LE 70 SETTIMANE DI DANIELE
E GLI AVVENIMENTI ATTUALI
IN RAPPORTO CON ISRAELE
ALLA LUCE DELLA PROFEZIA BIBLICA

 

Gli avvenimenti attuali nel Vicino Oriente hanno ancora una volta richiamato l'attenzione di molti conoscitori della Bibbia sul libro del profeta Daniele. La sua visione sulle 70 settimane di anni è essenziale per poter inquadrare meglio gli avvenimenti collegati con la profezia biblica e che sono al centro delle vicende mondiali in Israele. É necessario tenerne conto nello studio del passato e del presente, soltanto così il futuro diventa comprensibile. Il libro di Daniele è l'Apocalisse dell'Antico Testamento, in esso vengono svelate le vicende del popolo d'Israele fino alla fine di questa civiltà.

In quel tempo il profeta Daniele si trovava col suo popolo in cattività a Babilonia e investigava il libro del profeta Geremia (Ger. 25:11, 29:10) per avere dei chiarimenti sulla fine dell'oppressione dei settant'anni (Dan. 9:2). Poi pregò ancora fervidamente Dio e aperse il cuore davanti al Signore. Alla sua lunga preghiera di pentimento e di supplicazione seguì la risposta di Dio, che non si riferiva al tempo della cattività, ma agli avvenimenti futuri riguardanti Israele fino alla venuta del Messia e alla fine dell'ultimo periodo di tempo.

Al principio delle tue supplicazioni, una parola è uscita; e io sono venuto a comunicartela, poichè‚ tu sei grandemente amato. Fa' dunque attenzione alla parola, e intendi la visione! Settanta settimane sono fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città(Dan. 9:23-24a).

La cattività terminò due anni dopo con l'editto di Ciro, re di Persia, che permetteva di ricostruire il Tempio a Gerusalemme (Esdra 1:1-3). Tuttavia la città con le sue mura fu riedificata soltanto 100 anni dopo circa, al tempo di Nehemia. Secondo le parole dell'angelo Gabriele, questo era l'inizio delle 70 settimane di anni. Come noi conosciamo la settimana di giorni, così il Signore usa il concetto di settimane di anni.

Si tratta di una sestuplice finalità, come viene espresso nel seguente testo:

1. “…per far cessare la trasgressione,
2. per mettere fine al peccato,
3. per espiare l'iniquità, e
4. addurre una giustizia eterna,
5. per suggellare visione e profezia, e
6. per ungere un luogo santissimo”.

Sappilo dunque, e intendi! Dal momento in cui È uscito l'ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all'apparire di un unto (un Messia), di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, piazze e mura, ma in tempi angosciosi. Dopo le sessantadue settimane, un unto (un Messia) sarà. soppresso, nessuno sarà. per lui. E il popolo d'un capo che verrà, distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà come un'inondazione; ed È decretato che vi saranno delle devastazioni sino alla fine della guerra. Egli (l'Anticristo) stabilirà un saldo patto con molti, durante una settimana; e in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore; e questo, finché‚ la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore” (Dan. 9:24b-27).

 I conoscitori della Parola profetica e della storia hanno esposto in modo convincente la divisione del tempo dal decreto della riedificazione di Gerusalemme (Neh. cap. 2) fino a Cristo, il Messia. Le misure di tempo di 7 e 62 e 1 settimana di anni citate riguardano Israele. Il periodo del tempo della grazia per le nazioni (Salmo 118:24; Is. 49:8; Ebrei 4:7; 2 Cor. 6:2) si trova esattamente tra la 69.ma e la 70.ma settimana di anni.

La dottrina, secondo la quale Gesù Cristo avrebbe già adempiuto con il Suo ministerio la prima metà della 70.ma settimana di anni, non è biblica. Anche riguardo a questo punto dobbiamo chiederci: cosa dice la Scrittura in merito? Riguardo a questo tema la Sacra Scrittura, nel libro del profeta Daniele, adopera soltanto tre misure di tempo: 7 e 62 e 1 settimana di anni. Inoltre la Bibbia dice che il Messia, l'Unto, sarà soppresso, vale a dire sarà ucciso, dopo le 62 settimane di anni, non dopo 62 settimane e mezzo. Questo è COSÌ DICE IL SIGNORE nella Sua Parola: “Dopo le sessantadue settimane, un unto sarà soppresso…” (Dan. 9:26).

Non c'è nessun passo biblico dove sta scritto che il nostro Signore avrebbe fatto un patto per sette anni o che avrebbe predicato per tre anni e mezzo e che poi avrebbe infranto questo patto. Come era stato stabilito per gli uomini che facevano servizio nella tenda di convegno (Num. 4:1-3), Egli cominciò il Suo ministerio come Figliuolo dell'uomo all'età di trent'anni circa (Luca 3:23).

