NON
AVERE ALTRI DÈI
Interi capitoli della Sacra Scrittura sono stati dedicati
a questo tema. Fin dai tempi più remoti, l’uomo creato da Dio si é fatto
propri dèi, ha adorato il sole, la luna e le stelle e molte altre cose ancora.
Però solo Dio è degno di essere adorato, perché tutte le cose sono state
create per mezzo di Lui, in Lui e in vista di Lui. Ogni persona, ogni oggetto,
tutto ciò che viene adorato all’infuori di Lui è per Lui un’abominazione.
Chi non dà onore a Dio solo, ma a qualche altro oggetto, è decaduto da Lui e
non ha relazione né comunione con Lui, ma è vittima di un inganno religioso.
Sul monte Sinai, Dio il Signore comandò: “Io
sono il Signore, il tuo Dio…Non avere altri dèi oltre a me” (Es.
20:2-3).
Egli però non termina qui, ma il Suo comandamento va ben oltre e comprende
anche tutte le immagini, statue e icone fabbricate, ecc. che vengono venerate
nelle religioni e nelle diverse culture. Così
dice il signore: “Non farti scultura,
né immagine alcuna delle cose che sono
lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non
ti prostrare davanti a loro e non li
servire, perché io, il Signore, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco
l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli
che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli
che mi amano e osservano i miei comandamenti” (Es. 20:4-6). Coloro che
fabbricano le sculture per l’adorazione vengono considerati da Dio al pari di
quanti Lo odiano. Si rendono colpevoli e le conseguenze vanno fino alla terza e
quarta generazione.
Così dice il signore: “Non
fatevi altri dèi accanto a me; non vi fate dèi d’argento, né dèi d’oro!”
(Es. 20:23). Tramite Mosè e i profeti, Dio ha continuamente messo in guardia il
Suo popolo dal fabbricare sculture e immagini che sono, in ultima analisi, degli
idoli:
“Non vi farete e non metterete in piedi né idoli, né sculture…”
(Deut. 26:1). Così dice il signore:
“Maledetto l’uomo che fa un’immagine scolpita
o di metallo fuso, cosa abominevole per il Signore, opera di un artigiano, e la
pone in luogo occulto!”(Deut. 27:15).La Parola di Dio rimane valida
per sempre, anche se le persone fanno il segno della croce davanti a sculture o
immagini, supponendo di poter così benedire sé stesse. Però Dio solo può
benedire e soltanto coloro che non trasgrediscono in tal modo la Sua Parola.
Poiché Dio ha previsto tutte le possibilità di fabbricare sculture e immagini,
le citò nei dettagli. Così Egli pronuncia il chiaro divieto che non deve
essere fatta alcuna scultura, né la figura di un uomo né la figura di una
donna: “…non vi facciate qualche
scultura, la rappresentazione di qualche idolo, la figura di un uomo o di una
donna” (Deut. 4:16). Ciò significa la rottura del Patto con Dio: “Guardatevi
dal dimenticare il patto che il Signore, il vostro Dio, ha stabilito con voi e
dal farvi una scultura che sia immagine di qualsiasi cosa che il Signore, il tuo
Dio, ti ha proibita” (Deut. 4:23). Per questo motivo, il popolo
d’Israele è stato cacciato sotto l’ira divina dalla Terra Promessa ed è
stato sparso in mezzo a tutti i popoli, che poi si sono chiesti:
“Perché il Signore ha trattato così questo paese?”.
La risposta è chiara ed inequivocabile:
“Perché hanno abbandonato il patto del Signore, Dio dei loro padri: il patto
che egli stabilì con loro quando li fece uscire dal paese d’Egitto; perché
sono andati a servire altri dèi e si sono prostrati davanti a loro…”
(Deut. 29:24-28).
La Chiesa del Nuovo Testamento non ha fatto la stessa cosa? Non ha infranto il
Nuovo Patto? Con l’invenzione e la formazione di una Trinità, di un Dio uno e
trino, non è apostata dall’unico Dio? Ciò non
continuò con Maria, Pietro e i molti santi che vengono invocati? Dio disse: “Io
sono l’Eterno, il vostro Santo, il
creatore d’Israele, il vostro re” (Is. 43:15). Il popolo di Dio conosce
soltanto un Santo degno
di essere adorato, e viene santificato da Lui. Il Cristianesimo popolare e le
sue pratiche di canonizzazione e di beatificazione dei morti — entrambe
assolutamente non bibliche — non sfociò nella totale apostasia da Dio?
