LA
SANTA CENA BIBLICA
LA CENA
DEL SIGNORE
Con
la Parola di Dio alla mano, vogliamo mostrare come deve essere celebrata la Cena
del Signore, cosa significa e chi ha il diritto di parteciparvi. Nella
Cristianità, la Santa Cena non è sconosciuta, ma viene celebrata in molti modi
differenti. Affinché ci sia data la giusta comprensione di questa pratica,
vogliamo cominciare dall’Antico Testamento.
Per
introdurre questo argomento vogliamo vedere quanto dice la Sacra Scrittura. In
Esodo 24:3 sta scritto: “E Mosè venne
e riferì al popolo tutte le parole dell’Eterno e tutte le leggi. E tutto il
popolo rispose ad una voce e disse: «Noi faremo tutte le cose che l’Eterno ha
dette»”. E nel versetto 7: “Poi
prese il libro del patto e lo lesse in presenza del popolo, il quale disse: «Noi
faremo tutto quello che l’Eterno ha detto, e ubbidiremo»”.
Prima
che abbia luogo l’aspersione del sangue, il popolo che deve partecipare al
sangue del Patto viene vincolato a seguire tutto quello che Dio ha detto. Era un
contratto che Dio aveva fatto col popolo e che il popolo aveva stipulato con
Dio. Soltanto chi crede e mette in pratica la Parola di Dio può partecipare
alle benedizioni del Patto reso valido tramite il sangue. In Esodo 24:8 sta
scritto: “Allora Mosè prese il sangue,
ne asperse il popolo e disse: «Ecco il sangue del patto che l’Eterno ha fatto
con voi sul fondamento di tutte queste parole»”. Di grande importanza è
per noi l’espressione: “Ecco il
sangue del patto…”. E questo fu il primo Patto divino che Dio fece con
il popolo. Lo scrittore dell’epistola agli Ebrei riprende questo tema e ne
parla in Ebrei 9:15-22.
Nel
Nuovo Testamento è Cristo che inaugura e rende valido il Patto e il Testamento
col Suo sangue. A questo proposito leggiamo in Ebrei 9:17: “Perché un testamento è valido quand’è avvenuta la morte; poiché
non ha valore finché vive il testatore”. In relazione con questo, sta
scritto nel versetto 20: “Questo è il
sangue del patto che Dio ha ordinato sia fatto con voi”. Sta scritto in
Matteo 26:28: “… questo è il mio
sangue, il sangue del patto…”. Le stesse parole usate per stabilire il
primo Patto sono state pronunciate da Gesù stesso nell’istituzione del Nuovo
Patto.
Ecco perché anche il Nuovo Testamento è stato reso valido con la morte di Gesù Cristo.
Secondo
quanto è riportato negli Evangeli, la Pasqua ebbe luogo prima
dell’istituzione della Cena del Signore. Questo è di fondamentale importanza
per avere una visione completa.
In
Luca 22:7 sta scritto: “Or venne il
giorno degli azzimi, nel quale si doveva sacrificare la pasqua. E Gesù mandò
Pietro e Giovanni, dicendo: «Andate a prepararci la pasqua…»”. Gesù e
gli altri discepoli seguirono quelli che li precedevano. Arrivati nella casa,
Gesù disse ai Suoi discepoli: “Ho
grandemente desiderato di mangiare questa pasqua con voi, prima ch’io
soffra…”. Qui l’Antico Patto doveva giungere alle benedizioni del
Nuovo Patto. La grazia del Nuovo Patto doveva in questo modo togliere la
condanna dell’Antico Patto. L’autore dell’epistola agli Ebrei ci
testimonia che la cena della Pasqua — che era l’ombra prefigurante la realtà
che è in Cristo — venne sostituita per sempre con l’istituzione della Cena
del Signore del Nuovo Testamento. D’ora in poi non ci sarà più bisogno di
uccidere l’agnello, perché era venuto l’Agnello di Dio al Quale ci è dato
di aver parte. D’ora in poi doveva valere il Nuovo Patto, poiché l’Antico
veniva sostituito dal Nuovo. Come nel periodo del primo Patto venne celebrata la
Pasqua, così nel periodo del Nuovo Patto deve essere praticata la Cena del
Signore. Colui che, nell’Antico Testamento, voleva partecipare alla Pasqua,
doveva innanzitutto credere alla Parola di Dio e metterLa in pratica. Così
dunque, nel Nuovo Testamento, colui che vuole partecipare alla Cena del Signore
deve pure credere alla Parola di Dio e metterLa in pratica.