Non si può applicare lo stesso versetto a Cristo e all'Anticristo! Quando e con chi Cristo dovrebbe aver concluso un patto per sette anni e poi infranto? I primi tre anni e mezzo, come possono concernere Lui? Non aveva nessun patto con Roma da poter infrangere, tanto meno con Israele, anzi al contrario: Egli ha stabilito il Nuovo Patto tramite il Suo sangue (Mat. 26:26-28), e il Nuovo Patto non È temporale, ma È un Patto eterno. Questo s'avvicina alla blasfemia, quando un passo biblico che parla soltanto dell'Anticristo, viene applicato a Cristo. 

Inoltre il Signore non ha fatto cessare né‚ sacrificio né‚ oblazione. Tutto continuò come al solito fino al 70 d.C. Tuttavia tutto ciò che sta scritto nel libro del profeta Daniele, capitolo 9, versetto 27, riguarda esclusivamente l'Anticristo non Cristo. Cento altre citazioni differenti non possono annullare un versetto della Parola di Dio. Chi È da Dio, dà ragione a Dio e soltanto dopo vede correttamente l'intero contesto. Anche se il ministerio di Gesù Cristo È durato tre anni o tre anni e mezzo, in ogni caso rientra nella fine della 62.ma settimana. Questo È COSÌ DICE IL SIGNORE nella Sua Parola.

Israele ha come tempo della grazia tre anni e mezzo, durante i quali i due profeti appariranno a Gerusalemme: “E io darò ai miei due testimoni di profetare, ed essi profeteranno per milleduecentosessanta giorni, vestiti di cilicio” (Apoc. 11:3).

Per tutto quel tempo essi hanno la Parola dell'autorità divina e, durante il loro ministerio, il Tempio viene riedificato.

Gli Ebrei si aspettano che il Messia venga nel Tempio, perché‚ così sta scritto: “E subito, il Signore, che voi cercate, l'Angelo del patto, che voi bramate, entrerà nel suo tempio. Ecco, ei viene, dice l'Eterno degli eserciti” (Mal. 3:1b). Secondo loro il Messia È un uomo superiore a tutti, un principe (Ezech. 46) proveniente dalla casa di Davide (2 Sam. cap. 7 e altri). Per questo motivo si lasceranno ingannare dall'antagonista che si presenta in ogni occasione speciale davanti a tutto il mondo come un principe col suo scettro. Gli Ebrei sanno cosa è stato loro promesso riguardo al Messia, cioè che Egli estenderà il Suo scettro da Sion, vale a dire dal Monte del Tempio a Gerusalemme. “L'Eterno estenderà da Sion lo scettro della sua potenza: Signoreggia in mezzo ai tuoi nemici” (Salmo 110:2).

Come afferma chiaramente la Bibbia, il Messia ha due origini: dal punto di vista spirituale un'origine celeste, dal punto di vista terreno un'origine umana. Nell'Evangelo di Matteo, capitolo 1, e nell'Evangelo di Luca, capitolo 3, troviamo la discendenza terrena: “Genealogia di Gesù Cristo, figliuolo di Davide…”. Nel primo capitolo del Vangelo di Giovanni veniamo a conoscenza della Sua provenienza celeste. La Parola, che era Dio stesso, divenne uomo. Nell'Antico Testamento, troviamo l'annuncio delle due origini, nel Nuovo, l'adempimento e la conferma di queste. Nell'epistola di Paolo ai Romani, capitolo 1, leggiamo riguardo a Cristo: “ …nato dal seme di Davide secondo la carne…” (Rom. 1:3). Nel capitolo 9 della medesima epistola, la Sua provenienza terrena viene fatta risalire ai padri e quella celeste a Dio: “… i padri, e dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen” (Rom. 9:5). Nella prima epistola ai Corinzi, capitolo 15, versetto 47, sta scritto che il Messia “è dal cielo”, che il Signore è dal cielo. Il passo del libro di Malachia (Mal. 3:1) Lo designa quale Angelo del Patto, come viene anche chiaramente confermato nel capitolo 10 dell'Apocalisse. Vedi anche Atti degli apostoli, capitolo 7, versetto 38.

Nel libro di Nehemia e in quello di Daniele non si parla della costruzione del Tempio, ma della riedificazione di Gerusalemme, comprese le piazze e le mura. L'editto succitato fu promulgato nel 445 a.C. da Artaserse. Da quel momento fino alla morte del Messia sarebbero passate 7 settimane di anni = 49 anni e 62 settimane di anni = 434 anni, dunque in totale 483 anni. Se prendiamo in considerazione che nella profezia biblica un anno conta 360 giorni, arriviamo esattamente all'anno della crocifissione del nostro Signore. Con ciò, le 7 + 62 = 69 settimane di anni sono adempiute. L'inizio dell'ultima settimana di anni rientra quasi nello stesso tempo del rapimento della Chiesa–Sposa. Un nuovo inizio spirituale comincia per Israele.

