CAPITOLO NONO
IL TORMENTO INIMMAGINABILE
LA QUINTA TROMBA — IL PRIMO GUAIO
“Poi
sonò il quinto angelo, e io vidi una
stella caduta dal cielo sulla terra; e ad esso fu data la chiave del pozzo
dell’abisso. Ed egli aprì il pozzo dell’abisso; e dal pozzo salì un fumo
simile al fumo di una gran fornace; e il sole e l’aria furono oscurati dal
fumo del pozzo. E dal fumo uscirono sulla terra delle locuste; e fu dato loro un
potere pari al potere che hanno gli scorpioni della terra” (Apoc. 9:1-3).
L’annuncio
alla fine del capitolo 8 del libro dell’Apocalisse è giustificato, perché‚
nella quinta tromba viene descritto l’atroce tormento che colpirà le persone
che non portano il Suggello di Dio.
Come
già esposto, in quel momento i 144.000 hanno il Suggello di Dio e così
rimangono preservati durante i giudizi delle trombe. Secondo la testimonianza
infallibile della Parola di Dio, i giudizi delle trombe possono aver luogo
soltanto dopo il compimento del ministerio di tre anni e mezzo dei due profeti.
Inoltre, al suono della quinta tromba, cioè durante i cinque mesi del tormento
infernale, quelli che hanno il Suggello di Dio sono in Israele e rimangono
preservati.
“Va’,
o mio popolo, entra nelle tue camere, chiudi le tue porte dietro a te;
nasconditi per un istante, finché sia passata l’indignazione” (Is.
26:20).
“E
fu loro detto di non danneggiare l’erba della terra, né alcuna verdura, né
albero alcuno, ma soltanto gli uomini che non
avevano il suggello di Dio in fronte” (Apoc. 9:4; cfr. Apoc. 7:1-8).
A
questi strani esseri fu dato un potere simile a quello degli scorpioni. Sono
degli esseri che salgono direttamente dall’abisso: il tormento che cagionano
è inimmaginabile. Questo tormento, limitato nel tempo, durerà cinque mesi.
“E
fu loro dato, non di ucciderli, ma di tormentarli per cinque
mesi; e il tormento che cagionavano era come quello prodotto da uno
scorpione quando ferisce un uomo. E in quei giorni gli uomini cercheranno la
morte e non la troveranno, e desidereranno di morire, e la morte fuggirà da
loro” (Apoc. 9:5-6).
Dal
versetto 7 al versetto 10 troviamo la descrizione di questi esseri crudeli che
salgono dall’abisso:
“E
nella forma le locuste erano simili a cavalli pronti per la guerra; e sulle
teste avevano come delle corone simili ad oro e le loro facce erano come facce
d’uomini. E avevano dei capelli come capelli di donne, e i denti erano come
denti di leoni. E avevano degli usberghi come usberghi di ferro; e il rumore
delle loro ali era come il rumore di carri, tirati da molti cavalli correnti
alla battaglia. E avevano delle code come quelle degli scorpioni, e degli
aculei; e nelle code stava il loro potere di danneggiare gli uomini per cinque
mesi” (Apoc. 9:7-10).
“E
avevano come re sopra di loro l’angelo dell’abisso, il cui nome in ebraico
è Abaddon, e in greco Apollion” (Apoc. 9:11).
Questa
terribile calamità che colpisce l’umanità empia viene descritta quale primo
“guaio”.
Come
le piaghe colpirono l’Egitto allorquando era imminente l’esodo del popolo
d’Israele, così, tramite le prime quattro trombe del giudizio, ci vengono
mostrate le piaghe che colpiranno in quel periodo la natura.
Nella
quinta e sesta tromba vengono descritti i guai che l’umanità empia dovrà
sopportare: durante la quinta tromba, gli uomini cercheranno la morte, ma non
potranno morire, dovranno subire questo tormento inimmaginabile, nella sesta
tromba subentra la morte che miete vittime in abbondanza.
I
giudizi delle sei trombe si susseguono cronologicamente, e avvengono durante il
sesto Suggello. Costituisce un’eccezione solo la settima tromba che non
contiene più alcun giudizio, ma la proclamazione del Regno.
LA SESTA TROMBA — IL SECONDO
GUAIO
“Poi
il sesto angelo sonò, e io udii una
voce dalle quattro corna dell’altare d’oro che era davanti a Dio, la quale
diceva al sesto angelo che aveva la tromba: Sciogli i quattro angeli che sono
legati sul gran fiume Eufrate. E furono
sciolti i quattro angeli che erano stati preparati per quell’ora, per quel giorno e mese e
anno, per uccidere la terza parte degli uomini” (Apoc. 9:13-15).
Il
fiume Eufrate, sul quale sono legati i quattro angeli fino al momento fissato,
percorre l’odierna Iraq. Dal luogo in cui stava la culla dell’umanità —
dove si trovavano il giardino di Eden e molte città conosciute come Babilonia,
Charan, Ur in Caldea, Ninive e altre — questo grande esercito infernale
proveniente dall’abisso si metterà in marcia per uccidere la terza parte
dell’umanità. Poiché è un’azione mondiale, nel capitolo 7
dell’Apocalisse, i quattro angeli ci vengono mostrati ai quattro canti della
terra (Apoc. 7:1). Qui ci viene indicato un luogo geograficamente ben preciso,
da dove partirà questa terribile rovina che colpirà l’umanità. Nel grande
giorno di Dio, anche l’esercito terrestre si metterà in marcia da quel luogo
(Apoc. 16:12-16 e altri).
Nel
capitolo 7 dell’Apocalisse fu comandato ai quattro angeli di non recare danno
fintantoché fossero stati sigillati i 144.000. Questi angeli vengono sciolti
durante la sesta tromba e, sotto il loro comando, la terza parte degli uomini
verrà uccisa. Dio ha stabilito ogni cosa, fissando l’anno, il mese, il giorno
e l’ora in cui deve avvenire, come sta scritto nel testo biblico.
“E
il numero degli eserciti della cavalleria era di venti migliaia di decine di
migliaia; io udii il loro numero. Ed ecco come mi apparvero nella visione i
cavalli e quelli che li cavalcavano: avevano degli usberghi di fuoco, di
giacinto e di zolfo; e le teste dei cavalli erano come teste di leoni; e dalle
loro bocche usciva fuoco e fumo e zolfo. Da queste tre piaghe: dal fuoco, dal
fumo e dallo zolfo che usciva dalle loro bocche fu uccisa la terza parte degli
uomini. Perché il potere dei cavalli era nella loro bocca e nelle loro code;
poiché le loro code erano simili a serpenti e avevano delle teste, e con esse
danneggiavano” (Apoc. 9:16-19).
Il
compito di questi esseri demoniaci è di uccidere una terza parte dell’umanità
fino a quel momento tormentata. Poiché in quel momento non ci sarà più
grazia, gli uomini non potranno neanche più convertirsi a Dio. Essi saranno
abbandonati alla sorte scelta da loro stessi e dovranno sopportare tutto,
perfino la morte.
“E
il resto degli uomini che non furono uccisi da queste piaghe, non si ravvidero
delle opere delle loro mani…” (Apoc. 9:20).
Come
nei giudizi delle prime quattro trombe, solo una terza parte è stata colpita
dal relativo giudizio — la terza parte della terra, degli alberi, dell’erba
verde; la terza parte del mare e delle creature viventi in essa; la terza parte
dei fiumi e delle fonti delle acque; la terza parte del sole, della luna e delle
stelle — così, nella sesta tromba, sarà uccisa la terza parte dell’umanità.