LA
PASQUA DELL’ETERNO
In
Esodo 12:1-13, troviamo in che modo e a quale scopo doveva essere celebrata la
Pasqua. Inoltre ci viene detto chi ha diritto di parteciparvi. Nel versetto 13
sta scritto: “E quel sangue vi servirà
di segno sulle case dove sarete; e quand’io vedrò il sanguepasserò oltre, e
non vi sarà piaga su voi per distruggervi…”. Il sangue dell’agnello
offriva sicurezza di fronte alla distruzione, poiché il Patto stabilito da Dio
col Suo popolo era valido tramite il sangue e tutti quelli che vi credevano
erano protetti. In Esodo 12:14 sta scritto: “Quel
giorno sarà per voi un giorno di ricordanza, e lo celebrerete come una festa in
onore dell’Eterno…”.
Da
quanto detto vediamo che, da un lato, il sangue dichiara valido il Patto e colui
o colei che vi crede ottiene protezione dalla distruzione; dall’altro lato
constatiamo che la festa è la ricordanza di ciò che Dio ha fatto al Suo
popolo, ossia una ricordanza della redenzione che Egli ha loro dato. Troviamo
queste due realtà anche nella Cena del Signore nel Nuovo Testamento.
LA CENA
DEL SIGNORE E LA PASQUA
Gesù
Cristo istituisce la Cena del Signore prima della Sua crocifissione. Durante la
cena della Pasqua il Signore prese un pane: “Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane e lo benedisse, lo ruppe e
lo diede ai discepoli, e disse: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo».
Poi prese il calice e rese grazie, e lo diede loro dicendo: «Bevetene tutti,
perché questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto…»” (Mat.
26:26-28). Vediamo dunque che il Signore Gesù, durante la cena della Pasqua,
prese il pane. È interessante vedere più da vicino questa Pasqua, per sapere
cosa vuol dirci il Signore. Sappiamo che la Pasqua venne istituita poco prima
dell’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto. Così è pure con la Cena
del Signore. Essa venne istituita poco prima che il Signore Gesù Cristo,
tramite la Sua morte sulla croce, conducesse il popolo di Dio fuori dal peccato.
Nell’Antico
Testamento si trattava di una liberazione esteriore dalla schiavitù del
Faraone, nel Nuovo Testamento, invece, concerne la liberazione interiore dalla
schiavitù di Satana. Dobbiamo anche sapere che Gesù Cristo, durante la cena,
prese un pane senza lievito, poiché era il periodo della Pasqua e della festa
dei pani azzimi. Anche questo ha la sua importanza. In Esodo34:25 sta scritto:
“Non offrirai con pane lievitato il
sangue della vittima immolata a me; e il sacrifizio della festa della Pasqua non
sarà serbato fino al mattino”.
Questo era quanto Dio esigeva nell’Antico Testamento. Riguardo a questo sta scritto in Levitico 2:4: “E quando offrirai un’oblazione di cosa cotta al forno, ti servirai di focacce non lievitate di fior di farina impastata con olio e di gallette senza lievito unte d’olio”. Ciò che salta agli occhi in modo particolare è che si tratta qui di un pane senza lievito. La farina doveva essere impastata con olio. Oh, che immagine meravigliosa! Vedremo in seguito il duplice significato del pane, dapprima riguardo a Cristo stesso, poi alla Chiesa. Nella Bibbia l’olio simboleggia lo Spirito Santo. Così, Gesù era pieno dello Spirito Santo come d’altronde lo fu anche la Chiesa primitiva. Il lievito fa lievitare tutta la pasta, ma questo pane non era destinato a lievitare, ma, tramite l’olio, che rappresenta l’unzione dello Spirito, doveva essere tenuto unito. Poiché questo pane aveva un così grande significato per il Nuovo Testamento, Dio non soltanto ordinò di prepararlo senza lievito, ma diede perfino il chiaro avvertimento di sterminare chiunque avrebbe mangiato pane con lievito. In Esodo 12:19-20 sta scritto: “Per sette giorni non si trovi lievito nelle vostre case; perché chiunque mangerà qualcosa di lievitato, quel tale sarà reciso dalla raunanza d’Israele… Non mangiate nulla di lievitato; in tutte le vostre dimore mangiate pani azzimi”.