Il primo dominatore mondiale che soggiogò Israele era Nebucadnetsar. Con lui ebbe inizio il dominio pagano dei quattro imperi (Dan. cap. 2 e 7). Come il primo dittatore mondiale ricevette un cuore di bestia, così avverrà pure con l'ultimo:  “Gli sia mutato il cuore; e invece d'un cuor d'uomo, gli sia dato un cuore di bestia; e passino su di lui sette tempi” (Dan. 4:16).

Altre tre volte viene detto nello stesso capitolo che questo primo dominatore mondiale sarebbe diventato una bestia per sette tempi, dunque per sette anni. La stessa cosa avverrà con l'ultimo dominatore mondiale: negli ultimi sette anni, nella 70.ma settimana di anni, appena Satana sarà gettato sulla terra (Apoc. 12:9), avrà preso possesso di lui e gli avrà dato il proprio trono (Apoc. 13:2), egli si comporterà come una bestia. Durante i primi tre anni e mezzo, non potrà ancora esercitare il potere mondiale assoluto, perché‚ i due profeti eserciteranno in quel tempo il loro ministerio con autorità divina (Apoc. cap. 11). Negli ultimi tre anni e mezzo però, ossia durante il periodo di persecuzione della Grande Tribolazione, agirà in modo satanico–bestiale.

Secondo la testimonianza della Scrittura rimane dunque ancora una settimana di anni: tre anni e mezzo di grazia per Israele e tre anni e mezzo della Grande Tribolazione (Dan. 7:25; Apoc. 13:5-7); sono in tutto sette anni completi. Per questi ultimi sette anni, che iniziano più o meno con il rapimento della Chiesa–Sposa delle nazioni, Roma, detto più esattamente, lo Stato del Vaticano concluderà con Israele, l'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e gli Stati arabi vicini un “trattato di pace” comprendente tutto: “Egli (l'Anticristo) stabilirà un saldo patto con molti, durante una settimana; e in mezzo alla settimana farà cessare sacrifizio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore; e questo finché‚ la completa distruzione, che é decretata, non piombi sul devastatore” (Dan. 9:27).

A seconda della traduzione sta scritto che il patto sarà concluso con “molti” o con “un gran numero di persone”. Effettivamente la parola nel testo originale avrebbe dovuto essere tradotta con “parecchi”, come altre traduzioni la riportano, per esempio in lingua francese con “plusieurs”: “Il fera une solide alliance avec plusieurs pour une semaine…”. Si tratta quindi di un patto, ovvero di un trattato settennale che uno conclude con parecchie parti contraenti. Non sarà un trattato riguardante Israele, ma si riferirà esclusivamente a Gerusalemme. I rapporti diplomatici vengono sempre conclusi tra due Paesi. Per quanto concerne questo “trattato di pace”, si tratta però di parecchie nazioni e religioni: di Israele, dell'OLP, della Giordania e dei Paesi arabi confinanti che ne prenderanno parte. Fino ad oggi i dottori della Bibbia non hanno badato affatto a questo aspetto e non l'hanno preso in considerazione, vedevano soltanto Roma e Israele. Tuttavia questo aspetto è il più importante e urgentemente necessario per ordinare e comprendere correttamente la profezia del tempo della fine che si sta realizzando adesso.

Nel capitolo 9 del libro di Daniele, accanto al “popolo” spesso viene messa in rilievo la “santa città”. In Israele e Gerusalemme troviamo dei luoghi che sono sacri sia per l'Ebraismo che per il Cristianesimo e l'Islam. L'avvio dei rapporti diplomatici tra Israele e il Vaticano nel 1994 era necessario affinché‚ si potessero protrarre le trattative su Gerusalemme. Dunque, il patto secondo il libro di Daniele, capitolo 9, versetto 27, non sarà concluso con un solo governo, ma con parecchi governi, non sarà bilaterale, ma multilaterale. Ciò può essere letto con esattezza nel testo del libro di Daniele. É proprio nella conoscenza di questa Scrittura che si trova la chiave, la rivelazione per la giusta comprensione riguardo alle trattative che adesso si attuano nel Vicino Oriente e nello Stato del Vaticano.

