunta dell’argomentazione viene usata la parola di Daniele, capitolo 7, versetto 25. Tuttavia viene strappata fuori dal contesto perché si tratta del tempo della fine fissato in cui il popolo d’Israele, dopo la rottura del patto (Dan. 9:27), sarà lasciato in balìa dell’Anticristo per tre anni e mezzo. “Egli proferirà parole contro l’Altissimo, ridurrà allo stremo i santi dell’Altissimo, e penserà di mutare i tempi e la legge; i santi saran dati nelle sue mani per un tempo, dei tempi, e la metà d’un tempo” (Dan. 7:25). Il profeta Daniele non vide quel che riguarda la Chiesa di Cristo, ma quel che sarebbe accaduto al suo popolo, Israele: “Ora sono venuto a farti conoscere ciò che avverrà al tuo popolo negli ultimi giorni…” (Dan. 10:14).
Bisogna leggere ogni passo biblico fino alla fine e lasciarlo nel contesto a cui realmente appartiene. Chi legge per esempio Daniele 7:23-27 riconoscerà con chiarezza che si tratta dell’ultimo periodo di tre anni e mezzo della tribolazione, dopo di che incomincerà il Regno: “E il regno e il dominio e la grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo…” (Dan. 7:27). Con riferimento al periodo per Israele, in cui si tratta pure del marchio della bestia, sta scritto: “Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù. E udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono” (Apoc. 14:12-13).
L’asserzione che la domenica sia stata introdotta dalla Chiesa cattolica non corrisponde a verità. Il primo giorno della settimana era già il giorno di riunione del Signore risorto e degli apostoli come pure dei credenti nel Cristianesimo primitivo. … È vero però che l’odio verso gli Ebrei da parte della Chiesa di Stato nata nel III secolo diventò così grande che, alla fine, gli Ebrei furono maledetti come «assassini di Cristo» e furono rigettati, sabato compreso. Nell’anno 321 d.C., ancora prima che esistesse la Chiesa di Stato come organizzazione, l’imperatore Costantino emanò il decreto in cui vietò agli Ebrei di osservare il sabato e ordinò loro la domenica come giorno di adorazione. Per tutti i cittadini nell’Impero Romano la domenica venne introdotta in modo vincolante come giorno di adorazione. Così è stato tolto al popolo di Dio dell’Antico Testamento il sabato comandato loro da Dio stesso e gli Ebrei sono stati precipitati nel conflitto di coscienza ed esposti alla persecuzione, alla deportazione e perfino alla morte. Questa prescrizione risale tuttavia all’iniziativa degli ecclesiastici ed è assolutamente riprovevole. Dall’altro lato nessuno ha il diritto di portare la Chiesa proveniente dalle nazioni nel conflitto di coscienza per via del sabato. Non siamo stati vincolati al sabato, neanche alla domenica, ma abbiamo ottenuto grazia e viviamo nella libertà dei figliuoli di Dio.
Anche chi definisce la domenica come «giorno del Signore» è cieco, spiritualmente parlando. Sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento il «giorno del Signore» viene spesse volte descritto (Gioele capp. 3 e 4; Atti 2:20 e altri). Così sta scritto che il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga «il giorno del Signore». «Il giorno del Signore» verrà come un ladro nella notte (1 Tess. 5:1-3 e altri). Ad esso si riferiscono le parole dell’apostolo Giovanni: “Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore…” (Apoc. 1:10) — non alla domenica. Sull’isola di Patmo Giovanni vide tutto ciò che sarebbe accaduto non in una domenica, ma nel «giorno del Signore» come viene descritto nei capitoli successivi.
Va notato che Dio non voleva fare con le nazioni dei giudeocristiani, ma dei figliuoli di Dio condotti dallo Spirito Santo. Naturalmente anche nessuno dovrebbe cercare di fare degli Ebrei dei “paganocristiani”, ossia dei pagani convertiti al Cristianesimo. In realtà non ci sono né “giudeocristiani” né “paganocristiani” — ci sono solo dei credenti biblici provenienti dagli Ebrei e dai Gentili, ossia dai pagani, che sono nati di nuovo e che sono diventati figliuoli di Dio. Tutto deve essere lasciato nell’ordine divino.
Nonostante tutti coloro che osservano il sabato come settimo giorno comandato da Dio lo pensino in modo serio e sincero, con ciò hanno solo la lettera della legge, ma non la rivelazione riguardo all’entrare nel riposo che è stato dato per grazia al popolo di Dio.
Rimane da sperare che tutti capiscano quel che in breve è stato esposto qui. Che non sia così però che ognuno si senta autorizzato a fare da maestro (Giac. 3:1). Dio stesso ha dato alla Sua Chiesa apostoli, profeti e dottori (1 Cor. 12:28; Ef. 4:11) che oggi insegnano esattamente tutto ciò che è stato insegnato nel Cristianesimo primitivo. Ogni tema biblico è stato trattato nella Scrittura in modo più che esauriente. Paolo poteva dire di sé di essere stato costituito apostolo (1 Tim. 2:7; 2 Tim. 1:11). Sappiamo pure che tutti i veri servitori di Dio predicano le dottrine degli apostoli come sono state ordinate nella Chiesa del Nuovo Testamento. Ognuno dovrebbe attenersi a quel che ci è stato lasciato chiaro e vero e dimenticare ogni interpretazione. Beato il predicatore che taglia rettamente la Parola della Verità e beati tutti coloro che La credono in modo giusto!
Ci fu un tempo senza sabato fino alla legislazione. Ci fu il tempo di Israele con il sabato. Adesso ci troviamo nel periodo della Chiesa di Cristo, poi seguirà il Regno nel Millennio.
Dio il Signore dia grazia affinché sia solo colui che è stato ammaestrato ad ammaestrare, e che parli solo colui a cui il Signore ha parlato tramite la Sua Parola, l’unica che dà chiarezza. Che tutti possano udire solo quel che lo Spirito di Dio dice per mezzo della Parola.
Anche se la Bibbia parla così chiaramente su un tema, tuttavia non basta la lettera, tutto deve sempre essere rivelato dallo Spirito Santo. Non ha alcun senso sprecare tempo con argomentazioni e discussioni. Chi non si lascia ammaestrare dalla Parola rimane ostinato. Possiamo soltanto dire: «Israele, quale popolo di Dio dell’Antico Patto, faccia quel che il Signore gli disse. Il popolo di Dio del Nuovo Patto faccia quel che ci è stato lasciato nella Parola di Dio fin dalla nascita della Chiesa del Nuovo Testamento». Benedetto sia il popolo d’Israele e benedetta sia la Chiesa di Dio d’infra le nazioni, nel Nome del Signore Gesù Cristo! Amen.
Ewald Frank
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