“GESÙ CRISTO È LO STESSO IERI, OGGI, E IN ETERNO!”    (EBREI 13:8)


 
 

LETTERA CIRCOLARE N° 41



OTTOBRE 2005

 
GRIDO DI RISVEGLIO

 IL CONTO ALLA ROVESCIA È INCOMINCIATO?

 

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

Cari amici della missione,

Saluto voi tutti di cuore nel prezioso Nome di nostro Signore Gesù Cristo. Considerando gli avvenimenti attuali ho scelto le seguenti parole uscite dalla Sua bocca:
 

“Ecco, Io ve l’ho predetto” (Mat. 24:25).
 

Certamente a nessuno sarà sfuggito che, nel mese di agosto 2005, sono accaduti avvenimenti eccezionali. In realtà viviamo in modo visibile e percettibile l’adempimento degli avvenimenti predetti per il tempo della fine. La profezia biblica ci dà informazioni sugli avvenimenti attuali e futuri. Affinché non si possa dire: «Questo c’è sempre stato!», avviene in modo crescente quel che non è mai accaduto prima in una simile dimensione. Alla prima venuta di Cristo si adempì in Israele tutto ciò che era stato predetto per quella generazione. Adesso si adempie in tutto il mondo quel che è stato annunciato per questo periodo di tempo.


Tutto il mondo guarda sempre più ad Israele, che anche adesso è il punto focale della profezia biblica secondo la quale, «alla fine dei giorni», doveva ritornare da tutte le nazioni nel Paese dei loro padri (Is. 14:1; Ger. 31:1-10; Ez. 36:24 e altri). L’uomo di Dio William Branham disse appropriatamente: «Se volete sapere il momento della giornata, guardate l’orologio. Se desiderate sapere il giorno della settimana, guardate il calendario. Se volete sapere come è avanzato il tempo, guardate ad Israele». Per il «popolo eletto» e per il «Paese eletto» ci sono delle promesse particolari. Allo stesso modo ci sono delle promesse per la «Chiesa eletta neotestamentaria». Quel che accade prima del rapimento della Chiesa-Sposa per la Cena delle nozze nel Cielo e anche quel che accadrà dopo — è tutto già scritto. Oltre a questo troviamo nella Sacra Scrittura delle predizioni che riguardano gli avvenimenti del tempo della fine in generale, in particolare le predizioni sull’ultimo impero, l’Impero Romano mondiale (Dan. 2:36-45, 7:19-26; Apoc. capp. 13 e 17 e altri), “incarnato” nell’«Unione Europea» come pure sulle schiere del settentrione (Ez. cap. 38) e i re del levante (Apoc. 16:12 e altri) che non si uniscono all’Unione Europea come gli altri (Apoc. 17:17) e non vi si sottometteranno, ma hanno un compito speciale da riempire nell’esecuzione del giudizio di Dio.
 

Quasi ogni giorno accadono sulla terra delle cose che ci scuotono profondamente. Vogliamo interessarci brevemente dei seguenti avvenimenti attuali:

Primo: le devastanti catastrofi naturali;

Secondo: le esercitazioni militari congiunte tra Russia e Cina;

Terzo: la visita del Papa in Germania;

Quarto: l’evacuazione della striscia di Gaza.
 

La nostra domanda è sempre questa: Cosa dice la Scrittura su un tema biblico e cosa dice sugli avvenimenti attuali? Gli uomini hanno le loro opinioni, però nessuno che cerca la verità può essere seriamente interessato ad esse. Se si tratta degli avvenimenti del tempo della fine, è esattamente allo stesso modo come con i temi biblici: in questo caso abbiamo bisogno dell’orientamento con la Sacra Scrittura. Solo nella Bibbia troviamo la risposta giusta. Al giornalismo cristiano ben intenzionato potremmo rinunciare; esso offre al pubblico solo delle opinioni. Abbiamo bisogno della Parola profetica che, purché ci sia rivelata, brilla come una lampada splendente in un luogo oscuro (2 Piet. 1:19).
 