Lo scambio di ambasciatori con Israele mostra chiaramente il carattere di Stato del Vaticano, ma non si tratta tuttavia della conclusione del patto preannunciato. Un simile riconoscimento tra gli Stati del mondo è usuale e non è limitato nel tempo. Nel “patto settennale” non si tratterà dello scambio di ambasciatori e della costruzione di rappresentanze diplomatiche, ma in esso verranno regolati e stabiliti i diritti e i doveri delle tre religioni mondiali presenti a Gerusalemme.

Fino ad oggi, Gerusalemme è sempre stata la capitale di Israele, mai di un altro popolo. Per le altre due religioni mondiali, il Cristianesimo e l'Islam, questa città era di importanza secondaria. Ora, strano a dirsi, tutti volgono il loro sguardo in misura sempre maggiore su Gerusalemme. Non badano più ai luoghi di pellegrinaggio quali La Mecca e Medina, Lourdes e Fatima, e si concentrano con tutte le loro forze sulla capitale di Israele, Gerusalemme.

Sulla terra c'è un solo uomo, al quale anche gli Ebrei e i Musulmani guardano con rispetto: è il Papa che, come figura centrale, viene rispettato da tutte le religioni. Anche il suo rapporto con l'OLP e i Paesi arabi è ottimale. Così, durante le trattative, toccherà al Vaticano prendere in considerazione il desiderio di Israele di edificare il Tempio, ottenere dagli Arabi l'autorizzazione alla ricostruzione del Tempio e includere anche questo nel patto. Egli parlerà con “abile diplomazia” dei diritti degli uomini e della medesima importanza delle tre religioni monoteistiche. Tutto ciò avverrà affinché si adempia la Scrittura.

In base all'accordo stipulato nel “trattato di Gerusalemme”, il Papa in carica in quel momento si recherà con tutto il suo fasto nel Tempio nel frattempo ultimato, come è stato predetto già duemila anni fa: “… fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando sè‚ stesso e dicendo ch'egli è Dio” (2 Tess. 2:4b).

Nel Figliuolo, Dio diventò uomo e prese forma di servo. “L'empio”, quale “figliuolo della perdizione”, innalza sè stesso come un dio, pretende di essere infallibile e riceve gli onori. In un primo momento, gli Ebrei si lasceranno abbindolare dal falso “messia” al cui aiuto avranno ricorso per la conclusione del trattato su Gerusalemme. Fino a quel momento il velo di Mosè rimane steso sopra gli Ebrei. Col suo scettro in mano, egli porterà poi al popolo ebreo la sua versione del Cristianesimo, ossia quella cattolica. Ma ecco che, come un fulmine a ciel sereno, il Signore si rivelerà ai Suoi quale Angelo del Patto (Apoc. cap. 10) e annienterà l'empio col soffio della sua bocca (Is. 11:4; 2 Tess. cap. 2), il patto viene rotto e i due profeti, i conduttori spirituali, vengono uccisi. Con questo avvenimento si conclude la prima metà dell'ultima settimana di anni e inizia la Grande Tribolazione di tre anni e mezzo (Dan. 7:25b; Apoc. 13:5b).

Nel libro del profeta Daniele, capitolo 12, viene chiesto quanto tempo rimane da quel momento fino alla fine delle meraviglie. Il giuramento fatto nel versetto 7 rimanda chiaramente al capitolo 10 dell'Apocalisse, dove viene detto che “non ci sarà più indugio”. La risposta nel capitolo 12 del libro di Daniele dice: “E io udii l'uomo vestito di lino, che stava sopra, le acque del fiume, il quale, alzata la man destra e la man sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno, che ciò sarà per un tempo, per dei tempi e per la metà d'un tempo; e quando la forza del popolo santo sarà interamente infranta, allora tutte queste cose si compiranno” (Dan. 12:7).

Dio è preciso nella Sua Parola fin nei particolari, anche nel fissare i giorni. Il ministerio dei due profeti dura 1260 giorni (Apoc. 11:3), che sono esattamente tre anni e mezzo. Durante quel periodo il Tempio sarà edificato. Questo è il “primo tempo”. Dopo l'edificazione e la misurazione del Tempio, la città santa e il cortile saranno calpestati per quarantadue mesi, anche qui esattamente tre anni e mezzo come dice il capitolo 11 dell'Apocalisse: “… perché‚ esso è stato dato ai Gentili, e questi calpesteranno la santa città per quarantadue mesi” (Apoc. 11:2).  “… e Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché‚ i tempi dei Gentili siano compiuti” (Luca 21:24).

La seconda metà della 70.ma settimana di Daniele ha due proroghe: “E dal tempo che sarà soppresso il sacrifizio continuo e sarà rizzata l'abominazione che cagiona la desolazione, vi saranno milleduecentonovanta giorni” (Dan. 12:11).