Dio
vuole che la Sua Chiesa sia santa e pura. Come il pane veniva impastato con
olio, così la Chiesa di Dio deve essere “impastata” con lo Spirito Santo.
Si potrebbe leggere ancora Esodo13:3-7; è in questo passo che sta scritto: “Si
mangi pane senza lievito…”, e nel versetto 7: “Si
mangi pane senza lievito per sette giorni; e non si vegga pane lievitato presso
di te, né si vegga lievito presso di te…”.
I
passi biblici citati finora sono sufficienti cosicché possiamo continuare la
nostra meditazione sulla Cena del Signore. Nessuno dovrebbe prendere alla
leggera queste cose che ci vengono dette dalla Parola di Dio. Paolo, il servo di
Dio, penetra profondamente in questo pensiero e scrive in 1 Corinzi 5:6-8:
“Non sapete che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta? Purificatevi
dal vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta, come già siete senza
lievito. Poiché anche la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata.
Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia
e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità”. Per
Paolo il concetto di «lievito» ha veramente un significato. Lo chiama perfino:
“… lievito di malizia e di malvagità…”.
Con questo, l’apostolo Paolo vuole dire che, sebbene la Chiesa sia libera da
ogni lievito, qualche vecchia rimanenza che trasciniamo con noi nella nuova vita
può farci di nuovo lievitare.
Nell’istituire
la Cena del Signore, Gesù adotta pane senza lievito, poiché il pane era stato
preparato per la Pasqua secondo le prescrizioni divine. Se nel nostro tempo
vediamo nelle diverse chiese in che modo viene celebrata la Cena del Signore,
allora siamo costernati e intimoriti.
Se
l’apostolo Paolo fosse oggi sulla terra, dovrebbe gridare ovunque ad alta
voce: “Il vostro modo di celebrare la Santa Cena non è come io l’ho
ricevuto dal Signore!”. Da questa triste constatazione ci appare evidente che
dappertutto regna molta ignoranza in merito alla Cena del Signore. Quanti sono
che tolgono qua e là una parola dall’insieme, senza che sia loro dato da Dio
la rivelazione per quel che concerne questa verità.
Che
questa breve “messa a punto” possa incoraggiare ogni lettore a indagare da sé
stesso nella Sacra Scrittura per riconoscere che l’Antico Testamento è il
fondamento del Nuovo. Ogni rivelazione di Dio nell’Antico Testamento ha un
foriero significato per il Nuovo Testamento. Inoltre dobbiamo tenere presente
che il Signore stesso e i Suoi discepoli hanno predicato attingendo
esclusivamente dall’Antico Testamento, giacché il Nuovo ha avuto le Sue
origini solo nel corso degli anni dopo la fondazione della Chiesa primitiva.
Dapprima vennero scritti i Vangeli che descrivono la vita di Gesù, poi venne
riassunto in un libro l’operato di Dio tramite gli apostoli e, infine, vennero
riunite le epistole indirizzate dagli apostoli alle chiese. Tutto questo avvenne
secondo il consiglio di Dio affinché fosse stabilita per sempre una regola di
dottrina per la Chiesa neotestamentaria, edificandola sul fondamento degli
apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù la Pietra angolare (Ef. 2:20).
Riguardo
alla celebrazione della Pasqua, un altro esempio simbolico viene descritto in
Esodo 12:46: “Si mangi ogni agnello in
una medesima casa; non portate fuori nulla della carne d’esso, e non ne
spezzate alcun osso”.