Particolarmente in Matteo, capitolo 24, Marco, capitolo 13 e Luca, capitolo 21, il nostro Signore stesso ha predetto quel che doveva colpire la terra prima della Sua venuta e ci ha indicato i «segni del tempo della fine» ai quali dobbiamo prestare attenzione. In quel tempo gli apostoli chiesero e anche oggi noi chiediamo: “Dicci: Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente? E Gesù, rispondendo, disse loro: Guardate che nessuno vi seduca!” (Mat. 24:3-4).
 

Dopo aver parlato in Matteo, capitolo 24, di guerre, carestie e terremoti, Egli disse nel versetto 8: “… ma tutto questo non sarà che principio di dolori”, e nel versetto 33: “Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte”. Le medesime parole stanno in Marco, capitolo 13, versetto 29. Poi viene l’ammonimento nell’ambito spirituale: “E molti falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti. E perché l’iniquità sarà moltiplicata, la carità dei più si raffredderà. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. E questo evangelo del Regno sarà predicato per tutto il mondo, onde ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine” (Mat. 24:11-14).
 

In Luca, capitolo 21, dal versetto 25, troviamo il seguente annuncio: “… e sulla terra, angoscia delle nazioni, sbigottite dal rimbombo del mare e delle onde”. Poi il nostro Signore dice: “Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina”. Tutto questo accade oggi e cose ancora più terribili seguiranno.
 

I capitoli 15 e 16 dell’Apocalisse descrivono la fine dei giudizi apocalittici. Per iniziare sta là scritto: “Poi vidi nel cielo un altro segno grande e maraviglioso: sette angeli che aveano sette piaghe, le ultime; poiché con esse si compie l’ira di Dio (Apoc. 15:1). C’è l’inizio dei dolori che diventeranno sempre più forti, e c’è il compimento sotto l’ira di Dio nel breve periodo della grande tribolazione prima dell’inizio del Regno di Cristo.
 

I quattro avvenimenti particolari, ai quali ci riferiamo hanno suscitato differenti reazioni. Coloro che sono direttamente colpiti sono in preda alla paura senza sapere cosa fare e in un’attesa piena di ansia di quel che ancora verrà e chiedono: «Perché Dio lascia accadere tutto ciò? Perché proprio noi?». Coloro che sono rimasti risparmiati vanno avanti come finora. Per i credenti che credono così come dice la Scrittura, però, sono segni particolari che dimostrano che il ritorno di Gesù Cristo è sempre più vicino: Non si disperano, non cadono in perplessità, ma alzano il loro capo, perché sanno che la redenzione del loro corpo si avvicina. Non aspettano neanche che la Costa occidentale degli Stati Uniti lungo la faglia di San Andreas si stacchi, a causa di un forte terremoto, e sprofondi nel mare. Adesso è il tempo di intonare: «Più vicino a Te, Signore, più vicino a Te».
 

 

  Una foto dal satellite dell’occhio    
  dell’uragano Katrina
 

In dicembre 2004 tutto il mondo ha vissuto le conseguenze catastrofiche causate dallo tsunami nel Sud-Est asiatico. Nell’estate 2005 siamo stati innanzitutto noi in Europa ad essere colpiti da inondazioni — parte della Repubblica Ceca, della Polonia, della Romania, poi la Baviera, l’Austria, la Svizzera e anche la Francia — che hanno mietuto vite umane e lasciato danni per milioni. In altre parti del nostro continente, a cagione di una lunga siccità interi boschi sono stati divorati dalle fiamme.
 

Quel che però abbiamo visto e sentito nelle corrispondenze dagli Stati Uniti, particolarmente da New Orleans e dai tre Stati federali colpiti, superò tutto ciò di molto nella sua dimensione: Una superficie della grandezza dell’Inghilterra è stata funestata dall’uragano, sono stati direttamene colpiti milioni di persone. Il presidente Bush disse: «L’America non era ancora mai stata colpita dalle forze della natura in modo così disastroso». In prima pagina di un quotidiano stava scritto: «That is the fist of God!» — «Questo è il pugno di Dio!», su un altro: «Katrina è l’effetto dell’ira di Dio». — Dunque non un additare, non un dare un’indicazione con la mano, ma un colpo con il pugno!
 