Sono dunque 30 giorni in più, finché‚ la completa distruzione, già decretata, non piombi sul devastatore. Poi ci viene dato ancora un terzo numero di giorni, cioè 1335 giorni (Dan. 12:12). Evidentemente saranno necessari ancora 45 giorni per gli ultimi avvenimenti, come il giudizio dei popoli, ecc. (Is. 2:4; Michea 4:3; Apoc. 11:18, 20:4; Mat. 25:32 e altri); soltanto dopo, il Regno può cominciare. Tutto deve essere riportato in uno stato glorioso. Tutta la creazione aspetta con brama intensa il momento di essere liberata dalla corruzione alla quale È stata sottoposta (Rom. 8:19-22).

In riferimento all'ultima misura di tempo viene detto: “Beato chi aspetta e giunge a milletrecentotrentacinque giorni!” (Dan. 12:12).

Così si concludono gli avvenimenti dell'ultima fase fino al riordinamento prima del Millennio. Beato colui che persevera fino alla fine, perché‚ coloro che rimarranno sulla terra, entreranno nel Millennio. L'intera creazione manderà un sospiro di sollievo e l'intero mondo sarà in uno stato paradisiaco. Secondo la testimonianza della Scrittura, non ci sarà nessuna totale fine del mondo con una distruzione totale prima dell'inizio del Regno Millenario, come alcuni falsamente insegnano, ma solamente una purificazione tramite il fuoco e un glorioso nuovo inizio che tutta la creazione aspetta con gioia. Allora il lupo e l'agnello, la mucca e l'orso, ecc. pascoleranno pacificamente insieme (Is. 11:6-9 e altri) perché, per tutto quel periodo, Satana viene legato e gettato nell'abisso (Apoc. cap. 20).

Per quanto concerne gli ultimi sviluppi religiosi e politici del tempo della fine, l'uomo di Dio William Branham, durante la predicazione tenuta il 19 marzo 1962 a Tifton, Georgia, USA – soltanto alcuni mesi dopo la costruzione del muro di Berlino, nel punto culminante della “guerra fredda”, mentre i carri armati dell'Ovest e dell'Est si fronteggiavano – disse: «C'è una pioggia d'insegnamento. Una pioggia d'insegnamento c'è stata nelle nazioni. Il Comunismo È stato seminato tra gli uomini in ogni Paese. Un risveglio di Roma ha avuto luogo. Sapete cosa avviene se restituiscono la… parte est di Berlino? … Ciò metterà… l'Impero Romano esattamente nella posizione in cui era nel tempo di Gesù Cristo. Certamente avviene così. Esattamente.».

Il Comunismo mondiale non esiste più, quindi non rappresenta più una minaccia per la Chiesa cattolica, la quale invece riceve un nuovo impulso nei Paesi ex comunisti. Chi conosce i retroscena sa quale parte ha avuto il Vaticano nel crollo del Comunismo. La “guerra fredda” è terminata, il muro di Berlino è stato abbattuto, il 31 agosto 1994, dopo quasi 50 anni, gli ultimi soldati russi hanno lasciato il suolo tedesco. La Germania è unificata e l'Europa è impegnata in un processo di unificazione. Contemporaneamente il Cattolicesimo mondiale si sta elevando e, così, l'Impero Romano risorge davanti ai nostri occhi.

Il 25 marzo 1957 È stato firmato il Trattato di Roma, il quale serve di base per la Comunità Economica Europea; questo Trattato non avrebbe potuto essere concluso in nessun'altra città del mondo, infatti la politica mondiale viene fatta nella capitale mondiale, poiché‚ si tratta qui dell'Impero Romano che rimarrà fino alla fine come ultimo Impero.

Nei giorni di Gesù, Israele era sotto la dominazione romana, dal 63 a.C. la Giudea faceva parte dell'Impero Romano; il regno dei Maccabei aveva trovato una fine violenta. Al tempo della nascita di Gesù, l'imperatore romano Cesare Augusto ordinò un censimento in tutto l'Impero Romano a cui apparteneva anche la Giudea (Luca 2:1-5). L'apostolo Paolo, come ebreo, era nato quale cittadino romano (Atti 20:25-29). Il generale romano Tito, che assediò e distrusse la città di Gerusalemme, era il vile capo (Dan.9:26b) tramite il quale il giudizio di Dio colpì gli Ebrei (Mat. 24:15-22; Marco 13:14-20; Luca 21:20-24). Strano, ma vero: fin dal 1964 Israele è associata con l'Unione Europea tramite uno statuto speciale.