Che
in questo precetto della Pasqua c’è un significato simbolico in riferimento a
Cristo, lo vediamo anche nell’Evangelo di Giovanni. Infatti sta scritto in
Giovanni 19:33: “… ma giunti a Gesù,
lo videro già morto, e non gli spezzarono le gambe…”. E il versetto 36
ci spiega il perché: “Poiché questo
è avvenuto affinché si adempisse la Scrittura: «Nessun osso di lui sarà
spezzato»”. Da ciò riconosciamo chiaramente che Gesù è il vero Agnello
di Dio, la nostra Pasqua. Come nell’Antico Testamento tutti coloro che
appartenevano al popolo di Dio avevano parte all’agnello pasquale, così anche
tutti i veri figliuoli di Dio hanno il diritto di prendere parte alla Cena del
Signore. In Esodo 12:43 sta scritto:
“Questa è la norma della Pasqua: Nessuno straniero ne mangi…”. Come
già detto, avevano il diritto di parteciparvi soltanto coloro che erano usciti
con gli altri dall’Egitto per servire o seguire il Signore. Questa è una
indicazione sufficiente anche riguardo alla Cena del Signore nel Nuovo
Testamento. Solo chi ha rotto il legame col peccato, ed è uscito da ogni empietà
di questo mondo, appartiene alla Chiesa dell’Iddio vivente, solo chi segue
coscientemente il Signore può partecipare alla Cena del Signore. Come la
Pasqua, secondo il comandamento di Dio, veniva mangiata in una casa senza che ne
rimanesse nulla per l’indomani e neppure ne venisse fatto uscire di casa, così
questo è valido pure per la Cena del Signore: il pane deve essere completamente
mangiato, perché è consacrato per la Cena del Signore.
Vediamo
Paolo, quale grande apostolo e dottore che si mostra chiaramente cosciente della
sua missione divina e della sua responsabilità verso Dio. Quando si tratta
della Parola, questo servitore del Signore parla talvolta severamente poiché,
per lo zelo che riempiva il suo cuore, voleva che nella Chiesa di Dio venisse
fatta la volontà del Signore. Egli disse in 2 Corinzi 5:10:
“Poiché dobbiamo tutti comparire davanti al tribunale di Cristo…”.
Visse sulla terra nella piena consapevolezza che Dio presta attenzione a tutto,
soprattutto alla Sua Chiesa che Egli stesso ha riscattato col proprio sangue
(Atti 20:28). Poiché non si tratta della chiesa di un uomo, ma della Chiesa di
Dio, nella quale l’apostolo Paolo si sapeva ordinato dal Signore stesso quale
servitore, è comprensibile che voleva piacere a Dio in tutto. Egli stesso lo
dice nella prima epistola ai Tessalonicesi: “… ma
siccome siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare
l’Evangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i
nostri cuori” (1 Tess. 2:4).
In
l Corinzi 11:17-22 leggiamo l’insegnamento sulla Cena del Signore che Paolo
impartisce alla chiesa di Corinto. L’apostolo insegna loro come deve essere
celebrata la Cena del Signore: “Poiché
ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore
Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e dopo aver reso grazie,
lo ruppe e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in
memoria di me». Nello stesso modo, dopo
aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto
nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché
ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi
annunciate la morte del Signore, finché egli venga»” (l Cor. 11:23-26).
IL PANE
Come
abbiamo già visto nella nostra meditazione, il pane che Gesù adoperò per la
Cena del Signore era un pane speciale. Il pane rappresenta il corpo di Gesù
Cristo, giacché il Signore Gesù era scevro d’ogni difetto, anche il pane
deve essere senza lievito. In questo modo il pane adoperato nella Cena del
Signore rappresenta ai nostri occhi Gesù Cristo nella Sua purezza e santità.
Caro
lettore, puoi vedere che nella Chiesa del Signore non si tratta in fondo di una
tradizione o di una forma, ma di Gesù Cristo stesso? In Marco 14:22 sta
scritto: “E mentre mangiavano, Gesù
prese del pane…”. [Altri traducono: “E
mentre mangiavano, Gesù prese il pane…” oppure: “E mentre mangiavano, Gesù prese un pane…” — N.d.T.] Così
scrive anche Paolo nel brano dell’epistola ai Corinzi che abbiamo già citato.