Ci si potrebbe però chiedere chi dovrebbe trarre una lezione da ciò. Cosa è con i celebri evangelisti televisivi e politici degli Stati Uniti che si definiscono non solo Protestanti, ma a maggioranza credenti biblici fondamentalisti, Metodisti, Battisti, sì perfino Pentecostali. Come vogliono giustificare l’agire del governo di Bush, particolarmente la guerra in Iraq? Come fa a dire l’evangelista televisivo più conosciuto, Pat Roberson, durante una colazione alla Casa Bianca: «Sarebbe meno oneroso fare assassinare Fidel Castro e Roberto Chavez che condurre una guerra in Iraq che è già costata più di 200 milioni di dollari»? Il terrore non può essere combattuto col terrore! Ciò non rimarrà impunito! Un giorno avverrà quel che il fratello Branham ha visto nel 1933 in una visione, vale a dire che l’America sarà duramente colpita tramite un attacco militare.
 

Il Signore non deve esclamare con tristezza: «O America, o America, tu che confessi con le tue labbra che più del 50% degli abitanti sono dei Cristiani nati di nuovo, quante volte Dio ti ha chiamata nel più grande risveglio di tutti i tempi? Quante volte ti ha mostrato ciò che significano grazia, perdono e riconciliazione? Come, tramite il ministero straordinario di William Branham che avvenne pubblicamente negli anni dal 1946 al 1965, è stata resa manifesta l’azione soprannaturale di Dio da Costa a Costa, soprattutto in California e nella Louisiana!». Il Signore non dovrebbe oggi esclamare anche riguardo all’America: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!”, e come allora contro Capernaum, dove Egli abitava: “Perché se in Sodoma fossero state fatte le opere potenti compiute in te, ella sarebbe durata fino ad oggi”? Si tratta della resa dei conti finale, come si sa, dell’attacco contro Israele — “il piccolo Satana” e contro gli Stati Uniti — “il grande Satana”, come vengono definiti dal mondo islamico.
 

Veniamo al secondo punto. Nella profezia biblica è anche stata predetta l’ultima grande battaglia conosciuta come Harmaghedon. Vengono citati Gog e Magog, Mescec e Tubal, i popoli del nord. In Ezechiele, capitolo 38, si parla più volte: “… dell’estremità del settentrione e tutte le sue schiere…”. E poi leggiamo perfino: “… negli ultimi anni verrai contro il paese sottratto alla spada, contro la nazione raccolta di fra molti popoli sui monti d’Israele, che sono stati per tanto tempo deserti” (Ez. 38:1-10). Il profeta doveva profetizzare ancora una volta, precisamente sopra i popoli che verranno dall’estremità del settentrione, un potente esercito, che include i popoli islamici: Persiani, Etiopi, Libici, e così via (Ez. 38:5). E di nuovo viene posto l’accento su quanto segue: “Questo avverrà alla fine dei giorni…” (Ez. 38:1-10).
 

Noi tutti abbiamo preso atto delle esercitazioni militari congiunte tra Russia e Cina con l’impiego di tutte le categorie di armi durate dieci giorni nel mese di agosto 2005. Nell’ultima battaglia, i re dell’oriente si uniranno alle schiere del settentrione. L’orso russo e il dragone cinese si sono già uniti «per combattere il terrore e assicurare la pace mondiale» — come riportato in prima pagina dai quotidiani. Come pensano farlo, non l’hanno detto. Chi consulta la carta geografica trova la città di Vladivostok, particolarmente citata nei notiziari, situata realmente all’estremità del settentrione vista da Israele e soltanto alcuni chilometri dalla frontiera cinese. Appena terminate queste esercitazioni militari, la Russia rese noto che le prossime esercitazioni congiunte avranno luogo con l’India. In quella regione qualcosa si fa strada. Chi legge Apocalisse, capitolo 16, dal versetto 12, comprende che ai re dell’oriente — là da dove si alza il sole sull’Eufrate — la via deve essere liberata. In Apocalisse 9:13-21 leggiamo dei quattro angeli del giudizio legati sul grande fiume Eufrate (in Iraq) che verranno sciolti durante il periodo di tribolazione per uccidere la terza parte dell’umanità.
 