Sui passaporti della «Comunità dei Dodici», al primo posto non sta più scritto il nome del proprio Paese, ma «Comunità Europea». Già oggi il Diritto Europeo sta prima del Diritto Nazionale. Alcune corti di giustizia nazionali inviano certe sentenze all'esame della Corte di Giustizia Europea a Lussemburgo. Il Consiglio Europeo, la Banca Centrale Europea, le istituzioni più importanti hanno già il loro posto. L'Unione Europea è nel contempo la base per il governo mondiale che, in collegamento con la capitale spirituale del mondo, Roma – il Vaticano, eserciterà il potere. Il soggiogamento di tutti i popoli verrà raggiunto tramite il potere politico di Roma, la persecuzione dei veri Cristiani e degli Ebrei verrà esercitato tramite il potere religioso di Roma.

Le trattative tra lo Stato del Vaticano, Israele, l'OLP e gli Stati arabi proseguono con successo, malgrado molte difficoltà e contraccolpi. Il 30 dicembre 1993, sono stati firmati i documenti tra il Vaticano e Israele e, soltanto un giorno dopo, il 31 dicembre 1993, la stessa delegazione del Vaticano negoziava con l'OLP. Partendo da questo fatto, possiamo dedurre che gli avvenimenti escatologici predetti sono molto vicini e avverranno uno dopo l'altro. Si parla continuamente del significato e obiettivo “storico” della pace e della sicurezza in quella regione, di avvenimenti “storici”, di accordi “storici”, perfino di “storica” stretta di mano tra Giovanni Paolo II e il rabbino capo di Gerusalemme, Meir Lau, il 21 settembre 1993 a Castel Gandolfo, come anche della “storica” stretta di mano tra Arafat e Rabin a Washington.

Secondo l'accordo firmato il 13 settembre 1993 a Washington, le trattative sullo statuto definitivo di Gerusalemme debbono iniziare al più tardi fra tre anni per essere concluse al massimo entro due anni.

Il noto uomo politico ebreo-statunitense nato in Germania, Henry Kissinger, disse subito dopo la firma di questo accordo: «Peres walked into a trap», cioè «Peres è caduto in una trappola». La parola «Peres» significa «breccia» (Gen. 38:29) e «dividere» (Dan. 5:28); così Peres divide il proprio Paese, cosicché‚ il Paese È attraversato da una breccia. Su 120 deputati della Knesset, 61 votarono per l'accordo. Una sola voce dunque È stata determinante per questo.

Dal punto di vista biblico, le frontiere del Paese Promesso stabilite dal Signore hanno un tracciato ben differente. Le due tribù di Ruben e Gad, e la mezza tribù di Manasse avevano i loro territori sulla riva orientale del Giordano (Gios. 1:12-15 e altri). Israele avrebbe dovuto piuttosto ricevere dei territori in più, per ristabilire anche geograficamente l'ordine divino. Certamente avverrà anche questo, e tramite un intervento divino!

Né Gaza né Gerico, né la Cisgiordania e neanche le alture del Golan, ma solo Gerusalemme diventerà, fino all'ultima battaglia una pietra pesante per tutti i popoli, “e tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti…” (Zac. 12:2-3). Tramite l'accordo Gaza-Gerico, i popoli tutt'intorno sono stati trasportati direttamente fino all'ingresso di Gerusalemme. Ora tutte le nazioni nell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) hanno preso posizione in favore di Arafat e, di conseguenza, contro Israele. Questo uomo era colui che, nel 1974, rese noto il suo piano graduale come segue: «Nella prima fase stabiliamo dei pilastri strategici a Gaza e a Gerico, per conquistare da lì Gerusalemme. Perché‚ chi ha Gerusalemme, possiede tutto Israele». Il 19 settembre 1993, sei giorni dopo la firma dell'accordo a Washington, davanti a 19 ministri degli esteri della Lega Araba radunati al Cairo, Arafat ripeté lo stesso piano graduale. Lesse dallo statuto dell'OLP la nota tesi di vecchia fama e terminò con le parole: «Il nostro traguardo è la distruzione di Israele». Lo scopo delle numerose guerre — e Arafat, fin dal 1948, prese parte alla prima guerra — era, come si dice, quello di “gettare Israele in mare”.

Dunque il motto dell'OLP è: prima Gaza e la Cisgiordania, poi Gerusalemme e tutto Israele. Per questo Arafat ha anche fatto stampare sulla sua bandiera nazionale tutto Israele, da Eilat fino ad Haifa, Gerusalemme e Tel Aviv comprese. Secondo lui questo È lo Stato della Palestina, che in fondo non è mai esistito, ma che ora dovrebbe sorgere. Il nome Palestina proviene dalla designazione greco-romana “Palaistine” e venne usata per designare il paese dei Filistei, cioè l'odierna striscia di Gaza, niente di più. Gli Stati arabi messi insieme sono 640 volte più grandi di Israele e potrebbero senz'altro dare un territorio ai loro compagni palestinesi di fede e di lotta.