Chi insegna che il Padre è la prima Persona di Dio, il Figlio la seconda e lo
Spirito Santo la terza, in realtà
Chi crede alla Parola di Dio dovrebbe di conseguenza riconoscere che, per mezzo
della venerazione, l’adorazione di santi, i comandamenti divini vengono
chiaramente ignorati e trasgrediti. Con la predicazione, i riformatori hanno
riportato al centro la validità della Parola di Dio e hanno fatto piazza pulita
del culto di statue e immagini, del commercio delle indulgenze e di ogni culto
idolatra. Entrambe le cose non sono conciliabili, perché la Parola di Dio è
contraria a tutto ciò, e la pratica deve combaciare con
Ogni crocifisso e tutte le immagini appartengono alle relative Chiese, ma non
hanno nessun posto nella vera Chiesa di Cristo. Non vanno messi in edifici
pubblici come scuole, tribunali, aule parlamentari, ecc. Il crocifisso non
risale al Cristianesimo primitivo, ma soltanto al V secolo dopo Cristo! La vera
Chiesa di
Il Cristo risuscitato e vivente non consiste in materiali morti, Egli non è
presente corporalmente nell’ostia, neanche se consacrata e conservata nel «tabernacolo».
Egli è andato corporalmente in cielo ed è alla destra della Maestà di Dio.
Non avviene nessuna transustanziazione, né tramite scampanellate né tramite la
consacrazione praticata. Ogni prete sa benissimo che, dopo la consacrazione,
l’ostia e il vino sono rimasti come erano prima. Dove
sta scritto che Cristo deve essere continuamente sacrificato? Certamente non
nella Sacra Bibbia! Attuando una simile pratica si conferma soltanto di non aver
accettato l’unica offerta. Anche su
questo punto, la Sacra Scrittura dà informazioni molto precise: “In virtù di questa «volontà» noi siamo stati santificati, mediante
l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre. …Infatti
con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono
santificati” (Ebrei 10:10-14). Colui che legge Ebrei, capitolo 9, e
altri passi della Sacra Scrittura, conoscerà appieno l’opera di redenzione
compiuta una volta per sempre. Cristo è entrato nel Luogo santissimo col Suo
proprio sangue e l’ha presentato lassù sul trono della grazia adempiendo così
la redenzione eterna: “Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei beni futuri, egli, attraverso
un tabernacolo più grande e più Perfetto, non fatto da mano d’uomo, cioè,
non di questa creazione, è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo,
non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha
acquistato una redenzione eterna” (Ebrei 9:11-12). In virtù della
redenzione operata, i redenti diventano una nuova creatura in Cristo: “Se
dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono
passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Cor. 5:17). Nella Santa Cena,
ossia la Comunione, il pane e il vino rappresentano il corpo e il sangue di
Cristo. Come la cena pasquale fu ordinata nell’Antico Testamento quale ricordanza
dell’esodo (Esodo, cap. 12), così celebriamo la Santa Cena in memoria delle
sofferenze e della morte di Cristo, finché egli venga, come sta scritto in 1
Corinzi 11:23-26: “Poiché ho ricevuto
dal Signore quello che anche v’ho trasmesso; cioè, che il Signor Gesù, nella
notte che fu tradito, prese del pane; e dopo aver reso grazie, lo ruppe e disse:
Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me. Parimenti, dopo aver cenato, prese anche il
calice, dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo,
ogni volta che ne berrete, in memoria di
me. Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice,
voi annunziate la morte del Signore, finch’egli venga”.
Cristo non è più il bambino nella mangiatoia, non è al petto o nelle braccia
di Maria, non è appeso alla croce, non giace più nella tomba; Egli è
vittoriosamente risuscitato ed esclama maestosamente: “Ogni potestà m’è stata data in cielo e sulla terra…” (Mat.
28:18). Egli è stato elevato in cielo e ritornerà con potenza e gloria. Tutte
le immagini di Cristo, di Maria e degli altri santi non hanno nulla in comune né
con il Cristianesimo primitivo né con il culto biblico, ossia con un qualsiasi servizio religioso biblico. Sono tipicamente per le relative Chiese. Nella vera Chiesa di
Gesù Cristo non c’è posto né per reliquie, né per «abiti sacri» né per
qualsiasi altro oggetto «consacrato». Non a un luogo, né a un’immagine
fabbricata da mano d’uomo, ma soltanto al Dio vivente appartiene
l’adorazione per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore: “Adora
il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto” (Mat. 4:10; Deut. 6:13).