A questo punto bisogna rivolgere la seguente domanda ai credenti biblici: Se già oggi è in preparazione quel che avverrà dopo il ritorno di Gesù Cristo, quanto vicino deve essere allora il rapimento? Quanto dovrebbe scuoterci l’esortazione del nostro Signore e colpirci direttamente al cuore: “Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina”, perché: “Ecco, Io ve l’ho predetto!”.
 

 

 Con la coniatura straordinaria di 
 una medaglia, la visita del Papa
 entra visibilmente nella storia

Veniamo al terzo punto. La visita del Papa in Germania era ben più di un avvenimento mediatico. Diventa palese per tutto il mondo che un uomo viene sempre più messo al centro e si fa celebrare al posto di Cristo. Una rivista statunitense chiede «Chi è l’uomo più importante sulla terra? Il Presidente degli Stati Uniti, il Papa o Bill Gates?». Generalmente si suol dire: «Non ci sono stupide domande, ci sono solo stupide risposte». Questa volta ciò non varrà. George W. Bush è diventato il più disprezzato Presidente degli Stati Uniti. Bill Gates, che ha rivoluzionato il mondo dei computer, l’uomo più ricco del mondo, non ha nessun peso né politico né religioso a livello mondiale. Il Papa, invece, è senza dubbio l’uomo più influente sulla terra, a cui guardano tutti i capi religiosi e politici. Con ciò il papato domina con il processo di unificazione sul mondo intero.
 

Sono stati affrontati diversi temi durante la visita del capo della Chiesa cattolica nella sua patria, anche la “ferita aperta” a causa della divisione delle due Chiese. In Apocalisse, capitolo 13, si parla di una ferita, perfino di una ferita di spada mortale, che però viene guarita. Ciò avviene evidentemente adesso. Anche di quel che avvenne a Colonia lungo il Reno, ne hanno preso atto con grande stupore i credenti biblici fedeli alla Scrittura. Quando trecentomila giovani provenienti da ogni parte del mondo gridano: “Santo Padre, non ti lasciamo prima che non ci abbia benedetti!», allora pensiamo al pressante ammonimento del nostro Signore: “Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli” (Mat. 23:9). Fu Giacobbe che, quando incontrò Dio il Signore e lottò con Lui, esclamò: “Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto!” (Gen. 32:22-32). Alla Giornata Mondiale della Gioventù non si trattò affatto di un’esperienza biblica con Dio, ma di un’esperienza religiosa con il Papa. La sua visita alla sinagoga ebraica di Colonia doveva servire a migliorare il rapporto della Chiesa cattolica con l’Ebraismo, rapporto piuttosto teso.
 

Secondo la Sacra Scrittura solo Dio può benedire! Però tutto ciò si addice agli avvenimenti del tempo della fine: Sia la grande apostasia da Dio sia la dipendenza dall’uomo che si presenta al posto di Cristo diventa sempre più palese. Là una casa natale diventa un luogo di culto, lì dei luoghi diventano meta di pellegrinaggio. Perfino papa Giovanni Paolo II appena deceduto viene implorato nel suo luogo di nascita Wadowice e in tutta la Polonia. La gente non sa che simili “preghiere” non sono indirizzate a Dio, ma ai defunti, e che si tratta solo di un culto religioso, non di una adorazione di Dio confermata dalla Sacra Scrittura. Il nostro Signore disse: “Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità” (Giov. 4:24).
 