La Sacra Scrittura non dice che verrà una vera pace o che sarà stabilita per mezzo di trattative politiche e religiose, nella Bibbia è espresso ciò che avviene adesso: si parla di pace e la si negozia, si danno dei “territori in cambio della pace”, si fanno tanti compromessi, finché‚ si arrivi realmente ad un trattato sulla «pace e sicurezza» in quella regione. Tutto ciò avviene affinché‚ sia adempiuta la Parola di Dio. Ma l'avvertimento rimane: “Quando diranno: Pace e sicurezza, allora di subito una improvvisa ruina verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno affatto” (1 Tess. 5:1-3).

Già il 29 settembre 1938 il premier britannico Chamberlain, dopo la firma con Hitler dell'«Accordo di Monaco», annunciava: «Peace in our days» — «Pace nei nostri giorni». Solo alcune settimane dopo, il 9 novembre 1938, le sinagoghe nella Germania di Hitler erano in fiamme: in quella notte 91 Ebrei furono trucidati dai nazisti, più di 26.000 furono deportati nei campi di concentramento e moltissimi negozi ebraici furono devastati. Il 13 settembre 1993 la parola d'ordine a Washington era simile: «Peace in our time»«Pace nel nostro tempo». Benché‚ il primo ministro israeliano Rabin a Washington abbia sottolineato la pace, citando la parola tratta dal libro dell'Ecclesiaste, capitolo 3, versetto 8: “V'è un tempo per amare e un tempo per odiare; un tempo per la guerra e un tempo per la pace”, tempi terribili aspettano ancora il popolo d'Israele e la città di Gerusalemme, perché Dio lo ha fatto dire in anticipo nella Sacra Scrittura.

Per quanto riguarda il tempo della grazia per le nazioni, questo dura fino al momento in cui Dio, nella Sua grazia, si volge ad Israele. Questo periodo, in riferimento ad Israele e alla Chiesa di Cristo, viene anche designato con il concetto profetico “gli ultimi giorni” (Atti 2:17; Ebrei 1:2 e altri).

Nella seconda predicazione dopo Pentecoste, l'apostolo Pietro, riferendosi alla promessa scritta nel libro del Deuteronomio (Deut. 18:15-18), dimostra che Cristo, il Messia, è il Profeta di cui Mosè aveva profetizzato. “E avverrà che ogni anima la quale non avrà ascoltato codesto profeta, sarà del tutto distrutta di fra il popolo”. E tutti i profeti, da Samuele in poi, “hanno anch'essi annunziato questi giorni” (Atti 3:22-24). Questi due ultimi giorni stanno lentamente ma sicuramente per finire.

Il profeta Osea, riferendosi alla dispersione del popolo d'Israele (diaspora), ha citato questi ultimi giorni in questi termini: “Venite, torniamo all'Eterno, perch'egli ha lacerato, ma ci risanerà; ha percosso, ma ci fascerà. In due giorni ci ridarà la vita; il terzo giorno ci rimetterà in piedi, e noi vivremo alla sua presenza” (Osea 6:1-2). Questi due giorni menzionati sono i duemila anni durante i quali il popolo d'Israele era disperso; alla fine di questi giorni è stato radunato, come molti passi delle Scritture lo dimostrano e come abbiamo vissuto in questo secolo.

Il radunamento in due giorni non significa ancora che hanno ricevuto vita da Dio, perché ciò avviene soltanto quando riconosceranno il loro Messia, perché in Lui solo c'è la salvezza e la vita eterna per tutti gli uomini. É soltanto in Gesù Cristo che Dio si è rivelato personalmente all'umanità, portandole la salvezza. Riguardo ad Israele, sta scritto: “… il terzo giorno ci rimetterà in piedi…” (Osea 6:2). Dopo il nostro tempo, anche per loro ha inizio il tempo della grazia, tempo in cui riceveranno vita da Dio e che rientra già nel giorno del Signore. “Poiché, se la loro reiezione è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non una vita d'infra i morti?” (Rom. 11:15).

Fino a quel tempo, malgrado il loro radunamento e il loro sorgere quale nazione, il velo di Mosè rimane steso su loro. Paolo ne parla nella sua epistola ai Corinzi: “Ma fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo rimane steso sul cuor loro; quando però si saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso” (2 Cor. 3:15-16).

Il piano divino di salvezza procede esattamente come è stato concepito fin dall'Eternità. Siamo realmente nel bel mezzo dell'adempimento e della realizzazione della profezia biblica del tempo della fine. In qualsiasi momento può accadere che termini il tempo della grazia per le nazioni, che la Chiesa–Sposa abbia raggiunto la statura perfetta e che avvenga il rapimento; Dio fa allora un nuovo inizio spirituale con Israele, il patto con l'Anticristo viene concluso e il Tempio riedificato.