Per quanto tempo ancora il Dio santo, che definisce Sé stesso geloso, starà a
guardare come nel mondo intero, grandi masse, sia all’aperto sia in edifici
sacri, e soprattutto nei luoghi di pellegrinaggio, si inginocchiano davanti ad
immagini? Quando recitano le loro presunte «preghiere», non parlano affatto
con Dio, Colui che è l’unico ad essere onnipresente e ad esaudire preghiere.
In ogni caso, i «santi» morti non sanno di essere invocati; neanche Maria,
ella è in paradiso e non può udire preghiere, ancor meno esaudirle. Le
presunte «apparizioni di Maria», riguardo alle quali non c’è neanche una
sola promessa nella Sacra Scrittura, non possono dunque accadere, neanche a
Fatima.
Del resto la Sacra Bibbia non conosce affatto la comunione con i morti e la
preghiera per i defunti. La loro invocazione è assolutamente non biblica. La
Sacra Scrittura parla solo della comunione dei viventi, ossia di coloro che sono
stati santificati in Cristo, come risulta chiaramente dalle lettere degli
apostoli: “…ai santificati in Cristo
Gesù, chiamati santi…” (1 Cor. 1:2; 2 Cor. 1:1; Ef. 1:1 e altri).
L’apostolo Paolo scrive: “Salutate
ognuno dei santi in Cristo Gesù. …Tutti i santi vi salutano…” (Fil.
4:21-22). La comunione con i morti e l’invocazione dei defunti non sono
occultismo e spiritismo? Benché tutto ciò abbia una forma solenne ed elegante,
confrontandolo con la Sacra Bibbia, è evidente che si tratta di un inganno
religioso. Le persone sacrificano molto tempo e denaro, si affaticano
grandemente e a modo loro sono sinceri. Però affinché tutti lo sappiano per
sempre: l’adorazione dei santi in tutte le religioni non è «fede», perché
se lo fosse, sarebbe in armonia con Dio e con la Parola di Dio, ma è
un’antichissima superstizione!
A questo sviluppo seguì la grande apostasia dal Cristianesimo primitivo per il
paganesimo, il distacco dall’UNICO vero Dio per scivolare nel mondo pagano dei
molti dèi. Sono accadute cose tremende e l’umanità viene illusa solennemente
con «termini specializzati». Già in Israele, allontanarsi dall’unico vero
Dio verso altri dèi significava «apostatare» da Lui e «caduta libera»
nell’idolatria. Così dice il Signore: “Le
loro azioni non permettono di tornare al loro Dio; perché lo spirito di prostituzione è in loro, e non conoscono il Signore”
(Osea 5:4). In base a simili dichiarazioni della Sacra Scrittura, le persone che
hanno lo spirito di prostituzione, di idolatria, e si ostinano in esso, non
possono tornare a Dio se non sperimentano una reale conversione a Lui. Paolo
esclama: “Perciò, miei cari, fuggite
l’idolatria. …Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei
demonî; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei
demonî” (1 Cor. 10:14-22). L’apostolo associa il culto degli idoli a
quello dei demonî. Dunque possiamo partecipare o alla mensa del Signore o alla
mensa dei demonî. Evidentemente, il nemico ha sedotto tutti coloro che stanno
sotto la sua influenza e li ha condotti nelle molteplici idolatrie.
Ogni persona che riflette a questo proposito deve ammettere che tutte le statue,
tutte le immagini, tutte le icone, ecc., d’oro o d’argento, hanno orecchi e
non odono, hanno bocca e non parlano, hanno mani e non toccano, hanno piedi e
non camminano (Salmo 115:1-8; Is. 44:12-20 e altri). Sono oggetti morti che
debbono essere portati o posti su un piedistallo. Non rappresentano l’Iddio
vivente, Colui che invece ci porta, e non hanno alcuna relazione con Lui.
L’apostolo Giovanni ci mise insistentemente in guardia parlando dell’Iddio
vivente che si è rivelato nel Figlio, Colui che è la Vita eterna: “Figlioli,
guardatevi dagl’idoli” (1 Giov. 5:20-21).