Non si trattava dunque di una scatola di biscotti, di alcune fette di pane o di
diversi panini, ecc., ma di un pane, un pane che era stato cotto al forno
senza lievito. Attraverso i secoli e anche nel nostro tempo, Paolo, il servitore
di Dio, grida a gran voce: “Poiché ho
ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso!”. Esattamente come
Gesù Cristo stesso aveva celebrato la prima Cena del Signore, così venne
celebrata all’origine nella Chiesa di Dio.
IL PANE E LA CHIESA
Per
noi è anche molto importante sapere che questo pane rappresenta l’unica vera
Chiesa, “che è il corpo di lui, il
compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti”. Tra i
molti brani che possono illuminarci in questo senso, leggeremo soltanto Efesini
1:22-23: “… e l’ha dato per capo
supremo alla Chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a
compimento ogni cosa in tutti”.
Così
anche Paolo, nell’unico pane adoperato per la Cena del Signore, vede
rappresentata l’unica vera Chiesa, la Chiesa di Cristo. Inoltre, leggiamo in l
Corinzi 10:17: “Siccome v’è un unico
pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a
quell’unico pane”. Oh, che profondità nella conoscenza di Dio ci viene
presentata in questo versetto! Solo la vera Chiesa del Dio vivente comprende
questo mistero, e questa Chiesa non è una denominazione cristiana nominale. Non
c’è neanche un uomo che possa pretendere di esserne il fondatore. Questa
Chiesa non ha né quartier generale né comitato e nemmeno università o
seminario. Essa non è un’istituzione umana, ma venne redenta da Gesù Cristo
stesso ed è fondata sulla Sua Parola. Chi appartiene a questa Chiesa innalza e
glorifica il Nome di Gesù.
Dalla
Parola di Dio vediamo ora che questo unico pane rappresenta il Corpo della
Chiesa di Gesù Cristo. È molto triste quando osserviamo le lacerazioni e il
caos infinito nell’odierna Cristianità. Ciò proviene unicamente dal fatto
che ci si è allontanati dalla Parola di Dio per rivolgersi invece alle idee
umane. Gli sciocchi chiedono ancora il perché di questa situazione. È vero che
si parla ovunque di Dio, ma Dio è assente perché tutti quelli che hanno
voltato le spalle alla Sua Parola hanno rifiutato Lui stesso. Dio però nella
Sua grazia ha visto che era giunto il momento d’introdurre ancora nel mondo le
verità della Sua Parola. Colui o colei che ubbidisce, seguendo questo appello,
mostra di appartenere a questa Chiesa biblica nella quale vale solamente la
Parola di Dio. Chiunque vorrà partecipare al rapimento e sussistere davanti a
Dio, viene esortato nel Nome del Signore a ubbidire a tutta la Parola di Dio,
anche per quanto riguarda la Santa Cena.
Come
l’apostolo Paolo, nel suo tempo, insegnava ciò che era giusto, così oggi
dobbiamo fare anche noi. La Parola di Dio è per sempre l’unico originale
valido per ogni pratica e ogni dottrina nella Sua Chiesa. Come già menzionato,
l’apostolo Paolo vede in questo pane il grande mistero di Gesù Cristo. Come i
granelli di frumento vengono macinati e ognuno di essi rinunzia alla propria
indipendenza per essere unito insieme agli altri, formando così un’unità,
così anche l’apostolo Paolo vede la Chiesa unita nell’Uno, Gesù
Cristo.
Gesù
Cristo è il Capo di questa unica vera Chiesa. Perciò, come l’unico pane
viene spezzato e dalla sua unità avviene una molteplicità, così è pure con
la Chiesa, quando lo Spirito Santo dalla Sua unità esercita i diversi doni
spirituali tramite la molteplicità dei singoli membri. Lo troviamo descritto
nei capitoli12, 13 e 14 della prima epistola ai Corinzi. Voglia Dio il Signore
essere misericordioso affinché possiamo prepararGli la via, affinché la Sua
potenza e la Sua gloria possano essere nuovamente rivelate nella Sua Chiesa.