Quanto gli Ebrei contino sulla prossima realizzazione delle promesse a loro fatte, possiamo dedurlo dalla seguente realtà: sotto il patronato del ministro israeliano del culto e del gran rabbino, già 93 arredi del Tempio sono stati ultimati, i quali possono essere visti alla Misgav Ladach Street 24 a Gerusalemme. Il prossimo arredo a essere realizzato sarà il candelabro alto metri 1.80, lavorato con una sola pepita d'oro di 43 chilogrammi (Es. 25:31-40). Solo l'arca del patto costituisce un'eccezione, perché gli Ebrei esperti delle Scritture non credono che sia diventata bottino di guerra come gli altri arredi, ma che si trova intatta in un punto sotto le rovine del Tempio.

Gli Ebrei credenti parlano con franchezza di ciò su cui essi contano in un futuro immediato. Sono convinti che, con il sorgere e la fondazione dello Stato d'Israele nel 1948, Dio li ha nuovamente messi nel ritmo cronologico originale del Giubileo. Credono che, dopo 49 anni, verrà di nuovo proclamato un Giubileo (Lev. 25:8-13), come era stato ordinato a suo tempo da Mosè per il popolo d'Israele. Ciò sarebbe secondo i loro calcoli nel 1998. Non possiamo e non dobbiamo fissare gli avvenimenti futuri in un anno determinato, ma dovremmo essere coscienti del fatto che la realizzazione di questi eventi è imminente. Il ritorno del popolo d'Israele nella Terra Promessa deve necessariamente portare con sè tutte le cose loro destinate. Ciò significa che la Chiesa di Cristo deve stare all'erta. Prima che abbia inizio la storia della salvezza di Dio con Israele, il Suo piano di redenzione con la Chiesa d'infra le nazioni deve essere portato a termine. Tutto quel che è stato predetto si è avvicinato in modo tangibile, quanto più il ritorno dello Sposo celeste per cercare e portare a Casa la Sposa terrestre.

Poichè possiamo credere, vedere e inquadrare tutto ciò, possiamo anche rialzare i nostri capi, perché sappiamo — non supponiamo — ma sappiamo in base all'adempiersi degli avvenimenti profetici biblici che il ritorno del nostro Signore ora è veramente vicino e, con ciò, anche la redenzione del corpo e il rapimento di coloro che appartengono alla Chiesa–Sposa sono direttamente davanti a noi.

Nessuno conosce né l'ora né il giorno, non è neanche necessario: dobbiamo piuttosto compiere la nostra salvezza con timore e tremore (Fil. 2:12) e rimanere sobri in ogni cosa, cioè continuare a vivere normalmente, come se avessimo ancora tutta una vita davanti a noi. Chi desidera costruire una casa, la costruisca, chi desidera perfezionarsi professionalmente, lo faccia, chi desidera sposarsi, si sposi, e così via. Qualunque cosa terrena desideriamo fare, dovremmo eseguirla, ma, in tutto ciò, badare in ogni tempo a essere pronti e trovati nella volontà di Dio.

Le condizioni attuali nelle quali si trovano i singoli figliuoli di Dio e la Chiesa di Cristo, non rimarranno così fino alla fine. Dio farà ancora delle grandi cose in mezzo al Suo popolo. Egli ha promesso di scuotere ancora una volta il cielo e la terra (Ebrei 12:26-28). Dio ha promesso la pioggia d'autunno e quella di primavera (Gioele 2:23) e la darà nel tempo della raccolta (Giac. 5:7). Come all'inizio del tempo della grazia, così anche alla fine, lo Spirito di Dio verrà come potenti acque sul suolo assetato (Is. 44:3). Possiamo contare su una breve ma potente azione dello Spirito che sfocerà nella risurrezione, nel mutamento del nostro corpo e nel rapimento. Il compimento sarà costituito da un potente ravvivamento e risveglio all'interno della Chiesa–Sposa. In breve tempo avverranno delle cose straordinarie che sorprenderanno tutti e fortificheranno i credenti nella fede. Dopo di che verrà esercitata l'oppressione sui veri credenti e, in coloro che saranno pronti, si farà sentire il grido: “Vieni presto, Signor Gesù!

Proprio alla fine lo Spirito e la Sposa diranno: “Vieni!”, e in ultimo echeggerà: “Sì, vieni, Signor Gesù! Amen”.

Ewald Frank

 

 

 

 

Il fratello Branham adoperò questo disegno quando parlò su Le Settanta Settimane di Daniele e poi quando predicò su Le Sette Epoche della Chiesa.

 

 

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