Era inconcepibile che nel popolo d’Israele, Abrahamo o Mosè o uno qualunque dei profeti defunti venisse implorato! Allo stesso modo è impensabile che ci sarebbe stata una simile adorazione dell’uomo nel Cristianesimo primitivo! Qualcuno può immaginarsi che Pietro, Giacomo o Giovanni fossero stati implorati? Questo è un culto reso all’uomo, che non deve avvenire né in Israele e neanche nella Chiesa neotestamentaria. Non si tratta in realtà di un inganno religioso di cui queste numerose persone sono vittime? Non possono illudere tutte le armoniose manifestazioni cosiddette “cristiane”. Il Dio eterno, l’unico che possiede immortalità, non dà il Suo onore a nessun uomo mortale! La testimonianza dell’apostolo è: “Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signor Gesù Cristo…” (Ef. 1:3 e altri).
 

Dio ci è apparso solamente e unicamente in Gesù Cristo, il Suo Figlio unigenito, che morì quale nostro Sostituto. Lui solo è la Via, la Verità e la Vita, e nessuno sulla terra viene al “Padre celeste” se non per mezzo del Suo Figlio unigenito, tramite il Quale Egli si è rivelato a noi. “In Lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati” (Col. 1:14). La testimonianza veritiera della Sacra Scrittura deve essere detta al mondo intero per mezzo dell’Evangelo eterno di Gesù Cristo. Come pure che la salvezza di Dio non è da trovare in nessuna chiesa o religione, che non è stato dato agli uomini sulla terra alcun altro nome nel quale c’è la nostra salvezza tranne Gesù Cristo, il nostro Signore. In realtà c’è solo un Dio e anche solo un Mediatore (1 Tim. 2:5), solo un Avvocato presso il Padre (1 Giov. 2:1) e solo un Redentore. Tutto il resto, anche se suona molto duro, è solo una tradizione religiosa tramite la quale gli uomini non giungono mai nella comunione personale con Dio. Colui che non sperimenta la grazia, il perdono, la giustificazione e la nuova nascita non ha alcuna relazione personale con Dio. È solo una pia relazione con una chiesa dipendente da uomini e dal loro agire religioso. L’unico vero Messaggio divino non è un messaggio ecclesiastico, non è il messaggio di un dignitario, ma l’Evangelo eterno di Gesù Cristo, il nostro Signore, che deve essere annunciato quale testimonianza a tutti i popoli prima della fine. Anche questo il nostro Signore l’ha predetto (Mat. 24:14; Apoc. 14:6 e altri).
 

 

 
Un particolare del Paese delle dodici tribù a
 ovest ed est del Giordano. Sul Mare
 Mediterraneo si vede la striscia di Gaza di 40
 chilometri di lunghezza — il paese dei Filistei
 — che si affaccia direttamente sul mar
 Mediterraneo
 

Passiamo adesso al punto quattro. L’evacuazione della striscia di Gaza è stata molto dolorosa per i coloni ebraici. Non è servito a nulla che i rabbini abbracciassero la Torah e difendessero le loro sinagoghe — le 21 colonie sono state evacuate con l’esercito. Secondo la Sacra Scrittura la striscia di Gaza non era mai stata parte del Paese promesso, non essendo mai stata occupata dal popolo d’Israele (Giud. 1:18). La striscia di Gaza sarà distrutta durante l’ultimo conflitto armato e solo dopo spetterà alla tribù di Giuda. “Perché Gaza sarà abbandonata e Ascalon ridotta a una desolazione; Asdod sarà cacciata in pieno mezzogiorno ed Ecron sarà sradicata. Guai agli abitanti della regione costiera, alla nazione dei Cheretei! La parola del Signore è rivolta contro di te, o Canaan, paese dei Filistei! “Io ti distruggerò al punto che non avrai più abitanti”. La regione costiera non sarà altro che pascoli, rifugi per pastori e recinti per greggi. Essa sarà un territorio per il resto della casa di Giuda…” (Sof. 2.4-7).
 