Questa via può essere preparata al Signore solo tramite la vera ubbidienza,
poiché Egli prende le cose con molta precisione.
IL
CALICE
Che
il calice faccia parte della Cena del Signore è noto anche a coloro che non
hanno l’abitudine di distribuirlo agli altri. Nella sua epistola, Paolo scrive
riguardo al calice: “Nello stesso modo,
dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo
patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me.
Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi
annunciate la morte del Signore, finché egli venga»” (l Cor. 11:25-26).
È
così che, all’origine, veniva celebrata la Cena del Signore. Nella Sacra
Scrittura non troviamo scritto: “Io bevo per voi tutti!”. Tutti quelli che
avevano parte al pane, partecipavano anche al calice, poiché Gesù Cristo ha
sacrificato il Suo corpo e ha sparso il Suo sangue. Questa realtà viene tenuta
in vivo ricordo tramite la Cena del Signore. Così ha voluto il Signore Gesù in
quanto Egli stesso ha istituito la Santa Cena e così veniva anche celebrata
all’origine.
In
Marco 14:23-24 sta scritto: “Poi, preso
un calice e reso grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. Poi Gesù disse: «Questo
è il mio sangue, il sangue del patto…»”. Colui che partecipa alla Cena
del Signore riconosce le sofferenze e la morte di Gesù, giacché è una Cena
che ci ricorda Gesù Cristo. Egli ha sparso il Suo sangue sulla croce per la
remissione dei nostri peccati. È da notare che non sta scritto in nessun
versetto che, nella celebrazione della Cena del Signore, viene accordato il
perdono dei peccati. La Cena del Signore è una commemorazione per la Chiesa
dell’Iddio vivente che Gesù Cristo ha versato il Suo sangue per il perdono
dei nostri peccati. Chi partecipa al calice, il quale rappresenta il sangue
sparso sulla croce, testimonia così dinanzi a Dio e agli uomini di credere alla
redenzione e di aver ricevuto il perdono dei suoi peccati.
Prima
della Cena del Signore, dovremmo trascorrere un certo tempo in preghiera davanti
a Dio, passare in rassegna la nostra condotta di vita e sottoporci alla potenza
purificatricedel Suo sangue, allo scopo di essere degni di partecipare alla
Santa Cena. Non per nulla sta scritto in l Corinzi 11:28:
“Or ciascuno esamini sé stesso, e così mangi del pane e beva dal calice”.
Questo punto è molto importante, poiché chi prende parte in modo indegno alla
Cena del Signore non scamperà dall’ira di Dio, appunto perché vi ha
partecipato in maniera ipocrita e solo per far mostra dinanzi agli uomini, ma
nel suo intimo non ha nulla a che fare con Gesù Cristo. L’esortazione però
vale anche per i veri credenti, cioè per i figliuoli di Dio:
“Or ciascuno esamini sé stesso…”.
Per
questo, quanto è importante che, prima della Cena del Signore, prendiamo del
tempo per prepararci! Se qualcuno trova nella sua vita qualcosa che non è
giusto davanti a Dio, può chiedere perdono e, dove è necessario,
rappacificarsi con le persone prima di partecipare alla Cena del Signore, perché
in l Corinzi11:27 sta scritto: “Perciò,
chiunque mangerà il pane o berrà del calice del Signore indegnamente, sarà
colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore”. Tutte queste
ammonizioni, nel tempo in cui viviamo, sembrano fuori posto. Ormai, si celebra
la Cena del Signore in modo usuale e formale: infatti sembra che molti uomini
che disprezzano il sangue di Gesù e, in fondo, non hanno nulla a che fare con
Cristo, che mentono, rubano e bestemmiano, che si accusano a vicenda,
prevaricano, vivono nel peccato e si comportano in modo iniquo, trovandosi tanto
lontano da Dio come l’Occidente dall’Oriente, nonostante tutto prendono
parte alla Cena del Signore e lo fanno forse per abitudine o perché ciò è
utile alla loro reputazione. Solo Dio, nella Sua grazia, può avere misericordia
di questa Cristianità formale e condurre questi uomini sulla retta via. Quanto
sarà grande la delusione nel giorno in cui si dovrà renderne conto! Gesù dice:
“Questo è il mio sangue, il sangue del (nuovo) patto…”. In Gesù
Cristo, Dio ha concluso con noi il Patto. Chi crede in Lui ha il dovere di
attenersi alla Parola di Dio. Inoltre, Paolo scrive in 1 Corinzi 10:16: “Il
calice della benedizione che noi benediciamo, non è egli la comunione col
sangue di Cristo?”. Proprio così! Infatti si tratta di una comunione
intima con il Signore Gesù Cristo.