In molti Paesi del mondo ci sono luoghi di pellegrinaggio. In Europa gli uni
vanno in pellegrinaggio a Torino, per vedere la presunta «Sacra sindone»,
nonostante i numerosi test indipendenti in Svizzera, in Inghilterra e negli USA,
certificano che questo lenzuolo proviene dal XVI secolo. Altri venerano il
reliquiario con la cosiddetta «tunica di Cristo» a Treviri (Germania). Altri
si recano a Lourdes, altri ancora a Fatima, molti a Czestochowa (Polonia), ecc.
Il numero delle persone che annualmente si recano nei più importanti luoghi di
pellegrinaggio è rispettivamente il seguente: 6 milioni a Guadalupe, Messico; 5
milioni a Lourdes, Francia; 4 milioni a Fatima, Portogallo; 3,5 milioni a
Loreto, Italia, ecc. E da nessuno di questi pellegrini abbiamo sentito dire che
abbia trovato e sperimentato Gesù. È il costernante bilancio del camminare su
una via ingannevole.
Dal tempo della Riforma sono stati scritti molti articoli sul significato delle
reliquie. Riguardo alla venerazione delle reliquie, Lutero disse: «La
Parola di Dio è la Reliquia al disopra di tutte le reliquie, sì, l’unica che
noi Cristiani conosciamo e abbiamo. Perché, anche se avessimo le ossa di tutti
i santi o gli abiti sacri o consacrati, con ciò non saremmo aiutati per nulla,
poiché tutto questo è cosa morta che non può santificare nessuno. Ma la
Parola di Dio è il Tesoro che santifica tutte le cose, tramite la Quale tutti i
santi sono santificati». Il teologo luterano e membro del consiglio di
Chiesa Karl-Hermann Kandler aggiunge: «La
nostra fede non è legata a
reliquie, ai “resti” di santi. La loro venerazione e i pellegrinaggi verso i
luoghi santi non fortificano la fede, perché — così dice Lutero — ‹in
tutto ciò sono state trovate bugie pubbliche e opera da stolti, in più non
sono stati né ordinati né consigliati, perché sono delle cose non necessarie
e inutili›, non possono ‹produrre alcuna assoluzione o perdono dei
peccati› dice Lutero» (Idea–Spektrum N° 17, 1996).
Nel tempo più recente tuttavia, lo «spirito di riconciliazione» è
potentemente all’opera, però non di riconciliazione con Dio e con la Sua
Parola per mezzo di Gesù Cristo, il nostro Signore, ma lo spirito ecumenico che
anima molti anche in mezzo ai Protestanti.
Nel 1996 ebbe luogo perfino un «pellegrinaggio» alla «tunica di Cristo» a
Treviri con la partecipazione del presidente della Chiesa Evangelica del
Rheinland, Peter Beier. Secondo la storia leggendaria, la novantenne madre di
Costantino, Elena, nel 329 avrebbe portato personalmente a Treviri la «tunica
senza cuciture di Cristo». Però fu soltanto nel 1512 che questa «tunica»
venne esposta per la prima volta. Sotto il nome «tunica di Cristo», ci sono più
di venti reliquie in diversi luoghi.
In Idea-Spektrum sta ancora scritto: «Il riformatore chiamava questo pellegrinaggio una ‹nuova truffa› e
una ‹particolare e magistrale truffa con la tunica del nostro Signore›.
Ancora nella sua ultima predicazione nel 1546 a Eisleben entrò nel soggetto
della reliquia: ‹A Treviri c’è la tunica del nostro Signore. Va’ lì,
consuma il tuo denaro e compra indulgenze al mercato delle pulci del Papa›».
Ogni credente biblico deve esclamare con grande dolore: «O mio Dio, cosa ha a
che fare con Te tutto quello che viene venerato in tutto il mondo come luoghi
sacri, reliquie, statue, immagini, icone, ecc.?». Cosa hanno in comune gli
oggetti morti del culto con l’Iddio vivente? Chi cerca Dio Lo può trovare
solamente in Cristo. A questo scopo, non c’è bisogno di alcun luogo
particolare né di alcuna immagine — questi sono gli ostacoli veri e propri
che debbono essere rimossi. Riferendosi ai luoghi di pellegrinaggio, il Signore
stesso disse già nell’Antico Testamento: “Cercatemi
e vivrete! Non cercate Bethel, non andate a Ghilgal, non vi recate fino a
Beer-Sceba” (Amos 5:4-5).
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©1998 by
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ISBN 3–920824–17–2
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