Prima che si adempia questa profezia e che avvenga la distruzione della striscia di Gaza, doveva aver luogo l’evacuazione di tutti gli Israeliti affinché non morissero nel giudizio. Solo dopo Israele abiterà nelle frontiere stabilite da Dio, soltanto allora l’ordine divino di salvezza entrerà pienamente in vigore. Allo stesso modo tutti coloro che appartengono alla Chiesa dell’Iddio vivente vengono ricondotti all’ordine di salvezza che comprende ogni cosa, purché abbandonino il territorio non biblico.
 

Nel tempo di Giosuè Dio il Signore ha adempiuto la promessa data ad Abrahamo. “Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do, come ho detto a Mosè” (Gios. 1:3). La conquista del Paese Promesso era una marcia trionfale incomparabile di Israele. La Parola del Patto si trovava nell’Arca del Patto e fu portata dai sacerdoti. Le trombe squillarono, il Giordano si divise, le mura di Gerico caddero. Il sole e la luna si fermarono, finché la vittoria di Dio fosse stata manifestata. Poi, però, viene la parte dolorosa, cioè che nel tempo di Giosuè la striscia di Gaza non venne interamente conquistata e proprio questo territorio rimase ai nemici d’Israele e fino al dì d’oggi riesce fatale ad Israele. Sansone fu il primo a dover provare sulla propria pelle l’astuzia dei Filistei a Gaza (Giud. capp. 13-16).
 

Le promesse di Dio sono qualcosa di prezioso, però dobbiamo impossessarci di esse con coraggio nella fede. Ciò vale anche per i credenti del Nuovo Patto. Tutte le promesse di Dio sono “sì” e sono “Amen” alla Sua gloria, ma, come sta scritto: “ … per mezzo di noi”: “Poiché tutte le promesse di Dio hanno in lui il «sì» e l’«Amen», alla gloria di Dio, per mezzo di noi (2 Cor. 1:20). I credenti debbono mettere piede sul terreno di ogni promessa e così vincere il nemico sul posto. Ciò di cui non ci impossessiamo nella fede viene lasciato al nemico e proprio dall’ambito che non abbiamo vinto, veniamo attaccati. La fede che è la nostra vittoria deve essere manifestata di fatto sul terreno delle promesse.
 

In Giosuè, capitolo 13, leggiamo: “… e rimane ancora una grandissima parte del paese da conquistare. Ecco quel che rimane: tutti i distretti dei Filistei…”. Poi vengono citate Gaza, Asdod e Askalon fino ad Afek al nord. L’originario paese dei Filistei è l’odierna striscia di Gaza lunga 40 chilometri. Viene già citata in relazione con Abrahamo che di tanto in tanto soggiornava a Gherar (Gen. cap. 20). Anche Isacco dimorò laggiù, e entrambi incontrarono il re dei Filistei Abimelec (Gen. cap. 26).
 

In Giudici, capitolo 2, troviamo una lezione importante sull’adempimento delle promesse divine: Se ci impossessiamo di esse nella fede, i nemici vengono sconfitti. Se rimangono inadempiute, i nemici continuano a primeggiare e ci rendono la vita difficile. Questo è di grande significato per i credenti della Chiesa neotestamentaria. Solo ciò di cui ci impossessiamo con l’aiuto di Dio, fondati sulle promesse in tutti gli ambiti della vita naturale e spirituale, ci viene dato da Dio. Tutto ciò che si sottrae a questa influenza divina, ci servirà di tentazione. COSÌ PARLA IL SIGNORE: “Io vi ho fatto salire dall’Egitto e vi ho condotto nel paese che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: Io non romperò mai il mio patto con voi; e voi dal canto vostro, non farete alleanza con gli abitanti di questo paese; demolirete i loro altari. Ma voi non avete ubbidito alla mia voce. Perché avete fatto questo? Perciò anch’io ho detto: Io non li caccerò d’innanzi a voi; ma essi saranno per voi tanti nemici (oppure: “ma essi saranno come spine nei vostri fianchi”), e i loro dèi vi saranno un’insidia” (Giud. 2:1-3). Dio rimane fedele, Egli non può rompere il Suo Patto, non può ritirare alcuna promessa. Per questo motivo sta scritto: “Di tutte le buone parole che il Signore aveva dette alla casa d’Israele non una cadde a terra: tutte si compirono” (Gios. 21:45).
 