In
Giovanni 6:53-55, il Signore disse: “In
verità, in verità io vi dico che se non mangiate la carne del Figliuol
dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi. Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna… Perché la mia carne è vero
cibo ed il mio sangue è vera bevanda”. Il nostro grande desiderio è che
ognuno possa comprendere appieno il vero senso delle parole di Gesù. Come Gesù
Cristo per mezzo del sacrificio del Suo corpo e lo spargimento del Suo sangue ci
ha acquistato la salvezza eterna, così tutto questo ci viene presentato anche
nella Cena del Signore. Qui non si tratta di cose naturali, ma di cose
soprannaturali, di prescrizioni spirituali e divine per la vera Chiesa di Gesù
Cristo. Chi non appartiene a questa Chiesa biblica si accontenta di ogni sorta
di celebrazione della Santa Cena; quelli invece che ne fanno parte accetteranno
con riconoscenza l’insegnamento della Parola di Dio e si atterranno a quanto
dice la Parola di Dio. In verità questo è un grande mistero, quello del
Salvatore Gesù Cristo e della Sua Chiesa redenta, come del resto abbiamo potuto
vedere in questa breve meditazione biblica.
LA
GRANDE CENA
Gesù
Cristo dà la promessa della grande Cena che avrà luogo in cielo e dice in
Matteo 26:29: “Io vi dico che d’ora
in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò
nuovo con voi nel regno del Padre mio”. Nel calice che Gesù diede ai
discepoli c’era del vino. Perché Gesù prese proprio del vino? Perché il
vino doveva simboleggiare il Suo sangue. Non aveva già detto prima in Giovanni
15:5: “Io sono la vite, voi siete i
tralci”? Anche su queste parole ci sarebbe molto da dire, ma non vogliamo
entrare nei particolari. Comunque, la vite e i tralci formano un’unità. Così
la Chiesa forma un’unità con Gesù Cristo. Che ciò possa essere rivelato a
ciascuno tramite lo Spirito Santo!
Gesù
dovette essere sottoposto ad una sequela di sofferenze prima di spargere il Suo
sangue; così anche il succo d’uva deve essere sottoposto ad un processo di
fermentazione prima che venga dato quale sangue di Gesù Cristo. Sta scritto che
il sangue dell’Agnello di Dio è santo. Chi, durante la Cena del Signore è
propenso a voler servire del succo d’uva, studiando, dovrebbe constatare da sé
quanta impurità esce da tale succo tramite il processo purificatore di
fermentazione. Come il pane adoperato per la Cena del Signore viene cotto senza
lievito, così ugualmente il vino deve essere scevro da ogni impurità. Di
conseguenza, affinché dal succo d’uva si possa ricavare un vino sempre più
chiaro e più puro, è necessario il processo di fermentazione. Anche su questo,
Dio darà certamente a tutti coloro che sono sinceri e che ricercano la Sua
volontà la giusta illuminazione e conoscenza.
Nell’Antico
Testamento troviamo che Melchisedec, quando venne da Abrahamo, recò pane e
vino. In Genesi 14:18 leggiamo: “E
Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino”. È un accenno
alla Cena del Signore, se si pensa inoltre al fatto che il Signore aveva fatto
un Patto con Abrahamo. Sappiamo anche che il succo d’uva non può essere
conservato a lungo. Invece il vino rimane sempre buono. Così è anche con il
sangue di Gesù Cristo che rimane sempre lo stesso e purifica e santifica ogni
uomo fino nel suo intimo più profondo.
Possa
la Sua Chiesa essere condotta anche su questo punto all’unità della fede e
della conoscenza.
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