Per la Chiesa neotestamentaria è lo stesso: Dio ha concluso un Nuovo Patto con noi, l’ha sigillato tramite il sangue dell’Agnello. Dio non rompe il Suo Patto in eterno, tutte le promesse sono «sì» e «Amen». Però debbono diventare realtà nella fede senza compromessi. Dio non voleva che Israele si mischiasse con gli abitanti del paese e usasse i loro altari sacrificali. Dio voleva che il Suo popolo Lo servisse Lui solo nel Suo Paese sul terreno della promessa. La parte del paese di cui non si impossessarono fu un’insidia per il popolo d’Israele e le promesse non vissute diventano per noi un’insidia, un tranello.
 

Siccome seguirono i dèi di quei popoli, “… l’ira dell’Eterno si accese contro Israele, ed egli disse: «Giacché questa nazione ha violato il patto che avevo stabilito coi loro padri ed essi non hanno ubbidito alla mia voce, anch’io non caccerò più d’innanzi a loro alcuna delle nazioni che Giosuè lasciò quando morì; così, per mezzo d’esse, metterò alla prova Israele per vedere se si atterranno alla via dell’Eterno e cammineranno per essa come fecero i loro padri, o no»” (Giud. 2:20-22).
 

La lezione che dobbiamo trarne è che Dio può essere veramente con noi se crediamo le Sue promesse, se ci appoggiamo su di esse e le viviamo personalmente. Prima della Sua ascensione il Signore diede la promessa principale per la Chiesa e il suo servizio: “Ed ecco, io mando su voi quello che il Padre mio ha promesso; quant’è a voi, rimanete in questa città, finché dall’alto siate rivestiti di potenza” (Luca 24:49).
 

“E trovandosi con essi, ordinò loro di non dipartirsi da Gerusalemme, ma di aspettarvi il compimento della promessa del Padre, la quale, egli disse, avete udita da me. Poiché Giovanni battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo…” (Atti 1:4-5).
 

Per noi, quale Chiesa del Dio vivente, c’è una promessa principale con lo sguardo sul ritorno di Gesù Cristo (Giov. cap. 14) e, in relazione con ciò, la promessa che prima sarebbe venuto Elia per ricondurre il cuore dei figliuoli di Dio a quel che al principio insegnavano i padri della fede. Ciò doveva avvenire prima che venisse il grande e terribile giorno (Mal. 4:5-6). Il nostro Signore ha confermato questa promessa in Matteo 17:11 e pure in Marco 9:12, quando Egli disse — e precisamente dopo il ministero di Giovanni Battista: “Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa”. Non permettiamo a nessuno di mettere in forse questa promessa. Sappiamo che Giovanni Battista apparve 2000 anni fa nello spirito e nella potenza di Elia. Era l’adempimento di quanto sta scritto in Isaia 40:3 e in Malachia 3:1. Adesso però, alla fine del tempo della grazia, prima che venisse il giorno del Signore, prima che irrompessero i giudizi, prima che il mondo fosse arso, Dio ha mandato un profeta. Tutti coloro che fanno parte del popolo di Dio, si poggeranno sulla promessa, se ne impossesseranno nella fede e saranno partecipi di quel che Dio fa presentemente. Chi non accetta una promessa di Dio nella fede, anche se si definisce credente, avrà da lottare fino alla fine contro le insidie del nemico. La Parola di Dio e le promesse di Dio non debbono essere interpretate, debbono essere accettate e sperimentate nella loro realizzazione.
 

Però, siamo sinceri! Come stanno le cose con i numerosi gruppi nel «Messaggio del tempo della fine» che, con le labbra, confessano la promessa di Malachia, parlano del rapimento e lo stesso non lo vivranno?
 

Come stanno le cose con la chiamata fuori, la separazione e la preparazione della Chiesa-Sposa? Il Messaggio della restaurazione non doveva precedere l’effettivo adempimento della restaurazione stessa?

Cosa ne è delle personali esperienze della salvezza promesse?

Cosa ne è dell’impossessarsi di tutto ciò che la Chiesa ha perso nel corso dei secoli?

Cosa ne è del camminare con Dio in armonia con la Sua Parola?

Cosa ne è dell’amore perfetto senza il quale nessuno entrerà nella gloria?

Quanto tempo deve passare ancora finché veniamo trasportati nello stato della Chiesa primitiva?

La Chiesa quanto tempo deve aspettare ancora la restaurazione che ci è stata posta davanti tramite il Messaggio del tempo della fine?
 

Non dobbiamo riconoscere per forza proprio adesso alla vista di tutti gli avvenimenti che la Chiesa dei primogeniti, i veri eletti debbono diventare d’un sol cuore e di un’anima sola , come era nel principio?
 

Non dovremmo dapprima sperimentare tutti quanto sta scritto in Atti, capitolo 2, cioè l’essere realmente riempiti con lo Spirito Santo — con la potenza di Dio — con la vita di Dio, affinché tutte le altre cose promesse da Dio possano seguire? Perché COSÌ DICE IL SIGNORE: “Non per potenza, né per forza, ma per lo spirito mio…” (Zac. 4:6). Anche la promessa di Atti, capitolo 3 — cioè che Gesù Cristo rimane nel Cielo fino al tempo della restaurazione di tutto ciò che Dio ha promesso per la bocca dei Suoi santi profeti — è molto importante (Atti 3:21).
 

Per concludere, ancora una citazione del fratello Branham: «Guardate alle promesse che Dio ha dato a questo Corpo, il Corpo di Cristo. Il Suo Corpo deve fare la stessa cosa, perché il Corpo e il Capo sono uniti. Se Cristo, il Capo, è la Parola, allora il Suo Corpo deve essere simile al Capo — una Chiesa della Parola, che è nata dalla Parola. Nata verginalmente dalla Parola, non è una denominazione. Nata verginalmente dalla Parola!». Il fratello Branham udì la Voce: «Prendi la tua penna e scrivi! Questo è quel che ricevetti quando lo Spirito parlò, e cerco di dirvelo. Secondo la legge della riproduzione, ogni cosa produce secondo la sua specie (Gen. 1:11). In questi ultimi giorni, la vera Chiesa-Sposa arriva alla Pietra della Vetta. Sarà la “Super-Chiesa”, sarà una razza particolare, mentre si avvicina alla gloriosa Pietra della Vetta. Saranno così simili a Lui, completamente alla Sua immagine, affinché possano essere uniti con Lui. Saranno uno. Tramite loro la Parola dell’Iddio vivente sarà perfettamente resa manifesta». Anche questo il Signore lo ha predetto.
 

Dobbiamo semplicemente capire che adesso la Scrittura si adempie con tutte le promesse e tutte le predizioni. Non solo viviamo nel tempo della fine, ma alla fine del tempo della grazia. Il ritorno di Gesù Cristo è veramente vicino. Il Signore ci grida ancora una volta: “Ecco, io ve l’ho predetto”. Egli ci grida un’altra volta: “Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina” (Luca 21:28). Solo colui che è pronto potrà entrare là, e questi sono coloro che credono alle promesse di Dio, che sono partecipi del loro adempimento e che saranno sigillati con lo Spirito Santo promesso (Ef. 1:1-14).
 

Operante per ordine di Dio:
Ewald Frank

 

Cliccare qui per scaricare questo documento riprodotto in un file .PDF
 


EDITORE: CENTRO MISSIONARIO DELLA PAROLA PARLATA, C.P. 212, 89100 REGGIO CALABRIA, ITALIA — TUTTI I DIRITTI DI RIPRODUZIONE, ANCHE PARZIALE, SONO RISERVATI — COPYRIGHT PER LA LINGUA ITALIANA: MISSIONE POPOLARE LIBERA, 89851 FRANCICA VV, ITALIA


www.missione-popolare-libera.it - Sito ufficiale della Missione Popolare Libera©  in Italia